Loving Vincent, il lungometraggio interamente dipinto sulla vita di van Gogh arriva in Italia.

Un esperimento mai provato prima. Un film di Dorota Kobiela e di Hugh Welchman che coniuga arte e cinema, intrecciando il lavoro attoriale con i capolavori del celebre artista.

Manca veramente pochissimo ormai. Il 16, 17 e 18 ottobre, Loving Vincent sarà nelle nostre sale cinematografiche, distribuito da Nexo Digital, in collaborazione con Adler Entertainment. Nessuna pellicola del passato sul tormentato pittore (da quella del 1956 con Kirk Douglas al film di Robert Altman del 1990) può essere paragonata all’unicità di questa.  Sei anni di meticoloso lavoro per ottenere un’opera interpretata in un primo momento da attori e successivamente trasformata in film d’animazione. Tutto grazie all’impegno di 125 artisti capaci di riprodurre su tela tutte le 65 mila inquadrature.

Omaggio a Van Gogh e riflessione sul suo tragico destino

Gli attori (tra cui Eleanor Tomlinson, Jerome Flynn, Saoirse Ronan e Robert Gulaczyk) hanno impersonato i personaggi dei quadri di van Gogh per poi essere ri-trasformati in dipinti. L’obiettivo era quello di raccontare l’esistenza del pittore attraverso i suoi personaggi. Specialmente attraverso la determinazione di Armand Roulin (interpretato da Douglas Booth) che, deciso a indagare sulle cause del suicidio dell’artista, partirà da Parigi per arrivare fino al villaggio in cui van Gogh trascorse gli ultimi giorni di vita, Auverse – sur- Oise.  

Un nuovo modo di rappresentare il rapporto tra arte e cinema e tra biografie e grande schermo. Con le parole della regista Kobiela: “Ci sono tantissimi biopic che raccontano la storia degli artisti prediligendo la sfera personale o scegliendo e insistendo su un aspetto della vita di un pittore. È la parte umana che vince su quella artistica”. Anche se, continua: “Caravaggio, il film di Derek Jarman, mi piace molto. Ma quello che volevamo fare noi era un ulteriore passo avanti rispetto a ciò che è stato fatto finora: servirci dell’arte per narrare la storia del personaggio”.

I personaggi di van Gogh

Scrisse il Maestro: “Non possiamo che parlare con i nostri dipinti”

Affrontare e portare a termine positivamente un esperimento così delicato, secondo i registi, era possibile solo con un artista del calibro di Vincent van Gogh. La ragione è semplice: le sue opere sono la sua vita. I personaggi da lui ritratti non sono personaggi di fantasia. Sono tutti realmente esistiti. E quasi ognuno di loro, in un modo o nell’altro, ha avuto un ruolo nella vita del pittore.

Motore della storia è una delle circa ottocento lettere scritte e ricevute dal pittore, in particolare quella in cui lui stesso scrive “Non possiamo che parlare con i nostri dipinti”. Passando da una tela all’altra, da un personaggio all’altro, dalla violenza di alcune tinte alla tenuità di altre non fa altro che restituire agli occhi dello spettatore il racconto di un uomo in grado di passare da stati di calma profonda al voler tentare il suicidio, in sole sei settimane. Capire la complessità dell’artista e come possa aver deciso di compiere un gesto così drammatico è l’obiettivo di Loving Vincent.

Vincitore del Premio del Pubblico al Festival d’Annecy

Vincitore del Premio del Pubblico dell’ultimo Festival d’Annecy, Loving Vincent è già un caso cinematografico internazionale. Un mix esaltante di arte, tecnologia e pittura che vale la pena di andare a vedere. Noi di Metropolitan saremo in prima fila!

Valeria Longo