La moda è da un po’ che teme di essere un po’ troppo noiosa: la base è quella, non ci si può uniformare. Ma quando si tratta di marchi di prêt-à-porter, questa distinzione non è più così netta. Al contrario, gli stilisti stanno diventando basici, di proposito. Un esempio è stato proprio quello della settimana della moda di New York, Luar e Tanner Fletcher, brand che hanno proprio segnalato il loro ingresso nel mondo dei “basici”. Lo stilista Raúl López, ad esempio, ha fatto di “Luar Basics”, una linea di capi essenziali senza stagione,
La moda cerca il basic: ma perché?
L’obiettivo è quello di creare un guardaroba a 360 gradi per i clienti, e ogni brand sta definendo il significato di “basic” a seconda delle proprie esigenze. “I clienti amano vedere offerte che possono essere indossate regolarmente dai loro stilisti preferiti”, afferma Caroline Maguire, fashion director di Shopbop a Fashionista. “La fiducia e il legame con il marchio sono già presenti, quindi è bello poter incorporare i marchi più ambiti nel guardaroba di tutti i giorni”.
In un’epoca definita da un’estetica di nicchia, non sorprende che gli stilisti, anche quelli indie, amplino il loro mondo sartoriale offrendo ai clienti più capi che siano la loro “uniforme”. Mentre un numero sempre maggiore di marchi di prêt-à-porter realizza capi basic, forse cercare di annacquare semplicemente l’identità di un brand per renderlo accessibile non sia l’idea migliore. La cosa migliore sarebbe quella di essere basic, sì, ma a modo nostro.
Seguici su Google News