Il 21 Aprile 2002, sul quotidiano spagnolo “El Pais”, lo scrittore premio Nobel José Saramago pubblica un articolo in cui si scaglia duramente contro la politica aggressiva e colonialista di Israele nei confronti del popolo palestinese. L’articolo dal titolo: dalle pietre di Davide ai carri armati di Golia suscita reazioni di sdegno nelle comunità ebraiche di tutto il mondo, soprattutto perché pare che Saramago sia contro Israele, sì, ma anche contro il popolo ebraico, in quanto “popolo eletto” che sfrutta la sua religione (e le persecuzioni del passato) per sottomettere e perseguitare altri popoli.

Saramago contro Israele

Ph: all-about-portugal.com

“Per Saramago, gli ebrei sono differenti, sono malevoli, potenti, razzisti, mostruosi. È difficile immaginare un altro prominente intellettuale europeo scrivere una simile diatriba contro un altro gruppo etnico.” Daniel Goldhagen, figlio di sopravvissuti all’Olocausto e ideatore della tesi dell’antisemitismo eliminazionista, rimase sorpreso dalla condanna espressa nell’articolo, e con lui molti esponenti dell’intelligencija democratica americana. Ma per suscitare tali reazioni, José Saramago mostrò davvero dell’odio antisemita, o espresse una sua legittima posizione politica?

Nell’articolo l’autore ripercorre con taglio freddo e cinico la leggendaria storia biblica di Davide e Golia. Secondo Saramago, il pastore israelita non l’avrebbe avuta vinta sul gigantesco filisteo per astuzia o perché benedetto da Dio, come tramandano le scritture. Avrebbe vinto soltanto perché portava con sé un’arma a lunga gittata e la sapeva maneggiare. La fionda di Davide viene paragonata a una pistola contro cui un uomo a mani nude, per quanto forzuto, non può fare nulla. Saramago distingue tra la modesta verità storica e la verità mitica, grazie a cui le religioni creano il loro immaginario di tradizione e dominio.

Davide oggi si è trasformato in Golia. Con questo semplice assunto l’autore ribalta la verità mitica propagandata da Israele. Lo stato ebraico adopera mezzi per schiacciare il nemico palestinese che rendono lo scontro impari, e per giustificarsi usa idee fanatiche come quelle della grande Israele, del popolo eletto, dell’impunità assoluta perché loro hanno subito Auschwitz e gli altri no. D’altra parte, afferma Saramago, Le pietre di Davide hanno cambiato mano, ora sono i palestinesi che le lanciano. Golia sta dall’altra parte, armato ed equipaggiato come non lo è mai stato alcun soldato nella storia delle guerre.

La polemica sulle vignette anti-islamiche

Il quotidiano danese Jyllands-Posten pubblicò, nel settembre 2005, una dozzina di illustrazioni satiriche sulla figura di Maometto. In una di esse, il profeta dell’Islam è raffigurato con una bomba al posto del turbante. La reazione oltraggiata del mondo islamico non si fece attendere. Secondo il Corano, infatti, qualsiasi rappresentazione del profeta è da considerarsi blasfema e assolutamente sacrilega, figurarsi una rappresentazione parodistica.  

Undici ambasciatori di Paesi arabi in Danimarca chiesero con urgenza un incontro con il premier danese, aprendo una crisi diplomatica diffusa. Il 30 gennaio 2006 il personale volontario norvegese nella striscia di Gaza venne evacuato, e il governo avvertì i connazionali di non recarsi nei territori dopo le minacce dei fondamentalisti. A febbraio venne sferrato un attacco all’ambasciata danese a Giacarta: un gruppo di islamici irrompe nell’edificio e costringe l’ambasciatore a delle scuse formali.

Di fronte a queste palesi violenze nei confronti della libertà d’espressione, ci si sarebbe aspettati da parte di uno scrittore arguto come Saramago un commento sferzante, in difesa della laicità della stampa. Invece l’autore si pronunciò in questo modo: Quello che mi ha davvero spiazzato è l’irresponsabilità dell’autore o degli autori di quei disegni. Alcuni ritengono che la libertà di espressione sia un diritto assoluto. Ma la cruda realtà impone dei limiti. Questa presa di posizione ha generato diverse polemiche. Molti giornalisti hanno accusato Saramago di avere un pensiero doppio, perché non ha difeso quella libertà di pensiero e di espressione di cui si è avvalso nell’articolo pubblicato su “El Pais” per attaccare lo stato ebraico.

Lorenzo La Rovere

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