Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che non è stata la giovane età è già stata inserita dalla BBC nella lista delle 100 donne più influenti al mondo per il suo essere in prima linea contro il razzismo e diritti delle donne nere brasiliane. La donna è Djamila Ribeiro e questo è il suo pensiero
“Penso a mia madre, a mia nonna, alle donne di ogni età che vengono alle presentazioni dei miei libri, nei quartieri benestanti come nelle favelas: mi cercano per dirmi che il mio lavoro ha cambiato le loro prospettive in positivo. Sono convinta sia questa la strada giusta, per creare un mondo più equo, con più diritti e libertà. Per cambiare le cose bisogna parlare con le persone, non alle persone”.
Come emerge da queste dichiarazioni in un’intervista al Corriere della Sera, si comprende come Djamila Ribeiro usi un linguaggio chiaro e comprensibile per far arrivare le sue idee al maggior numero di persone in un paese dove il razzismo culturale è ancora forte. Il Brasile infatti appena il 10% di libri pubblicati tra il 1965 e il 2014 sono di autori neri, il 61% della popolazione carceraria è nera e gli omicidi di donne nere sono aumentati fino al 54% tra il 2003 e il 2013. Ecco allora come diventa importante parlare e battersi per due argomenti per che la Ribeiro sono intersezionali come il razzismo e il femminismo nero. Una lotta per cui è stata importante la sua educazione culturale e la figura del padre. “Con lui sono venuta a conoscenza della verità, è caduto il velo. Ci faceva studiare la storia del nostro popolo, non ha potuto studiare ma avevamo centinaia di libri in casa”, racconta la Ribeiro. Poi a 19 anni l’avvicinamento al mondo femminista con la frequentazione della la Casa de Cultura de Mulher negra a Santos.
Djamila Ribeiro e il femminismo nero
Nel suo saggio intitolato “Il luogo della parola” Djamila Ribeiro riflette sulla donna nera e sul suo essere considerata “altro dell’altro”. Questa definizione vuol dire che le donne nere sono considerate “altro” rispetto al mondo maschile nero ma anche al mondo bianco sia maschile che femminile. Un problema su cui continua a riflettere anche in “Piccolo manuale antirazzista e femminista” che mette in primo piano i due argomenti intersezionali, come abbiamo già detto, di razzismo e femminismo. Qui afferma la Ribeiro che Il risultato del confinamento sociale delle donne nere è quello di non aver “mai potuto essere noi stesse, immaginarci diverse dal modello proposto. Non è un tema di opportunità né di capacità: per troppo tempo è esistita la narrazione di una sola realtà, senza altre possibilità”.
Per questo occorre creare, conclude la Ribeiro, una “nuova cultura di inclusione all’interno di un sistema ostile, compito che spetta al singolo, ai governi, al privato. La diversità non è una stanza in cui metti tutti quelli che non sono uguali a te. Le differenze vanno riconosciute e poi enunciate, perché possano trovare spazio ed essere rappresentate “. Bisogna pensare, lo leggiamo in “Il luogo della parola” a “ideare progetti, nuovi traguardi civilizzatori, pensare a un modello differente di società”. Un discorso che diventa importantissimo in un paese dove, ricorda la filosofa, le donne nere “da schiave sono diventate domestiche”.
L’attivismo sociale
Oltre che con saggi e conferenze Djamila Ribeiro è in prima linea nel suo paese come attivista su internet ed è una delle principali giornaliste nere in Brasile dove affronta emergenze sociali gravissime . Un passo avanti è stato affatto per la Ribeiro con la fine del governo razzista e machista di Bolsonaro e l’arrivo di Lula. Afferma infatti la Ribeiro che “la tutela dei più deboli è al centro della politica del nuovo governo Lula, il presidente ha stretto molti accordi, per poter governare, anche con chi è contro i diritti delle donne o contro l’aborto. Dovrà fare fatica per realizzare il suo programma. La sicurezza pubblica e la violenza sono un grave problema, le insegnanti vengono ancora perseguitate perché a scuola parlano di gender equality . Ma ora abbiamo un governo con cui è possibile dialogare, a cui possiamo presentare proposte e programmi. Facciamo finalmente respirare la democrazia”.
Stefano Delle Cave
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