Il ritmo respiratorio accelera; la sospensione dell’aspirazione provoca urti alla laringe e molti muscoli subiscono una forte contrazione intermittente, in particolare quelli addominali e facciali fino a giungere, in certi casi, ad un intenso fenomeno di lacrimazione. Convulsioni? Quasi. Questo è ciò che avviene nell’organismo umano quando ridiamo: una concatenazione di fenomeni neurofisiologici che portano al fenomeno tra i più affascinanti e studiati che contraddistinguono l’uomo dagli altri essere viventi. Imbarazzo, divertimento, isterismo addirittura malvagità sono alcune delle cause che possono suscitare la risata nel nostro sistema nervoso. La prima domenica di maggio si celebra la Giornata Mondiale della Risata: è stata istituita nel 1998 da Madan Kataria, fondatore del movimento internazionale dello Yoga della risata ed è da intendersi come una manifestazione per la pace nel mondo.
Giornata Mondiale della Risata: il riso che cura
La risata ha indubbiamente un effetto positivo sul corpo dell’essere umano, migliora l’umore e fortifica senza dubbio le relazioni sociali ma le motivazioni hanno origini profonde nella fisiologia umana. Infatti, come prima cosa, la risata ha un effetto vasodilatatore, espandendo i tessuti di rivestimento interno dei vasi sanguigni, aumentando così, il flusso sanguigno. Alcuni studiosi dell’Università di Stanford che le sostanze rilasciate dall’ipotalamo, area cerebrale responsabile della risposta emotiva della risata, attivano i tessuti interni dell’apparato circolatorio producendo, così, ossido nitrico (NO) o monossido d’azoto, il quale favorisce la diminuzione dei rischi di infiammazioni. A livello ormonale, invece, viene ridotta notevolmente la quantità di cortisolo e adrenalina, sostanze responsabili dello stress. Inoltre la produzione di endorfine non solo hanno una funzione antidolorifica ma sollecitano la produzione di anticorpi contribuendo, invero, ad un rafforzamento del sistema immunitario.
Tuttavia, la risata, essendo una risposta di tipo neurofisiologico ad uno stimolo esterno può essere sintomo di disturbi afferenti al sistema nervoso. L’eccesso porta a ripercussioni importanti sul funzionamento normale del corpo umano. Una tra queste può essere la cataplessia, una perdita del tono muscolare che può avvenire in seguito al presentarsi di emozioni molto forti e il sistema collassa. Una incapacità di controllare il riso può essere sintomo di disturbi psichiatrici come la schizofrenia o psicosi maniaco-depressive. Infatti, soprattutto nei soggetti schizofrenici, la risata non è una reale risposta ad uno stimolo esterno di comicità. Spesso, infatti, essa non viene colta affatto dall’individuo e gli episodi di ilarità sono fenomeni anomali che sfoceranno spesso in convulsioni.
Ridere è una cosa seria
Da tempi immemori l’uomo cerca, come spinto da un atavico richiamo, di creare ilarità per sé e gli altri simili. Uno spiccato senso dell’umorismo è appannaggio di pochi, il poter ridervi è di tutti, o quasi. Autori, scrittori, artisti e, sì, anche compositori, hanno cercato di provocare una sana risata nei fruitori delle loro opere. In fondo, senza troppi approfondimenti tecnico-scientifici, l’uomo ha in sé, intrinseca, la consapevolezza che la risata fa bene e unisce. L’umorismo è assenza di conflitto e astio; può essere, sì, provocazione ma anche costruzione. Insomma, la ricerca del comico nasce con e per l’essere umano.
Ridentem dicere verum: quid vetat? “Dire la verità ridendo? non è vietato”. Orazio nei Sermones intuisce la forza della risata come strumento per ridicolizzare e anche apostrofare quei comportamenti poco consoni, a volte disonesti, dell’uomo all’interno della società in cui vive. Nietzsche ne La gaia scienza afferma, analogamente, che la risata è schadenfroh (appagamento cinico) ma senza un movimento della coscienza verso il senso di colpa, ovviamente con una prospettiva anti-cristiana. Perché, nell’immaginario comune, il cristianesimo avrebbe, a torto, condannato la risata. Umberto Eco costruisce il suo intero romanzo Il nome della Rosa sul dibattito teologico sulla risata. L’ultimo libro di un’opera di Aristotele è fulcro di una serie di omicidi consumati in un monastero dell’Italia meridionale nel XIII secolo. Si doveva nascondere che persino Aristotele, non solo, non condannava la risata, ma ne esplicava gli effetti benefici nella catarsi estetica da lui propugnata.
Ridere fa bene, in conclusione: appiana i dissidi, rilassa le membra e permette di compiere un’azione che a molti risulta assai difficile spesso. Accettare i propri difetti e soprattutto la verità. In fondo ridere fa cogliere ad ogni individuo il senso comune di imperfezione e proprio per questo di ricchezza di ciascun essere umano. Fattela una risata non dovrebbe essere un’affermazione che esorta alla superficialità bensì spinta verso la comunione con noi stessi.
Paolo de Jorio
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