Per Israele non bastavano le bombe alle scuole in Palestina: ora si espande in Libano e le conseguenze sono destanti.

1600 raid in 24 ore. Almeno 558 il numero dei morti in Libano, 50 minori. Allestiti rifugi per 26mila persone, scuole e università chiuse. Questo è quel che ora sta avvenendo in Libano. Israele intende o no fermarsi?

Israele e le bombe alle scuole: in Libano una strategia mirata (già collaudata a Gaza)

Negli ultimi anni, il Libano ha vissuto un periodo di crescente instabilità a causa di conflitti persistenti e tensioni geopolitiche. L’escalation di violenze tra Israele e Hezbollah ha raggiunto nuove vette, culminando in un’intensificazione dei bombardamenti israeliani nel sud e nell’est del paese. Questo scenario ha portato alla chiusura delle scuole e delle università in tutto il Libano, un passo drammatico che riflette la gravità della situazione umanitaria e la necessità di proteggere la popolazione civile. La decisione di interrompere l’istruzione non è solo una risposta immediata all’emergenza, ma solleva interrogativi sulle reali motivazioni dietro gli attacchi israeliani e sull’impatto di questi eventi su una generazione già traumatizzata da decenni di conflitti.

Negli ultimi giorni, i raid aerei israeliani hanno colpito non solo obiettivi militari, ma anche infrastrutture civili, tra cui scuole e ospedali. Questa strategia, che può sembrare brutale e indiscriminata, sembra avere come obiettivo non solo di ridurre le capacità militari di Hezbollah, ma anche di seminare il panico tra la popolazione civile. L’attacco alle scuole rappresenta un attacco diretto al futuro di una nazione, privando i bambini e i giovani del loro diritto all’istruzione in un momento già critico. La chiusura delle scuole non è solo una misura di emergenza; è un sintomo della guerra in corso contro l’umanità, dove i diritti fondamentali vengono ignorati in nome della sicurezza nazionale.

La storia delle tensioni tra Israele e Libano e il ruolo della Comunità Internazionale

Israele e le bombe in Libano non sono una novità. La tensione tra i due non è un fenomeno recente. Risale al 1948, anno della creazione dello stato di Israele, e ha portato a numerosi conflitti, tra cui le guerre del 1982 e del 2006. Durante questi conflitti, il Libano ha subito devastazioni enormi, e Hezbollah è emerso come una forza significativa nella resistenza contro l’occupazione israeliana. Le cicatrici di questi scontri sono ancora ben visibili, e le popolazioni locali vivono sotto la costante minaccia di un ritorno delle violenze. L’attuale escalation non è solo una continuazione di questa storia, ma un’accelerazione delle tensioni che hanno reso il Libano uno dei teatri più instabili del Medio Oriente.

In questo contesto, è fondamentale che la comunità internazionale non volti lo sguardo di fronte alla sofferenza della popolazione libanese e palestinese. Gli attacchi indiscriminati da parte di Israele, che colpiscono civili innocenti in nome della sicurezza, sono una violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali. È essenziale una condanna chiara e forte dell’uso sproporzionato della forza, nonché un impegno attivo per una risoluzione pacifica del conflitto. La storia ha dimostrato che la violenza genera solo altra violenza, e che il dialogo e la comprensione sono l’unica strada verso una coesistenza pacifica.

Israele (a quanto pare) può espandersi senza problemi con vittime civili, bombe alle scuole e genocidi

La chiusura delle scuole in Libano è un tragico riflesso della guerra in corso e delle sue conseguenze devastanti. Colpire le istituzioni educative è un atto che va oltre il semplice danneggiamento delle infrastrutture; è un attacco diretto al futuro stesso di una generazione. In un contesto di crisi umanitaria e di violazioni dei diritti umani, è fondamentale che il mondo si unisca per porre fine a questa spirale di violenza e per costruire un futuro in cui i diritti di tutti i popoli siano rispettati e protetti. La vera pace può essere raggiunta solo attraverso il rispetto reciproco e il dialogo, non attraverso le bombe e la paura. Israele continua impuntito e le sue bombe da Gaza ora sono nel Libano e questo è preoccupante.

Che qualcuno applichi il diritto internazionale (sennò, a cosa serve?)!

Israele, nel perseguire la sua strategia di espansione territoriale, sembra agire con una sorprendente impunità, spesso a scapito della vita dei civili. I raid aerei indiscriminati, che colpiscono scuole e ospedali, rivelano una drammatica disconnessione dalla realtà umanitaria, alimentando accuse di genocidio e violazioni dei diritti umani. Le immagini delle vittime innocenti, tra cui donne e bambini, pongono interrogativi inquietanti sulla responsabilità internazionale e sull’efficacia delle condanne verbali. Mentre il mondo osserva, l’operato di Israele si manifesta come un’operazione militare che ignora le convenzioni internazionali, sollevando preoccupazioni su una possibile normalizzazione della violenza. In un contesto di crisi, le azioni israeliane sembrano favorire una logica di conquista che considera i diritti umani come un ostacolo alla sicurezza nazionale. Così, la sofferenza della popolazione civile diventa una triste nota a piè di pagina nella narrazione di una guerra che sembra destinata a perpetuarsi.

Maria Paola Pizzonia