Giornalista e scrittrice controversa, Oriana Fallaci prende una posizione ben radicale riguardo l’Islam e il fondamentalismo Islamico. Criticata, definita più volte razzista e incapace di una visione multiculturale, Oriana Fallaci non ha mai ritrattato sulle sue visioni a riguardo. Oggi, con i recenti sviluppi della guerra fra Israele e Palestina, gli equilibri sembrano assottigliarsi sempre di più; e il pensiero della Fallaci ritorna in auge fra fazioni che la sostengono e chi, invece, prende le distanze.
Eurabia, il neologismo ripetuto da Oriana Fallaci per descrivere la colonizzazione dell’Europa da parte dell’Islam
L’integrazione degli islamici all’interno della società cristiane e laica è possibile? Una domanda che, tutt’oggi, sembra trascinare divisioni. La visione di Oriana Fallaci sul tema Islam è, però, sempre stata chiara, tanto da utilizzare un termine come Eurabia per descrivere il processo di colonizzazione dell’Islam verso l’Europa. Secondo la giornalista l’Europa sarebbe in via di un’arabizzazione sempre più accentuata, cadendo sempre più in mano all‘Islam.
La genesi del concetto di Eurabia si deve alla scrittrice di origine ebraica Bat Ye’or, pseudonimo di Gisèle Littman; secondo la scrittrice era presente una sorta di ostilità arabo-europea verso Israele, mentre era in atto un sostegno importante da parte della comunità Europea per la creazione di uno stato arabo-palestinese. Attualmente questo termine ha assunto delle sfumature semantiche molto più specifiche. Il neologismo, infatti, descrive una teoria geopolitica secondo cui l’Unione Europea subirà una trasformazione: la cultura dominante non sarà più quella occidentale ma islamica.
L’Europa, secondo tale teoria, introietterà come suoi i valori della Sharīʿa che diventeranno dominanti grazie alla crescita esponenziale dei fedeli musulmani dovuta all’immigrazione di massa. Il termine è stato ripreso da Oriana Fallaci proprio a partire da questa nuova concezione moderna. In sostanza, tale teoria vedrebbe nell’espansione della popolazione musulmana all’interno del territorio europeo una sorta di minaccia per la civiltà occidentale europea. A tal proposito Oriana scrive:
Un’Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba.
– Oriana Fallaci, ”Il nemico che trattiamo da amico”, Corriere della Sera, 16 luglio 2005
”Svegliati Europa”, il grido di Oriana: lungimiranza di pensiero?
Nel 2001, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, Oriana Fallaci aveva esposto un duro punto di vista a riguardo. Negli anni l’opinione pubblica l’ha sempre tacciata di delirante, o troppo esagerata; d’altro lato, invece, un’altra fazione si è sempre più avvicinata alle sue teorie, soprattutto dopo i tragici fatti avvenuti a Parigi e Bruxelles. Oriana Fallaci ha più volte analizzato il rapporto fra Islam e Occidente, riportando le sue riflessioni sul tema in numerosi dei suoi scritti mettendo asserendo la non esistenza di un Islam moderato. In La rabbia e l’orgoglio (2001), La forza della ragione (2004), Oriana Fallaci intervista se stessa (2004), trilogia completa, descrive le ragioni per la quale, secondo la giornalista, non è possibile né un’integrazione né un Islam pacifista.
La Fallaci, nelle sue analisi, scortica la patina di politically correct diventando la prima giornalista a parlare di un potenziale pericolo imminente: un nazismo islamico che, piano piano, avrebbe fagocitato tutta l’Europa; pensieri che l’hanno spesso fatta scontare con il mondo intellettuale di sinistra, auto-condannandosi all’emarginazione. Tuttavia, una delle critiche rivolte alla Fallaci sull’Islam, e che tutt’oggi continuano a esser sostenute, era la sua propensione alla generalizzazione.
