Monsignor Mario Delpini è stato ordinato arcivescovo di Milano nel luglio 2017. Papa Francesco lo ha scelto come sostituto del cardinale Angelo Scola, che aveva rassegnato le dimissioni al compimento dei 75 anni. Delpini è nato a Gallarate, in provincia di Varese, nel 1951 ed è stato ordinato sacerdote nel 1975.
Monsignor Mario Delpini è laureato in Lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore ed ha ottenuto la licenza in Teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e il diploma in Scienze Teologiche e Patristiche presso l’Istituto Augustinianum di Roma.
Nel 1989, diventa prima Rettore del Seminario Minore e, nel 1993, Rettore del Quadriennio Teologico. Nel 2000 è nominato Rettore Maggiore dei Seminari di Milano. Nel 2006 assumere l’incarico Vicario episcopale della Zona Pastorale VI (Melegnano).
Eletto Vescovo titolare di Stefaniaco, in Albania, il 13 luglio 2007, Monsignor Mario Delpini è stato ordinato dal cardinale Dionigi Tettamanzi nel Duomo di Milano il 23 settembre successivo. Il suo motto è Plena est terra gloria eius (“l’intero universo è pieno della Gloria di Dio), parole tratte dalla Bibbia e dalla liturgia che descrivono la visione del profeta Isaia nel tempio di Gerusalemme, quando Dio gli si rivela.
Dal 2012 Delpini è vicario generale della diocesi ambrosiana.
Il discorso di Monsignor Mario Delpini ai funerali di Silvio Berlusconi
Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità
Vivere
Vivere e amare la vita.
Vivere e desiderare una vita piena.
Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.
Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Amare ed essere amato.
Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.
Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Essere contento.
Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento
Cerco l’uomo.
Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.
Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte.
Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.
Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.