Delia o un mattino di giugno è il nuovo libro di Margherita Loy, edito Barta Edizioni. Un romanzo che racconta la storia di una donna dalla vita routinaria e quasi incolore che, tuttavia, saprà godere nuovamente delle sfumature della sua esistenza. Una storia di rinascita, delicatezza e femminilità.

Margherita Loy, Delia o un mattino di giugno: una donna e le sue mille sfumature

Margherita Loy Delia Mattino Giugno
Photo Credits: Enzo Mancini – Ufficio Stampa e Comunicazione Edizioni, Barta Edizioni

La protagonista del libro di Margherita Loy è Delia una donna dalla vita normale, rimasta sola con due bambini, ma che tace un dolore che porta nel suo essere come un fardello. Delia si scontra con la vita di tutti i giorni: le sue improvvise fragilità, le notti insonni, le giornate lunghe scandite dall’incedere del tempo che, tuttavia, corre sempre troppo velocemente. Lavoro, pensieri e ricordi si intrecciano in un susseguirsi di preoccupazioni che fanno compagnia al senso di inadeguatezza della protagonista, e ai suoi chili in eccesso, che Delia cerca di esorcizzare in qualche modo servendosi di una serie di azioni verbalizzate e reiterate; svegliarsi, alzarsi, lavarsi, accudire i suoi bambini per i quali si è annullata.

E poi lavorare, rientrare a casa, tentare di dormire e ripetere la circolarità delle azioni. Una vita quasi asettica che, tutto a un tratto, sarà squarciata dalla presenza di un enigma; il mistero di Delia è un uomo che ogni giorno vede in piedi, a fumare una sigaretta dopo l’altra, a un angolo della strada. La protagonista, fin da subito, attribuisce un nomignolo a questa novella presenza che sembra ridar luce a una vita stantia: ”Uomo-Pinguino”. L’appellativo di Delia si rifà alla corporatura massiccia di questa figura che, ormai come una rassicurante abitudine, vede puntualmente. Il ventre tondo dell’uomo fa pensare alla fisicità del simpatico animale, e come i pinguini anche lui le sembra sempre elegante, a modo, e imperturbabile:

”L’ho soprannominato l’uomo-pinguino per la sua corporatura compatta, con il grande ventre che parte dallo sterno e si estende pacifico fino all’inguine. I pinguini […] hanno la straordinaria capacità di attendere all’infinito la schiusa delle loro uova. Calmi, imperturbabili”.

L’incontro con l’Uomo-Pinguino si rivelerà la chiave giusta per mettere in contatto Delia con la sua vera essenza, attraverso momenti scanditi e delicati, senza la fretta di essere o di possedere, ma con la leggiadria di chi vuole scoprire qualcosa di autentico e di chi, invece, si sta riscoprendo.

La rinascita che riparte dagli ossimori

L’incontro con Ernesto, l’Uomo-Pinguino, diventa un appuntamento non solo quotidiano ma quasi necessario; attraverso una dicotomia inaspettata Delia impara, nuovamente, a riconoscersi nella sua unicità. Alla frenesia di Delia, che abbraccia le sue giornate incalzata dalla fretta di un vivere quotidiano tuttavia anodino, si contrappone la tranquillità elegante, quasi regale e a tratti stoica, dell’Uomo-Pinguino che diventerà la chiave di ricongiunzione della donna con il proprio vero Io interiore, da troppo tempo celato.

La continuità dialogica che si instaura fra queste figure all’apparenza diverse si verifica senza una vera progettualità. Tutto accade nel corso di placide, seppur frenetiche, mattine d’estate; ed è proprio il non previsto che sarà antidoto e cura della protagonista.Il dolore e i ricordi si intrecciano in un ghirigoro bizzarro che si esplica in un disegno preciso; dal ricordo della madre alla scomparsa del compagno, tutto riaffiora con delicatezza e con incedere lento.

Ma il romanzo di Margherita Loy non è solo un libro di ricordi e prese di coscienza; la lettura, scorrevole e appassionante, fa in modo che ogni lettrice possa immedesimarsi in una donna che ha dimenticato di esserlo e di viversi. Attraverso questo incontro fortuito e il ricongiungersi con il proprio essere, la protagonista riscopre una femminilità dimenticata per lunghi anni. Al contempo, anche questa relazione inaspettata cresce: grazie alla condivisione sbocciano i semi per una nuova vita.

Delia o un mattino di giugno, quando i sentimenti possono sbocciare al di là del contatto fisico

C’è una frase di Victor Hugo che potrebbe riassumere la delicatezza di questo libro:

“Guai a chi avrà amato solo corpi, forme, apparenze. La morte gli toglierà tutto. Cercate di amare le anime. Le ritroverete.” 

Un altro aspetto delicato che questa storia racconta è lo sbocciare di un sentimento senza che fra le parti ci sia un contatto fisico. Quello che nasce fra Delia e l’Uomo-Pinguino è un’affezione che parte dalla conoscenza e dal riconoscersi. Lei è una donna di mezza età, dalla fisicità abbondante, che veste sempre di blu; quasi a voler celarsi fra i colori della vita, quasi a risultare anonima in quell’esistenza asettica che conduce prima del fatidico incontro con Ernesto. Si raccontano, fumano insieme, parlano. Lui è un medico che narra alla protagonista del libro il suo amore perduto, e che pian piano fa fiorire in Delia la voglia di esistere, di nuovo.

Nella condivisione quotidiana con quest’uomo anziano che ogni giorno la aspetta per chiacchierare, la donna riscopre la bellezza di provare un sentimento puro; quasi come una fiaba di altri tempi, il libro di Margherita Loy fa riflettere sul valore del la condivisione e, anche, sull’importanza di lasciarsi andare e poi rinascere attraverso il dolore arrivando a imparare a schiudersi al calore di un sentimento improvviso; perché a volte la realtà è molto più semplice di ciò che si immagina e si insinua nelle pieghe della sofferenza per donare ristoro alle angustie.

Stella Grillo

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