José Saramago: dalla letteratura portoghese al premio Nobel

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Di Martina Puzone

Nato il 16 novembre 1922 in Portogallo, José Saramago ha vissuto sulla propria pelle gli anni di censura dovuti al regime salazarista. Si afferma come narratore, poeta e drammaturgo tra gli anni Settanta e Ottanta nella letteratura portoghese, insieme ad altri artisti: Antonio Lobo Antunes e José Cardoso Pires. L’autore è schietto, ha sempre mostrato una certa abilità nello scrivere trame brillanti, intrise di capacità evocativa, in grado di reinterpretare la realtà e mostrarci ciò che al nostro occhio può sfuggire. Una scrittura che parla del passato e del presente, in grado di affrontare varie epoche storiche anche con una certa ironia, fornendo una visione potente e veritiera spesso velata dall’uso di allegorie.

José Saramago: pensiero e opere

José Saramago – Photo Credits Lastampa.it

Saramago prende le mosse dalla letteratura d’avanguardia e dal grande insegnamento di Pessoa. Nelle sue opere migliori riesce ad unire una prosa magmatica, fondata sul monologo interiore di derivazione joyciana e sul gusto dell’oralità, all’inclinazione postmoderna per la narratività e per il romanzo storico. Tra le sue opere più importanti, soprattutto degli anni Ottanta, apre la serie Una terra chiamata Alentejo , un romanzo-saga che tratta delle prime lotte contadine portoghesi alla rivoluzione del 1974.

Seguono Memoriale del convento e L’anno della morte di Ricardo Reis, probabilmente il suo capolavoro. Rientra nel genere fantastico, rivolto a cogliere l’irrealtà del reale, in modi densamente problematici ma sempre affascinanti. Il successivo è La zattera di pietra, dove s’immagina che la Penisola iberica si stacchi dal resto dell’Europa e cominci a errare nell’Oceano Atlantico alla ricerca di un nuovo destino. Più recenti sono Il Vangelo secondo Gesù, Cecità e La Caverna.

L’anno della morte di Ricardo Reis

Un romanzo complesso in cui confluiscono le tendenze magiche e surreali e l’angosciosa ricerca di sé di Pessoa. Evidente è il tema del “doppio” di derivazione pirandelliana, il monologo interiore e la magmaticità dell’Ulisse di Joyce, la volontà descrittiva e oggettivistica di Robbe-Grillet. Questi elementi e le tecniche avanguardistiche sono assorbite in una scrittura e struttura in grado di narrare e ricostruire una situazione storica o una vicenda che può essere apparentemente reale.

Ad esempio Ricardo Reis è per un verso un fantasma (una delle incarnazioni fantastiche di Pessoa), per un altro è un uomo che scende da un piroscafo a Lisbona, una notte di fine anno del 1935. Qui è protagonista di situazioni irreali, ma anche di altre verosimili e storicamente documentabili. Il romanzo è insieme storico e realistico, fantastico e surreale, la rappresentazione di quel che accade in Portogallo nel 1936, quando il dittatore Salazar si allea con Mussolini e Hitler. Si sovrappongono due temi diversi: quello della storia oggettiva e quello interiore del personaggio, che vive una sua vita segreta fra pensieri e fantasmi.

José Saramago: premio Nobel

Nel 1998 l’Accademia di Svezia gli ha conferito il premio Nobel per la letteratura perché considerato l’uomo delle battaglie civili e per le sue doti di scrittura: ” […] con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare.” Saramago è stato uno scrittore prolifico, una figura eclettica che ha visitato tanti generi: dalla poesia alla commedia, dalla narrativa alla saggistica. Un uomo affacciato sempre al mondo esterno, da cui traeva sempre ispirazione e al quale restituiva le proprie riflessioni senza censure.

Martina Puzone

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