La monarchia romana si riconduce, storicamente, a sette sovrani; più recentemente, l’Urbe ha incoronato il suo ottavo regnante, Francesco Totti. Enrico Brignano non ha la pretesa di aspirare al metaforico trono, ma questo non gli impedisce di tornare sul palcoscenico con una speciale dedica alla sua città. A trentacinque anni dalla prima, la commedia I 7 re di Roma, scritta da Gigi Magni e musicata da Nicola Piovani, tornerà in scena. Si partirà l’8 ottobre 2024, dal Sistina, dove lo spettacolo debutterà e proseguirà fino al primo dicembre, per poi spostarsi nei teatri di tutta la penisola, dall’Arcimboldi di Milano all’Augusteo di Napoli. A vestire i panni- anzi, le tuniche- di Romolo e soci, più altri quattro personaggi, sarà proprio il comico e attore originario di Dragona.
Lo show, prodotto da Vivo Concerti & Enry B. Produzioni, viene riletto in una chiave inedita, che rispetta la tradizione del grande classico del 1989, strizzando però un occhio ai giorni nostri. A curare i testi è stata Manuela D’Angelo, che ha adattato l’opera al pubblico odierno, ormai abituato a una certa rapidità, e ne ha ridotto la durata. Insieme al mattatore, una compagnia giovane e dinamica. Pasquale Bertucci, Lallo Circosta, Giovanna D’Angi, Ludovica Di Donato, Michele Marra, Michele Mori, Ilaria Nestovito, Andrea Perrozzi, Andrea Pirolli, Emanuela Rei ed Elisabetta Tulli si divideranno il palco. Ad occuparsi delle coreografie, Thomas Signorelli. Le scene sono affidate a Mauro Calzavara, il disegno luci a Marco Lucarelli e i costumi a Paolo Marcati.
Enrico Brignano: «I 7 re di Roma è lo spettacolo più impegnativo della mia carriera»
Alla conferenza stampa svoltasi, non a caso, nel cuore di Roma, al Campidoglio, sono intervenuti lo stesso Brignano e le istituzioni, rappresentate dal sindaco Roberto Gualtieri e dall’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, Alessandro Onorato. «Lo spettacolo racconta in chiave comica la leggenda di Roma.»– ha dichiarato quest’ultimo- «Credo sia importante ricordare e tramandare, anche in altre regioni e con una chiave più leggera, la storia millenaria della Capitale. Con la sua arte, Brignano può arrivare anche ai ragazzi più giovani, per far conoscere loro miti che magari non sanno. Ritengo poi prezioso l’omaggio a Gigi Proietti, uno degli artisti più importanti del nostro Paese e di Roma.».
Quella di Gigi Proietti, scomparso il 2 novembre 2020, a ottant’anni esatti, è una presenza-assenza al tempo stesso ingombrante e motivante per il neo-protagonista. L’indimenticabile cabarettista interpretò i ruoli principali nella prima edizione e, per il suo allievo e amico, il passaggio del testimone è un onore e una responsabilità. «Realizzare questo spettacolo, che reputo il più impegnativo della mia carriera», afferma quasi “frastornato” dall’emozione «per me significa rendere omaggio al mio maestro, Luigi Proietti. Così si faceva ancora chiamare quando entrai nel suo Laboratorio di esercitazioni sceniche.».
L’omaggio a Gigi Proietti
Da ragazzo, d’altronde, Enrico Brignano ha avuto la fortuna di assistere allo show originale, e di vedere il suo Maestro nelle vesti che ora sta per indossare. «Rimasi folgorato da lui.» -ricorda- «Tornai diciassette volte a vederlo.». Difficile non incappare nei confronti, ma il commediante romano ci ride su: «Lui, però, ai tempi aveva quarantanove anni, io ora ne ho cinquantotto. I personaggi che interpreto sono undici, dovrò preparare gli integratori e ho già un team di fisioterapisti pronto». Brignano riflette sulla scelta di farsi carico di un tale onere: «Mi mancava una commedia grande come questa.», ammette, «Mi sono chiesto “Ma perché lo faccio? Quanta fatica mi costa?” e so che mi converrebbe fare un’altra cosa. Anche perché penso allo scontro diretto con una sorte di Giano Bifronte, una presenza incombente che è quella di Gigi Proietti. Vi assicuro che è presente sistematicamente nella mia testa.».
Impossibile poi resistere a una battuta: «Io, per arrivare qui oggi a parlare di uno spettacolo teatrale in Campidoglio ci ho messo quarant’anni. Ventuno chilometri da Dragona al Campidoglio, in quarant’anni. Pensa che traffico ho trovato.». Tornando serio: «Si tratta, però, di un traffico giusto. La meta, almeno questa per me lo è, poi da qui partiranno forse altre strade, ha molto più valore perché desiderata a lungo.».
Enrico Brignano: «I 7 re di Roma è una fiaba della buonanotte per i miei figli»
Tra gli ideali destinatari della nuova versione de I 7 re di Roma, per ammissione dello stesso Brignano, ci sono i suoi figli. «Ho una bambina di sette anni e un piccoletto di tre. Per fortuna mia e di mia moglie (la conduttrice e attrice Flora Canto, ndr.) amano addormentarsi con una fiaba della buonanotte. Ho pensato, quindi, che non ci potrà mai essere una favola più bella di quella di Roma, e così ho voluto raccontar loro le gesta di Romolo, Numa Pompilio etc.. Vi assicuro che vedere Niccolò cantare Fauno Luperco è uno spettacolo meraviglioso, io vorrei mandare in scena lui e limitarmi a parlare degli introiti con il commercialista, ma purtroppo non si può.». Mettendo da parte le aspirazioni genitoriali, il focus dello show è sui giovani; un modo fresco e divertente per permettere anche alle nuove generazioni di ripercorrere i primi secoli dalla fondazione della capitale.
Roma è da sempre croce e delizia per i suoi cittadini. Le difficoltà delle amministrazioni nel gestire la quotidianità della città, dai mezzi di trasporto ai cantieri, passando per scioperi e una disorganizzazione generale, sono un biglietto da visita poco gratificante agli occhi del mondo, ma tristemente vero. Giocando, ma non troppo, con Gualtieri, Brignano s’impegna a diffondere la parte bella della sua terra, quella che profuma di storia e di arte. Al resto, dovrà pensare lo Stato. «Il mio desiderio è celebrare Roma, portarla in giro per tutta Italia, anche dove non siamo ben visti. Voglio esportare modi di dire che al nord non conoscono e far sì che diventino di tutti. Voglio che gli stessi romani ricordino la fortuna che hanno ad abitare qui. Quando attraversano un ponte, quando parcheggiano accanto a una pietra miliare o a un monumento, voglio che sappiano dove si trovano. Non dobbiamo pensare solo alle buche e ai cinghiali in giro per le strade. Quelli sono problemi reali e da risolvere, certo. Però Roma è Roma, e non dobbiamo mai smettere di amarla.».
Federica Checchia
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