Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso al Lido. Oggi, a Venezia 81, arriva uno dei film più attesi della mostra: Queer, la nuova fatica di Luca Guadagnino. E, nella conferenza stampa di rito, il regista italiano ha raccontato il film insieme a gran parte del cast tra cui Daniel Craig e Drew Starkey (i due protagonisti) e il produttore Lorenzo Mieli. La sinossi ufficiale del film recita così: “È il 1950. William Lee è un americano sulla soglia dei cinquanta espatriato a Città del Messico. Passa le sue giornate quasi del tutto da solo, se si escludono le poche relazioni con gli altri membri della piccola comunità americana. L’incontro con Eugene Allerton, un giovane studente appena arrivato in città, gli mostra per la prima volta la possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con qualcuno.“
Guadagnino è ormai di casa a Venezia, tappa fissa per presentare i suoi lungometraggi. Il sodalizio tra il regista e il lido inizia nel 1999 dove presenta il suo esordio alla regia The Protagonist. Nel 2004 il suo documentario Cuoco contadino viene nuovamente presentato a Venezia. Nel 2009 presenta Io sono l’amore sia a Venezia che a Locarno e a Berlino. Continua la sua carriera documentaristica portando al lido Bertolucci on Bertolucci nel 2013. Nel 2010 è membro della giuria della mostra presieduta da Quentin Tarantino. Alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2015 presenta in concorso A Bigger Splash. Nel 2019 gira e presenta fuori concorso Fiori, Fiori, Fiori!, girato durante la pandemia. Nel 2021 si aggiudica il Leone d’Argento alla regia per Bones and All.
Venezia 81: Guadagnino e queer
La sala è praticamente piena per uno dei film più attesi di Venezia. E l’arrivo del regista è accompagnato da un applauso a cielo aperto. La conferenza si apre con una domanda per Guadagnino. Che cosa del libro l’ha ossessionata e che tipo di esperienza vuole che le persone vivano vedendo il film? Invece per gli attori: ci potete parlare di come avete ottenuto delle scene di sesso cosi forti?: “Inizio con la domanda che avete fatto agli attori. La gioia è stato il punto di partenza. volevo da ragazzo cambiare il mondo attraverso il cinema e il libro mi ha fatto cogliere l’importanza dell’assenza di giudizio. Il libro mi ha cambiato per sempre. Poiché voglio essere fedele a quel giovane che ero, dovevo portare questo romanzo sul grande schermo. Spero che alla fine del film il pubblico si chieda ‘chi siamo quando siamo soli? Chi stiamo cercando?’”
Continua a rispondere Daniel Craig: “C’è una certa coreografia che è una parte importante del film. Io e Drew abbiamo fatto tante prove nei mesi prima. Ci siamo avvicinati a queste scene con la consapevolezza che dovessero essere naturali e realistiche, il più possibile. Drew è un attore fantastico e abbiam fatto si che il tutto fosse anche divertente.” Drew Starkey risponde: “abbiamo provato non solo per le scene più intime ma anche per entrare tanto in sintonia e liberare in nostri corpi, la nostra fisicità. Il coreografo ha fatto un lavoro straordinario ed è necessario conoscersi profondamente per poter girare al meglio.“
Venezia 81: Queer e il lato tecnico
Arriva una domanda per Justin Kuritzkes (sceneggiatore del film) riguardo l’adattamento del libro. “È stato un onore e un privilegio scrivere per Luca e adattare questo libro così siginificativo per lui. Avevamo già collaborato per Challengers e ho detto subito di sì dopo aver letto il libro. Quando l’ho letto l’ho trovata una storia d’amore molto normale e lineare. Abbiamo quindi provato a scavare ancora di più, entrando nelle questioni che vengono sollevate nel film.” Domanda per Luca e Jonathan Anderson (costumista). Siete alla vostra seconda collaborazione ci potete parlare dei costumi del film?. Inizia Jonathan. “Stavamo lavorando a Challengers e Luca aveva parlato di questa trasposizione di Queer. Essere a contatto con Luca è fantastico ed è l’unico con cui potrei mai lavorare. Ci dà tutta la fiducia di cui abbiamo bisogno. Nel processo volevo fare qualcosa di diverso rispetto al passato. Volevo che ogni costume fosse del periodo. Luca ci ha consentito di lavorare in questo modo.“
Continua Luca Guadagino: “vorrei aggiungere che Jonathan è un maestro fuori dal mondo del cinema. Ma quando si tratta di raccontare una storia è estremamente concentrato per fare in modo che la storia non venga messa in secondo piano. Ha trovato degli indumenti che potessero parlare. Lavorando con una persona così intelligente ci consente di trovare qualcosa non solo di estetico ma anche di narrativo.“
Gli attori in Queer
