A New York impazza la moda dei Reading Rhythms, party letterari in cui ci si raduna per leggere lasciando da parte gli smartphone. Un’iniziativa che nasce dalla voglia di porre un freno alla frenesia tipica della società moderna, iperconnessa e digitalizzata.

Reading Rhythms, i party letterari che stanno spopolando a New York

New York Reading Party

A New York spopolano i reading party, feste letterarie in cui ci si raduna per leggere; l’unica regola è quella di portare con sé un libro e immergersi nella lettura, godendo della reciproca compagnia. A differenza dei classici Book Club in cui ci si incontra per leggere un romanzo e, a fine libro, discutere della lettura insieme ad altre persone, questi party letterari non hanno uno schema fisso o una struttura impostata; ognuno legge il proprio romanzo, che siano libri gialli, saggi, narrativa o poesie, e tra una pausa e l’altra ci si dedica alla socializzazione.

Non ci sono vincoli sugli argomenti di cui si può discutere; un reader può parlare di letteratura, ma anche di altri argomenti più personali. Un’altra novità dei reading party è l’assoluta libertà del soggetto che si accinge a partecipare a queste feste; il reader è libero di assumere la postura che più gli aggrada mentre si gode il proprio libro. L’ unica regola è tenere lontano i cellulari: gli smartphone, infatti, sono vietatissimi.

Il progetto: un metodo (anche) per far fronte al fenomeno dello Tsundoku

Sul New York Times, nell’articolo It’s My Party and I’ll Read If Want To della giornalista Molly Young, si parla minuziosamente del progetto. Tutto nasce da quattro ventenni: Ben Bradbury, Charlotte Jackson, John Lifrieri e Tom Worcester, I giovani decidono di riunirsi in un appartamento di Brooklyn per leggere tutti quei libri accumulati per mancanza di tempo; l’unica ”clausola” è non farsi distrarre dagli smartphone. L’allontanamento dal telefono come mezzo di distrazione e, talvolta, di isolamento nonostante si sia in gruppo è alla base del successo del progetto; leggere, chiacchierare e al contempo passare dei momenti di qualità con i propri amici, socializzando e discutendo.

Un metodo anche per contrastare quel fenomeno che i giapponesi chiamano Tsundoku: l’acquisto compulsivo di libri che si accumulano senza essere letti. Il termine, che proviene da un’espressione dialettale giapponese, si compone proprio tsunde-oku ( 積んでおく, accumulare o ammucchiare) e dal verbo  dokusho (読書, leggere libri). L’iniziativa ha riscosso talmente tanto successo che dall’appartamento di Brooklyn i reading party si sono diffusi sempre di più, diventando un vero e proprio trend.

Le persone che hanno aderito ai reading party sono aumentate e i fautori del progetto hanno deciso di consolidare l’idea creando i Reading Rhythms; iniziativa che oramai non si limita più a New York ma si è diffusa anche a Los Angeles e al di fuori degli Stati Uniti.

Uno spazio dedicato all’arte e alla conversazione

L’espandersi del progetto ha anche portato alla creazione di un account Instagram ( @ reading_rhythms) in cui si annunciano i vari eventi e appuntamenti da non perdere. Ma come si svolgono questi party letterari? Da quanto si legge sul sito ufficiale dei Reading Rhythms ( readingrhythms.co) la natura di queste feste letterarie sembra chiara:

”Not a book club. A reading party.™ Read with friends to curated music.”

I reading party non hanno un luogo fisso, né seguono un protocollo: basta presentarsi nel luogo dell’evento con il proprio libro immergendosi nella lettura. Il libro, in questo caso, diventa mezzo di socializzazione; nessuna festa classica, né telefoni che distraggono dall’interazione autentica inducendo alla pubblicazione social compulsiva: solo connessioni reali, intime, e poco importa se si è estranei perché l’intento è proprio la condivisione, riappropriandosi di quella ”Vita Lenta” tanto agognata, o acclamata per trend, ma che raramente poi si mette in pratica.

Stella Grillo

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