Il 17 ottobre di 326 anni fa nasceva a Venezia Giovanni Antonio Canal, maggiormente conosciuto con lo pseudonimo di Canaletto, uno dei più grandi pittori e incisori veneti e il massimo esponente del Vedutismo. Nonostante preceda di cento anni la nascita della fotografia, Canaletto può essere definito un artista-fotografo. I suoi quadri sono assimilabili a delle vere e proprie riproduzioni fotografiche della realtà. Le opere dell’artista veneto sono frutto di un’attenta resa atmosferica e di uno studio dettagliato della prospettiva e delle condizioni di luce nelle diverse ore del giorno.
Canaletto: la vita e la pittura del massimo esponente del Vedutismo
Giovanni Antonio Canal nacque il 17 ottobre del 1697 a Venezia. Soprannominato “Canaletto” per distinguerlo dal padre Bernardo, noto pittore di scenografie teatrali, il giovane artista iniziò la sua attività dipingendo, insieme al fratello, fondali per il teatro. Dopo aver realizzato i fondali per alcune opere di Antonio Vivaldi, tra il 1718 e il 1720 Canaletto si trasferì a Roma per realizzare le scene di due drammi teatrali di un noto compositore di musica barocca, Alessandro Scarlatti. Nella città papale, Canaletto ebbe i primi contatti con i pittori vedutisti, ricevendo le influenze pittoriche e stilistiche di Viviano Codazzi, Giovanni Paolo Pannini e Gaspar van Wittel.
La pittura nel Vedutismo: l’ispirazione artistica di Canaletto
Nato nei primi anni del Settecento, il Vedutismo è un genere pittorico che si sviluppa principalmente a Venezia. A caratterizzare questo movimento artistico sono le cosiddette “vedute“, ovvero i paesaggi ritratti spesso dal vero caratterizzati da un’ambientazione sia naturale che cittadina. La città lagunare di Venezia diventa presto l’emblema del Vedutismo italiano: i giochi di colore dell’acqua all’alba e al tramonto, le architetture e gli edifici che si riflettono nella laguna diventano i principali soggetti dipinti nei quadri degli artisti del Vedutismo.
Il ritorno a Venezia e la pittura di Canaletto: il Vedutismo veneto
Tornato a Venezia, Canaletto divenne in breve tempo uno dei pittori più affermati della città. Durante il Settecento la città lagunare, meta obbligatoria del Grand Tour, vedeva una continua frequenza di aristocratici britannici. E fu proprio l’aristocrazia inglese che commissionò a Canaletto molte delle opere oggi più famose. Con lo scoppio della guerra di successione austriaca (1741-1748) e con la conseguente diminuzione dei visitatori britannici a Venezia, Canaletto decise di trasferirsi a Londra. Al periodo inglese risalgono importantissimi quadri del pittore italiano. Tornato a Venezia, Canaletto morì il 19 aprile del 1768 dopo una lunga malattia. Negli ultimi anni, l’artista si dedicò molto ai capricci architettonici: ambientazioni di fantasia senza alcun riferimento a un luogo particolare, in cui sono le architetture e le loro decorazioni a rivestire il ruolo principale.
L’utilizzo della camera ottica nella pittura dell’artista
La tecnica e la capacità di cristallizzare la realtà ricorrendo a un tono lievemente idilliaco fecero di Canaletto uno dei pittori più affermati del Settecento. L’attenzione che l’artista dedica ai dettagli è chiaramente visibile nelle architetture della città di Venezia, rappresentate nella loro complessità e in modo del tutto realistico. Per rendere le opere il più possibile fedeli alla realtà, Canaletto si avvaleva della camera ottica, che è alla base della fotografia e della fotocamera. La camera ottica, detta anche camera oscura, è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico (dal greco “stenós”, stretto, e “opè”, foro) sul fronte e un piano di proiezione dell’immagine sul retro. La camera ottica faceva arrivare la luce su uno specchio che proiettava su una parete l’immagine rovesciata. Questa immagine, dopo esser stata raddrizzata, veniva messa a fuoco su un foglio per poi essere ricalcata dall’artista. In questo modo era possibile avere le proporzioni, la prospettiva e le distanze nel modo più preciso.
A partire dal primo abbozzo ottenuto con la camera ottica, Canaletto rielaborava i disegni e realizzava nel proprio studio il dipinto definitivo. Con l’utilizzo del dispositivo ottico, l’artista riusciva a raggiungere l’ideale scientifico illuminista dell’aderenza al reale, in netto contrasto alla perdita di chiarezza e all’irrealtà tipiche del Barocco. I quadri di Canaletto si distinguono per un’esaltazione dei contrasti chiaroscurali e per uno studio approfondito delle luci e delle ombre, restituite da un’attenta disposizione dei colori, in una gamma cromatica basata soprattutto sul verde-azzurro e sul grigio-argento.
Elisabetta Guglielmi
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