Per gli attori potete raccontarci queste performance così fisiche e del terzo atto? Drew Starkey: “per mesi abbiamo potuto sperimentare l’uno con l’altro. Abbiamo avuto due settimane per scoprirci e sul set eravamo già pronti. E Luca crea uno spazio accogliente sul set, in un modo unico.” Daniel Craig: “Il terzo atto il viaggio finale è una cosa che non c’è nel libro. È un’aggiunta fatta perché serviva, avevamo bisogno di questo collegamento.” Luca Guadagnino interviene. “Ci siamo confrontati con William [Burroughs, lo scrittore del libro] sul perché non l’avesse completato e abbiamo provato a farlo noi, io e Justin.” Justin Kuritzkes parlando con Guadagino: “avevi delle idee specifiche su dove volevi essere rispetto al libro. Ancora prima di cominciare a scrivere avevamo in mente dove dovevamo essere.“
Domanda per Luca: ha trovato nuove sfide rispetto ai film precedenti? Ha parlato dell’adattamento del libro. Ci sono state altre sfide? “È stato sorprendentemente semplice e lineare grazie anche a questi due attori fantastici. Abbiamo creato un mondo a Cinecittà e il viaggio è stato pieno di gioia.” Il lato tecnico identifica il film in effetti. “È un adattamento di un romanzo di uno scrittore che ha creato dei mondi e non volevamo tradire il libro. Volevamo fare un film ‘burrousiano’, non un film in costume. Volevamo attraversare il suo mondo. Abbiamo riflettuto sulla sua capacità di creare mondi attraverso le sue parole ma allo stesso tempo creare uno nostro artigianale e visivo. Ci siamo concentrati su questi concetti.“
Domanda perché Daniel Craig: visto che lei è una superstar potrebbe mai esserci un James Bond gay? Interviene Luca Guadagino molto pacatamente. “Nessuno potrà mai sapere quali sono i desideri di James Bond. La cosa importante è che porti a termine le sue missioni. Ammiro Daniel da tantissimo tempo e fortunatamente ha accettato di essere nel mio film. Una delle caratteristiche principali dei grandi attori è la loro generosità. La capacità di essere solamente mortali sullo schermo e pochi riescono veramente ad esserlo.“
Tra James Bond e Queer
Cosa ti ha fatto dire di si al film Daniel? “Ho detto di sì per Luca. Volevo lavorare con lui da tanto tempo, da circa vent’anni. Se non fossi stato in questo film avrei fatto di tutto per esserci. Uno dei talenti di Luca è che vuole le opinioni di tutti perché è importante ascoltare gli altri. Così sappiamo tutti in che direzione stiamo andando. E se ripenso al film penso alla gioia e non alla sfida.” Luca Gudagnino: “alla fine del film c’è una canzone con le parole che vengono dal diario di Burroughs e la frase che mi è rimasta impressa è questa: ‘il nostro amore crescerò ancora più vasto degli imperi’. Nel nostro primo incontro Daniel ha detto questa sarà una storia d’amore più grande degli imperi’. La sfida è stato capire come rappresentarla. Ovvero capire come amare e come essere amati. Tutto il cast è stato fondamentale per raggiungere l’obiettivo.“
Questo è in film che parla di dipendenza. Dall’amore all’alcolismo. In suoi altri film questo elemento è presente. Penso a Bones and All ad esempio. È attratto da questa idea? “Sono un signore che va a letto presto e non beve. Non ho dipendenze e posso contare sulle dita delle mani gli amanti che ho avuto. Adoro l’idea di vedere le persone e non giudicarle, di assicurarci che anche la persona peggiore possa essere qualcuno con cui ci identifichiamo. Il ruolo del regista è cercare l’umanità nelle zone più oscure.“
Una storia d’amore
Una domanda per gli attori. Continuate a dire che questo film è storia d’amore. Ma io non l’ho inteso cosi. Per me è molto di più. Cosa ha visto in questo personaggio che l’ha attirata così tanto Daniel. “Ho guardato molto delle interviste di Burroughs e aveva questo personaggio. Parlava in modo misurato e non poteva essere lui, era una sorta di difesa. Riflettendo su questo e leggendo Queer e ho pensato ‘dobbiamo cercare l’altra persona, dobbiamo cercare chi era lui veramente’. Era quello che volevo capire. Se dovessi scrivere una parte per me sarebbe esattamente questa.“
Secondo lei è possibile che questo viaggio interno del personaggio, quella consapevolezza di non mentire a noi stessi potrebbe esedre interiorizzato dallo spettatore? “Noi registi speriamo che lo spettatore venga toccato dalle nostre opere e incoraggiato a cercare qualcosa. Spero sia il risultato del film.” Daniel Craig: “si assorbe tutto quello che si può e con un grande regista è tutto più semplice. Spero non sembri uno sforzo ma un risultato naturale quale è.“
Alessandro Libianchi
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