Anche se Israele è accusato ormai di Genocidio e gli stessi ebrei iniziano a protestare per la guerra, Netanyahu non si dà per vinto e continua la sua posizione mediatica contro Hamas.
Quindi la retorica continua a non cambiare. Il concetto è sempre lo stesso: Israele sta “mostrando flessibilità nei colloqui”, mentre al contrario “Hamas sta irrigidendo nelle sue posizioni”. Le parole di Beyamin Netanyahu in conferenza stampa non sorprendono più. Hamas, sostiene, chiede il “ritorno senza controlli” degli abitanti di Gaza nel nord della Striscia. Il premier si sbilancia dicendo che la richiesta “comprende i terroristi”.
Accettare tutte le richieste avrebbe “implicazioni sulla sicurezza di Israele” ha aggiunto.
Il premier si è poi rivolto ai cittadini che chiedono elezioni anticipate:
“Paralizzerebbero il Paese per 8 mesi, i negoziati per gli ostaggi e metterebbero fine alla guerra prima di raggiungere i nostri obiettivi. Ed Hamas sarebbe la prima a festeggiare”.
Benjamin Netanyahu è ormai il più noto politico israeliano. Ha ricoperto il ruolo di primo ministro di Israele per diversi mandati. È indubbio a questo punto sostenere che sia stato una figura polarizzante nella politica israeliana. Netanyahu ha sostenitori che elogiano la sua leadership sulla sicurezza, ma al momento crescono gli avversari e gli avversi, che lo criticano per varie questioni legali e politiche.
Netanyahu infatti è stato coinvolto in diverse controversie giudiziarie, inclusi casi di corruzione, che hanno influenzato il suo mandato politico. Non solo quindi è tristemente noto per le sue posizioni conservative sulla sicurezza e sulla politica estera, posizioni che mantengono con un’enfasi sulle questioni legate alla sicurezza di Israele e al conflitto con i Palestinesi.
Netanyahu parla solo di Hamas
Benjamin Netanyahu, nato nel 1949 a Tel Aviv, è una figura di spicco nella politica israeliana. Ha servito come primo ministro di Israele in diversi mandati, iniziando negli anni ’90 e tornando al potere nel 2009 fino al 2021. È il leader del partito conservatore Likud. Durante il suo mandato, Netanyahu ha affrontato varie sfide, tra cui il processo per corruzione, che ha polarizzato l’opinione pubblica. È noto per le sue politiche conservative, specialmente in materia di sicurezza nazionale e nel contesto del conflitto israelo-palestinese. La sua leadership è stata caratterizzata da una ferma difesa degli interessi di Israele sulla scena internazionale, in particolare riguardo al programma nucleare dell’Iran e al processo di pace con i Palestinesi. (CNN, BBC News)
Il primo ministro, con una precisione da orologio, ripropone sempre il medesimo spauracchio politico ad ogni occasione. Diventa ridondante osservare come di fronte ad ogni problema interno ed esterno, lo utilizza come un mantello per nascondere le vere questioni che affliggono Gaza. Ma non solo, perché ora inizia a problematizzarsi anche in Patria. Le conseguente economiche, sociali e di politica estera rispetto al Genocidio a Gaza vengono trascurate, soffocate parlando in modo ormai vacuo della “lotta al terrorismo”. La retorica si fa inconsistente, sotto il peso di questo perpetuo argomento di distrazione. Nel frattempo, il paese scivola sempre più verso le contraddizioni soprattutto sul piano internazionale. Il tutto mentre il leader si afferra disperatamente al suo “cavallo di battaglia” politico: Hamas. È ora di smettere di giocare a questo gioco, è tempo di affrontare le vere sfide che affliggono la questione.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine