Libertà. Il sogno e l’obiettivo della Resistenza. Oggi, 25 aprile, si celebra l’impegno partigiano. La riconquista della dignità umana, la vittoria sulla prevaricazione e il totalitarismo. È la primavera del 1945 e i partigiani resistono. Tra bombardamenti, dolore e ferite, c’è un canto che risuona nella Penisola. Un canto di speranza, di LIBERTÀ. Si respira un vento nuovo, con le atmosfere del jazz, del boogie-woogie e dello swing dei 78 giri d’oltreoceano. Quali erano i canti della Resistenza?
«Scarpe rotte eppur bisogna andar
– Estratto da Fischia il vento
A conquistare la rossa primavera
Dove sorge il sol dell’avvenir»
Il canto, arma e memoria. Le canzoni legate alle lotte partigiane
Giacomo Sibilla entra a far parte di una banda partigiana nei pressi di Imperia (nome di battaglia “Ivan”), e porta con sé la melodia di un canto russo appreso nel 1942. Tra i compagni partigiani, qualcuno strimpella alla chitarra la melodia di Katjuša, mentre Felice Cascione dà il via alla scrittura dei primi versi del testo. Un soldato è partito in guerra e ha perduto l’amore. I partigiani rivisitano la storia e nasce il brano Fischia il vento.
«Cessa il vento e calma la bufera
– Estratto da Fischia il vento (1943)
Torna a casa il fiero partigian
Sventolando la rossa sua bandiera
Vittoriosi e alfin liberi siam!»
Nel marzo 1944, alla Cascina Grilla, tra le forze della terza brigata d’assalto, i partigiani Emilio Casalini (detto “Cini”) e Angelo Rossi (detto “Lanfranco”), prendendo appunti su carta da pacco durante un turno di guardia compongono il testo Siamo i ribelli della montagna, che diventerà inno della Brigata Mingo: «Libertà è l’idea che ci avvicina/rosso sangue è il color della bandiera»; da studenti partigiani di Milano deriva invece il testo di Lassù sulle colline del Piemonte, che rivisita la canzonetta Laggiù nel paradiso delle Haway e rievoca la speranza di un ritorno a casa dalla famiglia: «Lassù in un lontano casolare/la mamma con le mani giunte sta/pregando per il figlio che combatte/per dare all’Italia libertà».
«Coraggio e sempre avanti la morte e nulla più», così inneggiano i partigiani anarchici del Battaglione Gino Lucetti con il brano Dai monti di Sarzana, di cui oggi esiste una versione cantata da Ivan della Mea. Il partigiano è povero ma si batte per la libertà, e «quando poi ferito cade/non piangetelo dentro al cuore/perché se libero un uomo muore/che cosa importa di morir»! Questo l’inno de Il bersagliere ha cento penne, adattamento di una canzone militare d’origine alpina. «Combattiam per vendicare/tanta infamia e atrocità/combattiam perché l’Italia/viva in pace e libertà» cantano invece i partigiani di Udine in Attraverso valli e monti.
La memoria dei compagni caduti. L’orgoglio della Resistenza
«Lassù sulle montagne sventola bandiera nera:
– Estratto di Pietà l’è morta
è morto un partigiano nel far la guerra»
Appartiene al partigiano Nuto Revelli il celebre testo di Pietà l’è morta, composta nella primavera del ’44 a Demonte e ispirata alla melodia del canto Sul ponte di Perati risalente al primo conflitto mondiale, oggi pezzo portante dell’album Appunti partigiani dei Modena City Ramblers. Significativa anche La preghiera del partigiano: «Non vi sono né fiori né rose è la tomba d’un soldà/ d’un partigian che il nemico uccise/ d’un partigian che tra il fuoco morì».
In Orsù compagni di Civitavecchia il testo appartiene a un autore anonimo e la melodia ricalca l’anarchico Inno della rivolta. Si racconta il bombardamento avvenuto a Civitavecchia e la sorte dei suoi abitanti, molti poi divenuti partigiani sui monti della Tolfa o nel viterbese: «La convinzione che la nuova era/il mondo condurrà a la redenzione/un motto noi rechiam su la bandiera. “Rivoluzione!”». Sulla stessa aria, la brigata garibaldina Cichero realizza Con la guerriglia, nell’invito all’azione «Per tutte le vittime nostre invendicate/per liberar l’oppressa nostra gente». Filippo Beltrami, conosciuto come “Il Capitano”, guida la formazione ossolana che va incontro alla distruzione nella battaglia di Megolo, il 13 febbraio 1944: a loro, nelle parole di Antonio di Dio, si deve il testo di Marciam marciam. Quei briganti neri e Canzone dell’otto settembre sono invece canti di prigionia, tra l’illusione dell’armistizio e le torture di prigionia:
«E quei briganti neri mi hanno arrestato/ in una cella scura mi han portato/ Mamma, non devi piangere per la mia triste sorte/ Piuttosto di parlare vado alla morte»
– Estratto da Quei briganti neri (1944)
Ai partigiani del Distaccamento Fratelli Cervi si riferisce il canto Compagni fratelli Cervi nel grido del «cosa importa se si muore/per la libertà e l’onore/al tuo popolo fedel», mentre la brigata di Cino Moscatelli realizza Valsesia! Valsesia! da una marcia militare e le brigate Giustizia e Libertà cantano Là su quei monti. Nella Canzone del partigiano l’orgoglio del sacrificio in nome della patria libera:
Ho combattuto là sopra quel monte/coi miei compagni e tanti ne morì/ma per la patria e con il sole in fronte/credimi, bello era morir così.
– Estratto da Canzone del partigiano
E m’era tetto il ciel/con tutte le sue stelle/e m’era amico il gel/amico per la pelle.
Ma quei nostri cuor/spuntava sempre il sol/al grido dell’amor/la patria è che lo vuol.
Canzoni ispirate alla lotta partigiana
È Italo Calvino a scrivere nel 1958 il testo di Oltre il ponte, con melodia originale, per il progetto di cantautorato popolare Cantacronache, mentre Sergio Liberovici e Franco Antonicelli scrivono il testo di Festa d’aprile omaggiando gli stornelli trasmessi dai partigiani su Radio Libertà tra l’autunno del ’44 e l’aprile del ’45.
Ennio Morricone è l’autore della musica della celebre Via Rasella, incisa da Gabriella Ferri nel 1977. Nel 1975 gli Stormy Six dedicano alla resistenza l’album intitolato Il biglietto del tram, in cui è contenuta la canzone Dante di Nanni, dedicata all’omonimo personaggio divenuto storico nella lotta partigiana:
«L’ho visto una mattina sulla metropolitana
– Estratto da Dante di Nanni
che sanguinava forte, e sorrideva.
Su molte facce intorno c’era il dubbio e la stanchezza,
ma non su quella di Dante di Nanni»
Per concludere, citiamo un canto che non ha bisogno di presentazioni: «È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!». Bella ciao, emblema della lotta partigiana in tutto il mondo.
Ginevra Alibrio
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