La Corte Suprema del Maine ha stabilito che l’ex presidente statunitense Donald Trump non può partecipare alle elezioni presidenziali del 2024 nello stato, per il suo ruolo nell’assalto al Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021. Trump, al tempo ancora in carica, incitò i manifestanti che fecero irruzione nella sede del parlamento per ribaltare i risultati delle elezioni vinte dall’attuale presidente Joe Biden e impedire il suo insediamento. Il Maine è il secondo stato a prendere una decisione del genere dopo il Colorado.
Nella storia americana è successo soltanto in pochissime altre situazioni che il 14esimo emendamento venisse invocato per escludere qualcuno dalle elezioni. Approvato nel 1868, questa norma – a tutti gli effetti di rango costituzionale – fu introdotta dopo la Guerra civile. La sezione numero tre prescrive l’interdizione dai pubblici uffici per chiunque abbia partecipato a una ribellione o a un’insurrezione ed è stata applicata per il presidente della Confederazione secessionista Jefferson Davis e il suo vice Alexander Stephens.
Questa sentenza però è considerata politicamente più significativa della prima. Il Colorado infatti è uno stato in cui era già data per scontata la vittoria dei Democratici, e quindi con ogni probabilità di Biden che sarà il loro candidato alle presidenziali: un’esclusione di Trump dalle elezioni in quello stato non avrebbe insomma grosse conseguenze in termini elettorali. Avrebbe invece conseguenze assai più rilevanti in Maine, dove il risultato delle presidenziali è più incerto.
Al contrario di Maine e Colorado, la Corte suprema del Michigan il 27 dicembre aveva deciso di non annullare la candidatura di Trump dopo un ricorso, sostenendo che escludere un candidato sulla base del 14esimo emendamento fosse una questione politica e non giuridica. Anche il Minnesota, per cui come il Michigan il risultato delle elezioni è abbastanza incerto, aveva respinto un ricorso che chiedeva l’esclusione di Trump dalla candidatura per le primarie nello stato. Sulla questione è comunque atteso il giudizio della Corte Suprema federale statunitense, che però per il momento non ha ancora stabilito se Trump sia processabile o meno per le sue azioni mentre era presidente. Quel processo inizierà a marzo.