Nello spazio di Letteralmente Donna di oggi, una donna che si è battuta come attivista per diritti delle donne e per la parità di genere nello sport. Il suo nome è Billie Jean King e questa è la sua storia

Billie Jean King, una famiglia di sportivi

Billie Jean King, fonte britannica.com

La famiglia di Billie Jean King era tradizionalista e composta prettamente da sportivi. Due fattori che segneranno la vita di questa grande tennista. Grazie al padre, che aveva sfiorato la Nba, si avvicinò da subito allo sport prima con il basket e con il softball poi con il tennis. Fu lei, come riporta Il Giornale ha dire alla madre: “Diventerò la numero 1 al mondo”. Il suo cammino verso le vette del tennis mondiale non fu però senza difficoltà. Nel 1955, ad esempio, venne esclusa dalla foto di gruppo di un torneo perchè invece del tradizionale gonnellino indossava dei pantaloncini. Questo però non la fece arrendere e nel 1958 conquistò il suo primo torneo regionale.

La svolta venne nel 1959 quando inziò a farsi allenare da un ex stella del tennis femminile come Alice Marble per poi continuare a frequentare l’università e lavorare come istruttrice di tennis. “Ogni volta che mi dicono che non posso fare qualcosa, io sento di doverlo fare” diceva la King che ha raggiunto in carriera numerosi riconoscimenti di prestigio diventando più volte la numero uno in classifica mondiale e vincendo 39 volte nel Grande Slam compreso Wimbledon e il Roland Garros. In campo si distinse per essere una giocatrice aggressiva, veloce e bravissima sotto rete avendo però come difetto l’impazienza. D’altronde ripeteva sempre che “La vittoria è momentanea. Perdere è per sempre.”

L’attivismo e la battaglia dei sessi

Oltre che una grande atleta Billie Jean King è anche una grande attivista ed è stata una vera e propria pioniera nel mondo del tennis femminile senza la quale non ci sarebbe esistita questa disciplina come lo conosciamo oggi. Fu tra le prima atlete a battersi negli anni 70′ per la parità di genere nel tennis quando, all’epoca, le donne non venivano trattate e premiate allo stesso modo negli uomini. Fu lei, ad esempio minacciando la sua mancata a partecipazione, a cambiare gli Us Open facendolo diventare il primo torneo in cui le donne venivano premiate con la stessa cifra degli uomini. Il suo nome entrò diritto nella storia dell’emancipazione femminile nel 1973.

Era l’anno in cui i Pink Floyd pubblicarono il cult “The Dark Side of The Moon” e l’inizio dello scandalo Watergate. Era anche l’anno in cui si disputò una leggendaria partita di tennis nota come la battaglia dei sessi. All’epoca l’ex campione di tennis Bobby Riggs aveva affermato che le donne in questa disciplina erano inferiori agli uomini lanciandole una sfida. La King inizialmente rifiutò mentre aveva lanciato una vera e propria campagna per fare avere alle donne gli stessi premi in denaro degli uomini nei tornei di tennis. Al suo posto sfidò Riggs l’all’epoca numero uno Margaret Court che venne battuta. Solo dopo un adeguato compenso finanziario la King decise di sfidare Riggs allenandosi duramente per batterlo in quella memorabile partita del 1973 in cui divenne la prima atleta donna a battere un uomo.

Il coming out

Nel 1981 in una causa patrimoniale con la sua ex segretaria con cui aveva avuto una relazione Billie Jean King fece coming out. Dovette lottare in seguito alle sue dichiarazioni per poter continuare a giocare per pagare le spese processuali ma non si è arresa di fronte alle discriminazioni diventando il capitano della nazionale americana di Fed Cup oggi conosciuta come la Billie Jean King Cup, il torneo mondiale femminile a squadre omologo della maschile coppa Davis.

Stefano Delle Cave

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