Distribuito da I Wonder Classics, torna nelle nostre sale quello che è a tutti gli effetti un cult mancato: con i suoi colori saturi e le atmosfere surreali “Toto le Héros” non ha nulla da invidiare al più fortunato “Il fantastico mondo di Amelie” di qualche anno successivo. Premiata nel 1991 a Cannes, questa pellicola di fine millennio, è il film di esordio del regista belga Jaco Van Dormael, un autore che ha fatto del racconto alla Sliding Doors il suo tratto caratterizzante.
In “Toto le Héros” troviamo tutti gli ingredienti che comporranno il più stratificato “Mr. Nobody” (2009). Il piccolo protagonista Toto interpretato dallo straordinario attore-bambino Thomas Godet, è una sorta di alter ego dell’ultracentenario Nemo Nobody. Entrambi, nel tentativo di mettere insieme i pezzi sparpagliati delle loro esistenze, dimostrano l’impossibilità di percepire la vita umana nella sua interezza. Ci sarà sempre un pezzo mancante e i vuoti creati da quello che poteva essere e non è stato.
Toto l’eroe, una vita in frantumi
E’ con un vetro rotto che si apre l’avventura introspettiva dell’eroe bambino Toto. Diventato anziano elabora vendetta contro la sua nemesi, Alfred Kant, il bambino della porta accanto, che secondo una sua delirante certezza ha vissuto al posto suo. Da questa premessa il film ripercorre attraverso numerosi Flashback una vita vissuta per sbaglio, questi si infrangono come i piccoli pezzi di vetro dell’incipit con la vita di Toto in prigione.
Il racconto di una vita si snoda in tre atti: il primo è pieno di vita e colori, dove i tulipani ballano al ritmo di “Boum” di Charles Trenet; i bambini nascono dalla lavatrice, un oggetto che sarà centrale nell’ultimo film del regista “Dio esiste e vive a Bruxelles” (2015); il padre-pilota atterra nel giardino tra le braccia di sua madre. Nel secondo atto Thomas incontra l’amore della sua vita Evelyn, che somiglia incredibilmente a sua sorella scomparsa Alice. Nell’ultimo atto le ombre, solo percepite nella prima parte, prenderanno il sopravvento.
Il tema del doppio
Toto, protagonista di un film poliziesco in tv che salva la sua famiglia è il contrappunto immaginario di Thomas che non riesce ad accettare la sua vita, costellata di traumi e incendi. Alfred, un uomo di successo è il doppio di Thomas, insoddisfatto del suo lavoro e occupato a inseguire il miraggio della sua amata sorella perduta. Evelyn è il fantasma adulto di Alice, con lo stesso nastro giallo sui capelli e la passione per la musica.
È evidente come il tema del doppio sia pervasivo nel film, così come le ricorrenze visive (caramella rossa, incendi, il dettaglio delle mani, l’aereo giocattolo), indizi di un pensiero ossessivo di cui il protagonista è vittima. Il fragile confine tra reale e immaginario non ci permette di stabilire quale delle due proiezioni della stessa storia sia credibile, in sostanza come viene detto nel film, probabilmente non è mai successo niente nella storia di questo ragazzo.
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Eleonora Ceccarelli