Oriana non era razzista o xenofoba, e la sua asprezza non era rivolta contro la razza in quanto tale ma contro la religione musulmana concepita come arretrata e come una scure in attesa di abbattersi sul mondo per eliminare valori e pensieri che non incarnassero quelli della Sharīʿa. La Trilogia di Oriana Fallaci spiega bene la posizione della giornalista e dopo gli eventi del 2001, sul Corriere della Sera, appaiono alcuni suoi interventi sui fatti dell’11 settembre. Celebre lo ”scontro” con lo scrittore Tiziano Terzani dovuto a una diversa concezione di integrazione. Terzani invia una lettera all’allora direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, affermando:
”Non significa confondere le vittime con i boia, significa solo rendersi conto che, se vogliamo capire il mondo in cui siamo, lo dobbiamo vedere nel suo insieme e non solo dal nostro punto di vista”.
– Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra ; Corriere della sera, 16 settembre 2001
I pensieri di Oriana Fallaci sul rapporto Islam-Occidente
La risposta della Fallaci a Terzani non tarda a sopraggiungere. Se Tiziano Terzani invitava alla non generalizzazione e alla pace anche e soprattutto fra Islam e Palestina dopo i bombardamenti in Libano e Iran, il 29 Settembre 2001 il Corriere pubblica una lettera della Fallaci in cui la giornalista afferma che era iniziata una guerra di religione.
“Una guerra che non mira alla conquista del nostro territorio, forse, ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime. Alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci”.
– Oriana Fallaci, ”La rabbia e l’orgoglio”, Corriere della sera, 29 settembre 2001
Fra i pensieri sul rapporto Islam- Occidente di Oriana Fallaci definiti quasi profetici, fra i più citati appaiono i seguenti:
Sveglia, gente, sveglia! Intimiditi come siete dalla paura d’ andar contro corrente cioè d’ apparire razzisti (parola oltretutto impropria perché il discorso non è su una razza, è su una religione), non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione, forse, comunque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad. Guerra Santa. […]Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire. gli Usama Bin Laden si ritengono autorizzati a uccidere voi e i vostri bambini perché bevete il vino o la birra, perché non portate la barba lunga o il chador, perché andate al teatro e al cinema, perché ascoltate la musica e cantate le canzonette, perché ballate nelle discoteche o a casa vostra, perché guardate la televisione, perché portate la minigonna o i calzoncini corti, perché al mare o in piscina state ignudi o quasi ignudi, perché scopate quando vi pare e dove vi pare e con chi vi pare? Non v’ importa neanche di questo, scemi? Io sono atea, graziaddio.
– Oriana Fallaci, ”La rabbia e l’orgoglio”, Corriere della sera, 29 settembre 2001
Nella lunghissima lettera inviata al Corriere della Sera, Oriana Fallaci prosegue descrivendo l’identità culturale degli italiani, solida, che non potrebbe sopportare un’ondata migratoria il cui obiettivo sarebbe rivoluzionare tali valori:
Sto dicendoti che noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’ altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’ è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’ Italia. E io l’ Italia non gliela regalo.
– Oriana Fallaci, ”La rabbia e l’orgoglio”, Corriere della sera, 29 settembre 2001
Riflessioni tratte da Il nemico che trattiamo da amico
Ulteriori riflessioni di Oriana Fallaci sul rapporto Islam-Occidente risalgono a un’altra lunga lettera inviata dalla scrittrice e giornalista al Corriere della Sera e datata 16 luglio 2005:
”Sono quattr’ anni che dico. Che mi scaglio contro il Mostro deciso ad eliminarci fisicamente e insieme ai nostri corpi distruggere i nostri principii e i nostri valori. La nostra civiltà. Sono quattr’ anni che parlo di nazismo islamico, di guerra all’ Occidente, di culto della morte, di suicidio dell’ Europa. Un’ Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba. Sono quattr’ anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia» e mi dispero sui Danai che come nell’ Eneide di Virgilio dilagano per la città sepolta nel torpore”.
