Puigdemont e 200 Sindaci catalani indipendentisti hanno manifestato ieri presso il centro culturale Bozar a Bruxelles per “far sentire la nostra voce nel cuore dell’Europa”.
Duecento sindaci indipendentisti catalani hanno marciato ieri a Bruxelles in segno di solidarietà a Carles Puigdemont, presidente destituito della Catalogna.
La manifestazione, organizzata dall’Associazione dei Municipi Indipendentisti si è svolta nel cuore d’Europa dopo che Puigdemont è fuggito a Bruxelles, sembra inizialmente in cerca di asilo politico e dove ora dovrà rimanere finché l’autorità giudiziaria non deciderà sulla sua sorte in merito alla richiesta di arresto europeo spiccata dalla Spagna.
La Spagna «è uno Stato che fa paura, i nostri colleghi in carcere sono stati maltrattati, la Spagna dovrà risponderne» – ha detto Carles Puigdemont durante la manifestazione, accennando ad una deriva “fascista” a suo dire in atto.
«Vogliamo costruire un nuovo Paese dove non avremo paura di parlare. Non rinunceremo mai a questo ideale, è l’unico modo in cui una nazione come la Catalogna può essere e avere un futuro. Juncker e Tajani è questa l’Europa che volete? Continuerete ad aiutare Rajoy in questo colpo di Stato?».
Contestualmente alla manifestazione indipendentista è andata in scena una manifestazione a questa opposta, diretta a sostenere l’unità nazionale della Spagna, proprio nelle vicinanze.
Gli spagnoli, che hanno rivolto anche qualche insulto contro Puigdemont e il suo seguito, hanno comunque sfilato pacificamente fino a quando non sono stati allontanati.
«La Catalogna uscirà rafforzata e più determinata a difendere i suoi valori» – questo il messaggio chiave della manifestazione a cui hanno partecipato i 200 Sindaci indipendentisti e l’ex presidente catalano Puigdemont.
Cosa succederà in futuro? Non resta che aspettare il verdetto della Corte belga
Un obiettivo che gli indipendentisti vorrebbero raggiungere uniti e in maniera pacifica, soprattutto senza scontri con le istituzioni europee. Del resto, per gli indipendentisti l’unica via è rimanere nell’Unione Europea e cercare un riconoscimento da parte delle istituzioni sovranazionali. Se ciò non fosse, che speranze avrebbe la Catalogna di sopravvivere al di fuori dell’Europa?
«Vogliamo che l’Europa ci ascolti e prenda coscienza di quello che sta succedendo, per questo siamo venuti nel cuore dell’Europa» – ha affermato Neus Lloveras, presidente dell’Ami.
«Abbiamo 948 municipalità e oltre 700 appartengono al’Ami – rincara Josep Maria Terricabras, del gruppo dei Verdi all’Eurocamera -. Le popolazioni che rappresentano sono per l’indipendenza. Manifestiamo qui per dimostrare che siamo a favore dell’Europa anche se l’Europa non è a nostro favore e questo è sorprendente, incredibile. E’ a favore delle banche, del denaro ma non dei cittadini. Questa non era l’idea iniziale dell’Europa, speriamo che cambi».
Nel mentre non resta che aspettare e vedere se le istanze indipendentiste si affievoliranno o meno, attendendo il verdetto della corte belga in merito al destino di Carles Puigdemont e i suoi.
Di Lorenzo Maria Lucarelli