Israele attacca e sfida l’Italia e l’ONU con un attacco diretto e senza precedenti alle basi UNIFIL, è inaudito.

L’attacco recente di Israele contro le basi della missione UNIFIL (Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano) ha destato sconcerto e preoccupazione nella comunità internazionale, suscitando condanne sia dai Paesi coinvolti che dall’Unione Europea. L’attacco sembra essere mirato a scoraggiare la presenza dei caschi blu, possibili “testimoni scomodi” delle future operazioni israeliane nella regione. Qualificate fonti di sicurezza ritengono infatti che Israele voglia spingere UNIFIL a ritirarsi, in modo da poter pianificare interventi in Libano senza interferenze.

Israele attacca l’Italia e ONU

L’attacco di Israele contro la missione UNIFIL ha avuto un impatto particolarmente drammatico sull’Italia, che ha subito danni alle proprie basi e feriti tra i suoi soldati. L’Italia, infatti, è il Paese che contribuisce maggiormente alla missione UNIFIL, con circa 1.200 soldati impegnati in operazioni di peacekeeping nel sud del Libano. Durante l’attacco, truppe israeliane hanno colpito il quartier generale di UNIFIL e la base italiana 1-31, dove i caschi blu si sono rifugiati in un bunker. Oltre ai danni strutturali, due caschi blu indonesiani sono rimasti feriti, di cui uno in gravi condizioni, mentre i soldati italiani hanno subito danni alle loro attrezzature e ai sistemi di comunicazione.

L’indignazione italiana non si è fatta attendere: il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha convocato l’ambasciatore israeliano per esprimere la condanna del governo e ha ribadito che né l’ONU né l’Italia “prendono ordini da Israele”. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che questo attacco rappresenta un “atto inammissibile,” e l’intero governo italiano ha sottolineato che tali atti non solo minacciano la sicurezza dei caschi blu, ma danneggiano anche il ruolo cruciale che UNIFIL svolge nella regione. Nonostante l’intimidazione, UNIFIL ha risposto con fermezza, ribadendo la propria determinazione a restare sul campo e a mantenere il mandato conferito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Un attacco mirato e senza precedenti: le reazioni della comunità internazionale

Questo attacco rappresenta un’escalation senza precedenti: per la prima volta, le truppe israeliane hanno colpito deliberatamente UNIFIL, il contingente di pace dell’ONU in Libano, una missione sostenuta anche dall’Unione Europea e da numerosi Paesi che partecipano con i propri soldati. L’alto rappresentante dell’UE, Josep Borrell, ha condannato con decisione l’attacco, definendolo “inammissibile e ingiustificabile.” Le parole di Borrell riflettono un’Europa sgomenta, che vede minacciata la propria influenza diplomatica nella regione e il proprio impegno nella missione di pace.

Human Rights Watch ha richiesto un’inchiesta internazionale, affermando che l’attacco costituisce una violazione delle leggi di guerra. Secondo l’organizzazione, i peacekeeper dell’ONU sono da considerarsi civili ai fini del diritto internazionale, e qualsiasi attacco deliberato nei loro confronti è assimilabile a un crimine di guerra. Questo attacco è quindi non solo un’azione militare, ma un chiaro insulto al sistema di garanzie internazionali.

Israele vuole un’escalation? La non curanza delle conseguenze internazionali

Secondo l’analista Gregory Alegi della Fondazione Icsa, si tratta del primo attacco diretto contro UNIFIL, un evento senza precedenti che pone l’ONU di fronte a una nuova crisi in Medio Oriente. Le truppe israeliane avrebbero colpito i caschi blu come segnale di sfida all’ONU, a dimostrazione di quanto la percezione di Tel Aviv verso l’organizzazione sia cambiata nel tempo. Negli ultimi decenni, i rapporti tra Israele e l’ONU si sono progressivamente deteriorati. Ricordiamo, ad esempio, che nel 1975, una risoluzione ONU definì il sionismo una forma di razzismo, una decisione poi ritirata nel 1991.

Israele, a quanto sembra, potrebbe tentare di sostituire UNIFIL con una forza internazionale alternativa che risulti più malleabile. Media libanesi, vicini a Hezbollah, riportano che Israele starebbe cercando il supporto degli Stati Uniti per modificare la risoluzione 1701 dell’ONU. Tale mossa potrebbe facilitare l’ingresso di una forza che Tel Aviv considererebbe meno ostile alle proprie operazioni.

Israele attacca ONU: implicazioni per la sicurezza regionale

Questo attacco potrebbe segnare un punto di svolta nelle relazioni tra Israele e i Paesi arabi moderati. Gli attacchi contro UNIFIL potrebbero infatti compromettere il supporto che questi Paesi – interessati a contrastare l’Iran – forniscono a Israele. La situazione è particolarmente delicata con la Giordania, la cui opinione pubblica è già sensibilizzata contro l’azione israeliana.

Sebbene sia improbabile che l’ONU possa adottare risoluzioni di condanna senza incorrere nel veto al Consiglio di Sicurezza, la questione potrebbe essere sollevata all’Assemblea Generale. Tuttavia, qualsiasi tentativo di agire attraverso questo canale verrebbe percepito come simbolico e privo di reale incisività.

La comunità internazionale dovrà quindi decidere se riformare il mandato di UNIFIL o persino rafforzarlo, considerato il quadro sempre più instabile. La difesa dei peacekeeper, infatti, è tecnicamente consentita, ma il rischio di un’escalation militare è alto, e potrebbe spingere il Consiglio di Sicurezza a prendere una decisione più forte, sotto la pressione dei membri dell’UE e dei Paesi donatori di truppe per la missione.

Israele non può toccare anche ONU e UNIFIL, dobbiamo fare qualcosa

Israele, con questo attacco, non si limita più a violare le norme di diritto internazionale, ma sembra voler sfidare apertamente l’intero sistema di tutele geopolitiche costruito in decenni di diplomazia e sacrifici. Attaccare un contingente dell’ONU non è soltanto un atto di guerra, ma un insulto all’intera comunità internazionale e ai suoi apparati diplomatici. Se la comunità internazionale permetterà che Israele continui a intimidire e attaccare i peacekeeper, rischiamo di assistere all’erosione del già fragile equilibrio di poteri che governa la geopolitica globale.

Lasciare che Israele continui a colpire UNIFIL è non solo una minaccia per la stabilità in Medio Oriente, ma anche un’umiliazione per noi tutti: vuol dire accettare che uno Stato possa agire impunemente, sputando sui valori fondamentali su cui si regge il diritto internazionale. Ogni colpo inflitto a UNIFIL è un colpo inferto alla diplomazia, alla sicurezza e alla stessa idea di pace sostenibile. Con questo attacco, Israele non sta solo sfidando l’ONU; sta sfidando ciascuno di noi e il sistema stesso che rappresentiamo. Non possiamo permetterci di rimanere inerti di fronte a questa umiliazione, che rischia di far crollare tutto ciò che abbiamo costruito nella storia recente per proteggere la pace e la stabilità globale.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine