Potrebbe essere una brutta settimana per Vittorio Sgarbi: la mozione per revocare la sua nomina di sottosegretario arriva oggi in aula. La revoca è stata presentata per due motivi: uno riguardante l’ormai celebre caso che lo vede accusato di furto di beni culturali. L’altro riguarda una strana somma di 300mila euro da lui ricevuta, che viola la legge del conflitto di interessi.
Vittorio Sgarbi e la mozione contro di lui: cosa è successo
Il testo arriva oggi in Aula alla Camera. La seduta è convocata alle ore 12, e si inizierà a discutere della mozione. Il testo della mozione chiede la revoca della nomina a sottosegretario del ministro dei Beni Culturali nei confronti di Sgarbi. Successivamente è prevista una votazione, che probabilmente avverrà domani o dopodomani. Tutto è nato, in realtà, da un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano, del 25 ottobre 2023. Dove riportava che Sgarbi fosse indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per non aver onorato i debiti con l’Agenzia delle Entrate, ma anche (e soprattutto) per furto di beni culturali.
Sempre secondo questo articolo il critico d’arte avrebbe percepito nell’ultimo anno (quindi mentre svolgeva un incarico di governo) circa 300mila euro. Questa somma sarebbe arrivata “per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali”. La mozione cita sempre l’articolo, per cui sulla base di alcuni documenti analizzati, “attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe una vera e propria industria fondata sull’arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell’ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come “missioni” e poi messe a rimborso del ministero”.
La richiesta del M5s
Così, dopo aver analizzato i documenti a disposizione, l’Antitrust decide di avviare un’istruttoria, secondo la legge del conflitto di interessi, per “possibili condotte illecite in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215 del 2004 in materia di attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo”. Senza dimenticare, oltre alla questione dei 300mila euro, tutte le accuse da lui ricevute in merito alla sottrazione della tela del 1600 di grosse dimensioni attribuita a Rutilio Manetti.
Il quadro, raffigurante “un giudice che condanna un uomo dal viso venerando dal profilo di San Pietro, di autore ignoto, che ricorda i pittori Solimena e il Cavallino, è provento di un furto nel castello di Buriasco (Torino) denunciato dalla proprietaria Margherita Buzio il 14 febbraio 2013 ai carabinieri di Vigone”, scrivono i carabinieri. L’accusa per Sgarbi è proprio quella di aver compiuto sullo stesso dipinto, “operazioni finalizzate ad ostacolarne la provenienza delittuosa, facendovi inserire in alto a sinistra della tela una torcia, attribuendo l’opera al pittore Rutilio Manetti dal titolo ‘La cattura di San Pietro e affermando la titolarità del quadro”.
E così il Movimento Cinque Stelle aveva deciso, già lo scorso ottobre, di presentare una mozione per impegnare il governo a revocare la nomina a sottosegretario, soprattutto secondo la legge del conflitto di interesse. Per poi aggiungere, una volta arrivata la notizia dell’inchiesta penale in corso, che la “condotta getta una oscura e pesante ombra sulla sua attività governativa in un dicastero di così tale rilievo e delicatezza”, sottolineando un “palese contrasto” con l’articolo 54 della Costituzione per cui chi svolge delle funzioni pubbliche deve farlo con “disciplina e onore”.
Marianna Soru
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