Un accessorio vintage e old style. Un grande ritorno che ha resto leggermente più sopportabili queste temperature torride. Stiamo parlando del ventaglio, che nell’immaginario tipicamente italiano è associato alle nonne che recitano il rosario tra un torneo di carte e l’altro. Già dallo scorso anno questo accessorio ha riconquistato una posizione importante negli outfit. E non solo da spiaggia, anzi. In città è praticamente necessario per sopravvivere alla calura. Così, tra i mezzi pubblici e le attese in fila, questo accessorio dal fascino vintage e desueto riprende possesso del suo status. Ma ha una storia lunghissima e importante. Fa capolino nelle corti Europee intorno al 1500 grazie a Caterina de’ Medici. Anche in Francia e Spagna conquista un posto stabile, mantenendo un ruolo di tutto rispetto fino agli alli 70 e 80, dove diviene elemento di accompagnamento del voguing nelle ballroom frequentate della comunità LGBTQ+. 

Come nasce il ventaglio? Storia di un accessorio simbolo

La storia comincia in Cina, dove ventagli pieghevoli in carta di riso e stecche di bambù svolgevano la loro funzione rinfrescante. Che però subiscono un cambiamento radicale, per adeguarsi meglio allo stile eccentrico tipico delle corti europee. La struttura si chiamava “baraja” ed era in bambù. Che diventa invece di metalli lavorati incastonati di pietre preziose, avorio e legni pregiati. La tela si chiamava “il pavese”, ed era prodotta in carta di riso. Lascia però lo spazio a piume, merletti e tessuti dipinti a mano. Così, il ventaglio assume la funzione di status symbol: più è elaborato e prezioso più la donna che lo porta è altolocata.

Ad oggi è sicuramente un oggetto dal grande fascino, oltre che estremamente utile. Ora più che mai, sembra essere tornato in voga, anche per la sua sostenibilità. Esistono in commercio tantissimi modelli, dalle versioni più sbarazzine con scritte e messaggi divertenti, a quelle di brand moda prestigiosi che hanno captato il suo potenziale (un esempio? Versace, con un ventaglio da soli 370 euro).

Marianna Soru

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