Nel 1900, la cinepresa di Georges Méliès, noto ai più come il padre della regia cinematografica, catturò una serie di scene a inquadrature fisse sulla vita di Giovanna D’Arco, l’eroina francese che salvò la sua patria durante la Guerra dei Cent’anni. Il cortometraggio in bianco e nero della durata di dieci minuti, modernissimo per i suoi tempi, ad oggi rappresenta un tassello importante della storia del cinema nonché il primo biopic femminile di cui abbiamo testimonianza.

Quello del genere biografico è un tema particolarmente discusso nell’ambito della cinematografia: si tratta di un genere a sé stante o di un curioso ibrido che di volta in volta si adatta al profilo del protagonista di cui si raccontano gioie e tribolazioni? Difatti, il racconto di una vita realmente esistita non può prescindere dalla cornice di dramma che consente al protagonista di reagire, fornendo alla regia e alla sceneggiatura quella che è la trama della storia. Ora, la questione è tutta imperniata sul concetto di ricostruzione. Il film biografico ricostruisce, si affida a diverse fonti e delinea un profilo tutto nuovo di un volto già noto, scegliendo di rivelare questo o quell’aspetto della sua personalità. E Pablo Larraín, promettente regista cileno, questo lo sa bene tanto che ha deciso di dedicare al genere biografico un’intera trilogia, tutta al femminile.

Pablo Larraín: Dal cinema politicamente impegnato all’introspezione del biopic

Natalie Portman nel ruolo di Jacqueline Kennedy in una scena del film Jackie - Photo credits hubpages.com
Natalie Portman nel ruolo di Jacqueline Kennedy in una scena del film Jackie – Photo credits hubpages.com

Cresciuto in una famiglia di indirizzo politico conservatore, Larraín incentra i primi film della sua carriera sulla situazione geopolitica degli anni Settanta e degli anni Ottanta del suo Paese natale. Difatti, dirige il film Tony Manero nel 2008, per poi continuare con Post Mortem del 2010 e chiudere la trilogia con No – I giorni dell’arcobaleno del 2012, quest’ultimo candidato agli Oscar come miglior film straniero. Le pellicole indagano la tragica situazione del Cile durante il ventennio della dittatura di Pinochet e, ad oggi, si presentano come tasselli significativi della cinematografia sudamericana moderna. Ma è dopo l’uscita nelle sale di pellicole drammatiche come Il Club del 2015 e Neruda, film con cui inizia ad addentrarsi nel terreno del biopic, che il cineasta ha deciso di dedicarsi al genere biografico, sempre in bilico tra dramma e storia.

Nel 2016 apre la trilogia dedicata ad alcuni dei volti femminili più noti del ventesimo secolo, il film Jackie, interpretato da Natalie Portman e incentrato sul turbinio emotivo da cui l’ex first lady americana fu travolta dopo l’uccisione di suo marito, il presidente John Fitzgerald Kennedy. La pellicola fu un grande successo oltre che per regia e sceneggiatura, per la magistrale interpretazione della Portman, che le valse una candidatura come miglior attrice protagonista. Nonostante qualche ritrosia iniziale riguardo al genere biografico, il cineasta cileno racconta di aver instaurato un legame emotivo con il personaggio di Jacqueline Kennedy e di aver accettato l’offerta di dirigere il film proprio per questa motivazione. E sarà proprio il fattore psicologico ad assumere sempre più rilevanza nella cinematografia del regista, come è evidente nel biopic dedicato alla principessa più amata della storia contemporanea.

Pablo Larraín: Il punto di vista delle donne nel film dedicato a Lady D

Con Jackie, Pablo Larraín ha aperto le danze ad un nuovo genere cinematografico, quello del biopic, in cui ha dimostrato di riuscire a destreggiarsi con indiscussa abilità. Ed è per questo che nel 2021 la sua cinepresa abbandona il Paese a stelle e strisce degli anni Sessanta per calarsi nell’Inghilterra degli anni Novanta, nella residenza di campagna della famiglia reale inglese. È in questa meravigliosa località che il regista ambienta Spencer, il film sceneggiato da Steven Night e presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Si tratta di un viaggio nella psiche dell’amata principessa del Galles che, interpretata da Kristen Stewart, si rivela al pubblico in tutta la sua fragilità, in un continuo alternarsi di elementi di verità e di finzione.

Come Jackie, Spencer fornisce una nuova chiave di lettura degli eventi che, nel caso della coppia reale inglese, hanno portato alla separazione. Il punto di vista è quello di Diana, catapultata in un mondo in cui “passato e presente sono la stessa cosa”, per citare una scena del film, in cui la tradizione si fa sempre più invadente, talvolta risucchiante. La scrittura, la regia, la capacità delle attrici di farsi travolgere e di travolgere, le musiche, i silenzi: sono questi gli elementi che hanno permesso a Jackie e a Spencer di entrare negli Annales della cinematografia contemporanea che si impegna a rivisitare il genere del biopic sotto una luce tutta nuova.

L’ attesa per il biopic al femminile sulla vita di Maria Callas, in uscita nel 2025

Due prove di così grande successo non potevano non prevedere un terzo esperimento destinato a chiudere la trilogia sulle donne più amate del Novecento. Ed è per questo motivo che il regista ha da diversi mesi annunciato il suo prossimo progetto: un lungometraggio sulla vita dell’iconica soprano di origine greca, Maria Callas. La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale in occasione della 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stata accolta favorevolmente dalla critica, tanto per il lavoro registico quanto per l’interpretazione di Angelina Jolie nel ruolo della protagonista. Il film ripercorre gli ultimi anni della vita della Callas tramite un espediente già usato nel precedente Jackie, l’intervista, che evidenzia maggiormente il forte interesse del regista a mettere in luce il punto di vista della protagonista, sollecitata a parlare di sé e degli eventi che ne hanno sconvolto o addolcito l’esistenza.

Il film Maria sarà distribuito nelle sale italiane a partire dal 1º gennaio 2025 e vede, accanto alla Jolie, i nostrani Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher che interpretano i confidenti più leali della diva greca, il suo maggiordomo e la sua governante. Certo, le aspettative per il prossimo film del regista cileno sono alte considerando il prestigio dei lavori precedenti, ma se le premesse sono queste potrebbe essere legittimo pensare che possano di gran lunga essere superate. Ci auspichiamo infatti che, in uno slancio orientato alla pura cinematografia biografica, il regista cileno faccia del biopic il suo cavallo di battaglia, regalandoci nuove lenti da cui leggere o ri-leggere le vite di donne che, salvando la Francia dalla Guerra dei cent’anni come nel film di Méliès o istituendo con la propria voce un nuovo e inarrivabile archetipo canoro, hanno in qualche modo fatto la Storia.

Ludovica Povia

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