– Oriana Fallaci, ”Il nemico che trattiamo da amico”, Corriere della Sera, 16 luglio 2005
La giornalista continua, in seguito, sulla visione dell’Islam come vittima dell’Occidente respingendone la narrazione:
Continua anche la frottola dell’ Islam vittima-dell’ Occidente. Come se per quattordici secoli i musulmani non avessero mai torto un capello a nessuno. […] Continua anche la frode o l’ illusione dell’ Islam Moderato. Con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’ esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in paesi lontani. Bé, il nemico non è affatto un’ esigua minoranza. E ce l’ abbiamo in casa. Ce l’ avevamo in casa l’ 11 settembre del 2001 cioé a New York.
– Oriana Fallaci, ”Il nemico che trattiamo da amico”, Corriere della Sera, 16 luglio 2005
Mentre sul Corano la Fallaci asserisce:
L’ Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. E’ incompatibile col concetto di civiltà. E visto che ho toccato questo argomento mi ascolti bene, signor giudice di Bergamo che ha voluto incriminarmi per vilipendio all’ Islam ma che non ha mai incriminato il mio persecutore per vilipendio al Cristianesimo. Nonché per istigazione all’ omicidio. (Il mio). Mi ascolti e mi condanni pure. Mi infligga pure quei tre anni di reclusione che i magistrati italiani non infliggono nemmeno ai terroristi islamici beccati con l’ esplosivo in cantina. Il suo processo è inutile. Finché avrò un filo di fiato io ripeterò ciò che ho scritto nei miei libri e che riscrivo qui. Non mi sono mai fatta intimidire.
– Oriana Fallaci, ”Il nemico che trattiamo da amico”, Corriere della Sera, 16 luglio 2005
Nella conclusione della lettera indirizzata al Corriere della Sera , Oriana Fallaci parla anche di una possibile ripercussione italiana:
La strage toccherà davvero anche a noi, la prossima volta toccherà davvero a noi? Oh, sì. Non ne ho il minimo dubbio. Non l’ ho mai avuto. Anche questo lo dico da quattro anni. E aggiungo: non ci hanno ancora attaccato in quanto avevano bisogno della landing-zone, della testa di ponte, del comodo avamposto che si chiama Italia. Comodo geograficamente perché è il più vicino al Medio Oriente e all’ Africa.
– Oriana Fallaci, ”Il nemico che trattiamo da amico”, Corriere della Sera, 16 luglio 2005
Oriana Fallaci e il rapporto Islam – Occidente: le critiche mosse
L’estrema maestria di Oriana Fallaci è indubbia, così come la sua capacità critica e giornalistica, o la destrezza nel padroneggiare la parola e il lessico. Nel tempo sono state mosse delle critiche alla scrittrice sia in riferimento alle sue posizioni sull’Islam che riguardo le lettere apparse sul Corriere della Sera; prime fra tutte la generalizzazione. Alcuni disappunti che, negli anni, si sono susseguiti appartengono all’uso emozionale cui la Fallaci fa leva spostando l’argomento sul registro emotivo, in inglese noto con ”Appeal to emotion”.
Si evince, poi, l’utilizzo di espedienti retorici o fallacie per confutare l’argomentazione; per esempio, la fallacia di presupposizione, ovvero l’argomento fantoccio (in inglese strawman argument), che consiste nella presentazione di un argomento proponendo una rappresentazione errata di quest’ultimo, estremizzando l’argomento in essere o citando casi limite. Un’altra evidenza che si nota sono gli usi della fallacia di pertinenza nota anche con non sequitur (“senza seguito” in latino) e si verifica quando le premesse di un’argomentazione non hanno una logica coerente con la conclusione che intendono sostenere.
Fra le critiche, gli utilizzi di una fallacia nota come cherry picking che può essere attuata anche involontariamente; la locuzione indica l’attitudine volta a evidenziare esclusivamente quelle argomentazioni o prove che confutano le proprie idee, cercando di convincere l’interlocutore portando, appunto, evidenze a favore della propria dissertazione ignorando eventuali contro-argomentazioni.
Stella Grillo
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