Israele uccide i suoi stessi ostaggi nell’ultimo raid.

Gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza nelle ultime 96 ore hanno ucciso due ostaggi israeliani e ferito gravemente altri otto: lo hanno scritto su Telegram le Brigate Al Qassam di Hamas, come riporta il Guardian.

si legge nella dichiarazione (ANSA):

“Le loro condizioni stanno diventando più pericolose alla luce dell’incapacità di fornire loro cure adeguate. (Israele) ha la piena responsabilità per la vita dei feriti alla luce dei continui bombardamenti”

Non è facile capire quali siano i veri scopi della Nazione di Israele: prima chiede gli staggi a gran voce e poi quando c’è una minima apertura di Hamas, si tira indietro. Inoltre Hamas sostiene da settimane che libererà gli ostaggi se Israele termina la guerra. Ricordiamo la denuncia internazionale con l’accusa di Genocidio per quel che sta compiendo a Gaza. Leggi il mio articolo su Israele e come sta rispondendo all’accusa del suo crimine di Genocidio con prove annesse (con torture filmate dagli stessi soldati dell’IDF) qui.

Le parole del Segretario Generale ONU sono ”Gli ospedali si sono trasformati in campi di battaglia” e afferma che tra i continui bombardamenti su tutte le zone di Gaza “e senza un riparo o l’essenziale per sopravvivere, mi aspetto che l’ordine pubblico crolli completamente a breve” Continuando poi: “Non siamo semplicemente in grado di soddisfare i bisognosi all’interno di Gaza”, ha scritto, e stiamo affrontando “un grave rischio di collasso del sistema umanitario. Le conseguenze di ciò hanno implicazioni irreversibili per i palestinesi e per la pace e la sicurezza dell’intera regione”.

Israele, gli ostaggi, il genocidio e la banalità del male:

Il libro più noto di Hannah Arendt è “Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil” .Viene tradotto in italiano come “La banalità del male” ed è del 1963. Il libro si concentra sul processo di Adolf Eichmann, uno dei principali responsabili dell’organizzazione logistica dell’Olocausto. Arendt utilizza il termine “banalità del male” per descrivere la sua sorpresa sulla figura di Eichmann. Egli anziché essere un mostro diabolico, sembrava un individuo qualsiasi. Tuttavia era semplicemente incapace di pensare criticamente alle sue azioni e di assumersi la piena responsabilità per gli orrori commessi.

Il fulcro di questa riflessione radica nel fatto che Eichmann non ha mai avuto alcun senso del colpa, una colpa che di solito accompagna le azioni malvagie. Il suo coinvolgimento nell’Olocausto era avvolto nell’ordinarietà e nella mancanza di una coscienza morale attiva. Arendt solleva una questione cruciale sulla responsabilità sociale e individuale, su come la nostra natura conformista possa farci diventare complici dell’orrore senza nemmeno saperlo, con un’ottica acritica e (appunto) banalizzante.

La banalità del male è permettere che l’ambasciatore dica che l’obbiettivo è “distruggere Gaza” o che i bambini palestinesi sono “piccoli serpenti”. Questa è la banalità del male: sono i video sui social dell’IDF che giocano con i giocattoli dei bambini palestinesi che sono morti sotto i loro bombardamenti. La banalità del male è quella pubblicità di case in costruzione su una Gaza distrutta da un genocidio. La banalità del male della Arendt riguardava la Germania Nazista, e c’è una macabra e inquietante ironia che ora sia associabile alla tragedia in Palestina.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine