È possibile lasciare un bambino a digiuno per un debito di nove euro non saldato? A quanto pare sì. È accaduto in una scuola materna di Sulmona, in provincia dell’Aquila; ad un bimbo di appena quattro anni non è stato consegnato il pranzo, a causa di un ticket, dell’ammontare di otto euro e novantasette centesimi, che i genitori avevano dimenticato di pagare. Il personale scolastico non ha servito alcun cibo al piccolo, che è stato però aiutato dai suoi compagni di classe, che hanno condiviso con lui le loro porzioni. Stando alle testimonianze, l’alunno si sarebbe messo a piangere dopo aver capito che non avrebbe potuto mangiare il prosciutto cotto («il mio preferito»). A sfamarlo, solo qualche forchettata di gnocchi offertagli dagli amichetti.
L’istituto ha contattato la famiglia, sollecitandola ad adempiere alla piccola mancanza. Il Comune di Sulmona ha fatto sapere di aver informato per tempo la madre e il padre dello studente, e che questi sarebbero quindi «pienamente responsabili dell’inconveniente». Il sindaco Gianfranco Di Piero ha dichiarato: «Escludo in maniera categorica che il minore sia stato lasciato senza cibo. Se è mancato il secondo si può sicuramente parlare di disguido. Mai è stato negato il cibo per morosità anche quando i debiti accumulati erano più consistenti. A differenza degli anni passati, le famiglie vengono ora avvisate tramite messaggio dalla piattaforma. Questo onde evitare di accumulare debiti. Messaggio che il padre del minore ha ricevuto.».
Bambino senza cibo per ticket non pagato: la rabbia del papà
Il padre del bambino ha raccontato a Il Messaggero: «Mi hanno chiamato dalla scuola, dicendomi di andare a riprendere mio figlio perché per lui non c’era da mangiare. È stata una scena imbarazzante e umiliante, altamente diseducativa e lo dico da insegnante.». Ha poi aggiunto: «Ci hanno lasciati tre settimane senza refezione scolastica. Costretti ad andare a riprendere i nostri figli a scuola anticipatamente, perché a quell’età non potevano neanche portare il cibo da casa. Da noi pretendono la massima puntualità. Loro invece, possono fare il ritardo che vogliono impunemente.».
«Non mi è arrivata nessuna comunicazione sul portale dell’esaurimento del credito e io, francamente, non me ne sono accorto»-ha continuato l’uomo- «È un’assurdità, tenendo conto che fino al 21 ottobre ci hanno lasciati senza mensa». Ha infine concluso: «Come genitore e come insegnante sono molto arrabbiato. Al di là di tutto penso ai risvolti sociali della vicenda. Io sono un insegnante e ho potuto chiedere un permesso d’urgenza per uscire prima da scuola e andare a riprendere mio figlio. Mi domando, però, cosa sarebbe accaduto se fosse successo a un’altra famiglia, magari con i genitori che lavorano entrambi e che non hanno flessibilità o sono fuori sede. Cosa ne sarebbe stato di quel bambino? Lo avrebbero lasciato a digiuno? Messo in disparte in attesa che finissero di sparecchiare? È un metodo intollerabile e che non aiuta a formare i ragazzi.».
Federica Checchia
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