Si è tenuta la conferenza stampa di The Room Next Door, il nuovo film di Pedro Almodóvar in concorso a Venezia 81. Per il regista spagnolo si tratta del primo film in lingua inglese, che vede nel cast due protagoniste di livello assoluto: Julianne Moore e Tilda Swinton. Tra gli altri membri troviamo John Turturro, Alessandro Nivola, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Victoria Luengo, Alex Hogh Andersen, Esther McGregor, Alvise Rigo e Melina Matthews. Tratto dal romanzo “What Are You Going Through” di Sigrid Nunez, la sinossi del film recita così: “Ingrid e Martha erano care amiche da giovani, quando lavoravano per la stessa rivista. Ingrid è poi diventata una scrittrice di romanzi semiautobiografici mentre Martha è una reporter di guerra e, come spesso accade nella vita, si sono perse di vista. Non si sentono ormai da anni quando si rivedono in una circostanza estrema ma stranamente dolce.“
Per Pedro Almodóvar questa è la terra presenza al Lido di Venezia, la seconda in concorso. Già nel 1988 vinse il premio Premio Osella per la migliore sceneggiatura per il suo capolavoro Donne sull’orlo di una crisi di nervi. Solamente trent’anni dopo, nel 2019, è tornato a Venezia per un meritatissimo Leone d’oro alla carriera. Vediamo cosa hanno raccontato Almodóvar insieme a Tilda Swinton e Julienne Moore sul film.
Venezia 81: The Room Next Door e la lingua
La conferenza si apre con applausi a cielo aperto per tutti e tre. La prima domanda arriva subito per Almodovar. The Room Next Door è il suo primo film in inglese. Perché è stato importante per lei fare un lungometraggio in inglese, quando in 50 anni di carriera ha sempre girato in spagnolo? “Per me è come cominciare una nuova era, ma avevo bisogno del veicolo giusto per farlo e l ho trovato tra le pagine del romanzo da cui è tratto il film. Sono rimasto legato ad un capitolo in cui il personaggio di Julienne va a trovare l’amica in ospedale e da li ho sviluppato il film. So come trattare due signore degli anni Ottanta e sono felice perché pensavo che avrei avuto più problemi ma la lingua per me non lo è stato. Entrambe hanno capito il tono con cui volevo raccontar questa storia. Niente melò e più direzione e sono stato fortunato. Il tema principale del film è vedere queste due attrici insieme ad un festival.“
Siamo tutti abituati a parlare della vita ma non abbiamo parole per descrivere la morte. Come ci è riuscito a convertire queste cose in un film? “È difficile parlare della morte. Sono nato nella Mancia e lì c’è una grande cultura sulla morte. È estremamente umano e più femminile che maschile. Mia sorella è più ferrata di me e sono più vicino al personaggio di Julienne, non comprendo come possa qualcosa che vive, morire. E in questo senso sono infantile, immaturo. Ma è una cosa che ancora non ho compreso veramente. Ogni giorno che passa sento essere un giorno in meno che vivo e invece vorrei sempre un giorno in più. Quando giravamo mi sentivo vicino a loro, eravamo noi tre e c’era la morte con noi, una sorta di presenza. Non ho compreso cosa sia la morte ma il personaggio di Tilda mi ha insegnato tanto.“
Continua a rispondere Tilda Swinton: “abbiamo parlato tanto della vita. Il film tratta della vita e devo confessare che mi sento vicina a Marta più che a Ingrid. So che finiamo e che il viaggio della vita finisce e la morte arriva, ma parliamo tanto di vita. E questo film descrive l’autodeterminazione, la presa nelle proprie mani della vita.” E poi Julienne Moore: “C’è una forza così vitale nei film di Pedro. Ci si interroga su cosa sia la vita, le emozioni, le amicizie. Sono personaggi con un cuore, un battito. Pedro riesce a impersonare meravigliosamente in tutti i suoi film la rappresentazione di noi stessi.“
Venezia 81: The Room Next Door e le due star
Pedro conclude l’intervento: “questo è anche un film sull’empatia e su una profondissima amicizia. Sulla capacità di aiutare qualcuno. Il mio film è la risposta in quelli che in Spagna sono discorsi d’odio. Tutti abbiamo grandi problemi con l’immigrazione e anche se parliamo di un caso particolare vorrei i mandare un messaggio. Vorrei parlare di questi bambini che lottano per arrivare da noi, senza aiuto. E il governo manda la marina per impedirgli di entrare, ed è un delirio, è così ingiusto. Se possiamo fare qualcosa in questo mondo così complesso, lo voglio fare. Il film parla di una donna che è agonizzante in un mondo agonizzante anch’esso. Ognuno di noi deve manifestare ed essere contrario a tutto questo negazionismo, dobbiamo dire basta a questi muri. Siamo in pericolo, il pianeta è in pericolo.“
