Israele si avvia a una giornata di proteste in tutto il Paese, dopo che all’alba il Parlamento ha approvato in prima lettura una parte della controversa riforma della giustizia voluta dal governo di Benjamin Netanyahu. Le persone in molte città di Israele sono scese a protestare bloccando le strade e l’aeroporto.

La nuova riforma in Israele

Benjamin Netanyahu- Photo Credits Open
Benjamin Netanyahu- Photo Credits Open

Alla Knesset è passato in prima lettura un emendamento che limita i poteri d’intervento sulle decisioni del governo da parte della Corte Costituzionale. Passato con tutti i 64 voti della maggioranza, e con il no dei 56 deputati di opposizione, il provvedimento dovrà essere messo ai voti altre due volte prima di essere definitivamente approvato. E’ la prima volta che il governo riporta in aula articoli della riforma, dopo che Netanyahu aveva sospeso l’iter a marzo di fronte alle massicce proteste che avevano bloccato Israele. 

Le proteste in tutto il Paese

All’indomani dell’approvazione in prima lettura del controverso disegno di legge, sono scoppiate molte proteste in molte città di Israele. Gli organizzatori delle proteste, che sono proseguite ogni sabato sera da 27 settimane, intendono bloccare oggi il Paese con manifestazioni in tutto Israele, la principale è attesa alle 16 all’aeroporto Ben Gurion. Alcune banche, università e imprese nel settore hi-tech hanno concesso un giorno libero a chi vuole partecipare alla protesta, cui aderiscono anche riservisti dell’esercito. Questa riforma divide il Paese.

Benjamin Netanyahu: “Rafforzerà la democrazia”

Secondo la coalizione del premier Benjamin Netanyahu l’obiettivo della misura e dell’intera riforma è quello di garantire un migliore equilibrio dei poteri. Dagli oppositori è invece vista come una minaccia alla democrazia israeliana e alle sue garanzie istituzionali. In un video postato su Facebook durante i dibattiti, Netanyahu ha cercato di rassicurare i cittadini affermando che la legge “non è la fine della democrazia, ma che rafforzerà la democrazia”. Per gli organizzatori delle proteste invece è servito “come un duro promemoria del momento critico in cui ci troviamo. Di fronte a una coalizione dittatoriale, solo il popolo può salvare Israele”.

Giulia Simonetti

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