In Iran, i conservatori hanno ottenuto la maggioranza dei seggi alle elezioni di venerdì per rinnovare l’Assemblea degli esperti, cruciale per la scelta del leader supremo, e il parlamento nazionale. Lo hanno riferito i media iraniani, confermando un’affluenza alle urne ai minimi storici. È la prima volta che gli iraniani sono chiamati al voto da quando sono scoppiate le proteste per la morte, nel settembre 2022, di Mahsa Amini, 22 anni, una curda iraniana che era stata arrestata per presunta violazione del rigido codice di abbigliamento per le donne. Molte candidature sono state impedite da un “processo di valutazione” da parte delle autorità della Repubblica islamica, mentre il Paese si trova in un momento difficile dal punto di vista economico anche a causa delle sanzioni internazionali.

Secondo l’agenzia di stampa ufficiale IRNA, l’affluenza alle urne si è fermata intorno al 41% su 61 milioni di aventi diritto al voto. Il quotidiano riformista Shargh prevede che il prossimo parlamento sarà “nelle mani dei conservatori radicali” che “hanno approfittato dell’opportunità creata dalla scarsa partecipazione”. A Teheran, secondo i media iraniani il dato è ancora inferiore, pari a circa il 25%, e i candidati ultraconservatori si sono assicurati 12 dei 30 seggi parlamentari assegnati alla capitale. Alcuni seggi saranno assegnati in un secondo turno, che avrà luogo in aprile o maggio, ha riferito IRNA. Una numero record di 15.200 candidati erano in competizione per un posto nel parlamento composto da 290 membri; altri 144 candidati erano in lizza per un posto nell’Assemblea degli esperti, composta da 88 membri ed esclusivamente da studiosi islamici uomini.