Vorrei chiederle qualcosa sulla fede. Da una parte parla di questa calma accettazione della morte, dall’altra di queste preoccupazioni politiche. Trova speranza nel mondo di oggi? “Cerco di essere ottimista. Una delle migliori romanziere spagnole, Almudena Grandes, ha dedicato uno dei suoi libri a me dicendo: ‘Pedro, la felicità è il miglior modo per resistere’. E non posso che essere d’accordo.“
Molti dei suoi film recenti, raccontano di un personaggio con un problema fisico o una malattia. Perché vuole descrivere questi problemi? “Io ho cominciato a parlare di malattie perché effettivamente alcuni problemi che io posso avere hanno modificato molto le mie attività. In questo film, a differenza degli altri, la malattia è terminale. Vorrei esprimere in modo chiaro cosa penso di questo argomento. Questo film è a favore dell’eutanasia. La cosa bella del personaggio di Tilda, è che l’unico modo per liberarsi del cancro è solo con quella scelta, vincendo lei e non il cancro. E devono comportarsi come delinquenti perché l’appoggio e il sostegno vengono a mancare dalle istituzioni. Devi essere il padrone della tua vita, solo tu puoi decidere. Noi abbiamo in spagna una legge sull’eutanasia ma dovrebbe esistere ovunque.“
The Room Next Door e i rapporti femminili
Segue una domanda per Tilda e Julienne. Vorrei ringraziarla per aver fatto un film sullo stato del pianeta e delle persone e sulle conseguenza della guerra. Potete parlare dell’importanza della relazione tra madre e figlia? Inizia a rispondere Tilda Swinton. “Questo film è una storia d’amore tra Ingrid e Marta. Tutto quello che tocca Pedro, parla di fede, come in questo film. Fede nell’evoluzione. Un’evoluzione nel rapporto tra madre e figlia. E quel rapporto sopravvive in Marta grazie ad Ingrid, che porta avanti lo spirito del rapporto materno. C’è di nuovo speranza e fede.” Julienne Moore continua: “la cosa che mi è piaciuta della lente di Pedro che non è un semplice rapporto madre figlia, ma si parla di amicizia femminile tra donne mature. Non c’è nessuno in grado di rappresentarlo come fa Pedro. Una rappresentazione profondissima e sorprendente.”
Quando compare la figlia di Tilda si crea una situazione di doppio. È spaesante ed emotivamente più forte. Come è nata questa scelta? “Dal primo momento ho pensato che Tilda avrebbe dovuto interpretare entrambi i personaggi per creare un paradosso di una madre e una figlia tanto uguali nell’aspetto quanto profondamente diverse. Non credo nella reincarnazione ma in questo film ci sono alcuni momenti in cui lo si può pensare e in cui effettivamente dei riferimenti ci sono. Lo volontà era quella di fare passare l’amicizia tra Ingrid alla figlia, in una sorta di continuità femminile. Questo rapporto che è stato impossibile durante la vita rinasce durante la morte.“
L’importanza di essere Pedro Almodóvar
Una domanda per le attrici. Che cosa vi è piaciuto dei film di Pedro che vi ha incoraggiato ad accettare il ruolo? Inizia Julienne Moore: “la cosa straordinaria è che dopo aver guardato film di Pedro ho sempre pensato che avesse un tocco molto spagnolo. In realtà è solo Pedro. La prima volta che ho visto il suo appartamento ho visto improvvisamente tutti i suoi film racchiusi lì dentro. è lui in tutte le cose che fa, come pensa e come vede il mondo. Pian piano ho imparato tanto stando con lui, ho imparato a riconoscere il suo modo di vedere le cose. Compresa la sua lente sull’amicizia femminile.” Continua Tilda Swinton che con il suo intervento chiude la conferenza: “Pedro ha sempre avuto un tocco magico nel rappresentare l’emarginazione. Pedro era sempre al centro della movida, il volto di un cambiamento culturale. E questo ci ha reso sempre più sicuri. Ed ho sempre adorato la sua figura, sia come uomo che come regista. Ed essere parte del suo mondo è semplicemente un privilegio.“
Alessandro Libianchi
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