Ansia, stress e paura sono comuni ai più, emozioni quasi all’ordine del giorno. I fattori scatenanti possono essere i più svariati, e cambiare da persona a persona. Quando, però, ad innescarle è sempre la medesima circostanza, anche in contesti innocui e con un’intensità talmente forte da risultare paralizzante, è probabile che, in questi casi, si parli di fobia.
Il termine fobia (dal greco φόβος, phóbos, “panico”) sta ad indicare una persistente ed irrazionale paura di fronte a situazioni, attività, cose, animali o persone, talmente forte da diventare limitante per chi la prova, pur non rappresentando un reale pericolo per la persona. Alcune di esse, dall’aracnofobia (timore dei ragni) all’agorafobia (evitamento di luoghi aperti affollati) sono molto note; altre, al contrario sono davvero specifiche e particolari e, per questo, poco conosciute. Ne abbiamo selezionate alcune ma, prima di approfondirle, è bene ricordare come ognuna di queste fobie racconti qualcosa della storia di una persona e, per questo motivo, non sia giusto ridere di chiunque ne soffra.
Fobie insolite: dal burro d’arcachidi ai palloncini
Arachibutirofobia. In questo caso, la paura non riguarda tanto il burro d’arachidi in sé, quanto il fatto che questo rimanga attaccato sul palato. Quando la fobia è grave, chi ne soffre tende ad evitare del tutto il consumo dell’alimento e di qualsiasi cibo abbia una consistenza simile. Si tratta di un disturbo raro che, tendenzialmente, viene associato al timore di sostanze appiccicose e della conseguente possibilità di rimanere strozzati.
Omfalofobia. La fobia, stavolta, riguarda l’ombelico; quello degli altri in primis ma, talvolta, anche il proprio. Chi ne rifiuta totalmente la vista arriva addirittura a tenerlo sempre coperto, anche con delle bende, per evitare di trovarsi faccia a faccia con esso quando si va a fare la doccia o, in generale, mentre ci si sveste. Spesso, in oltre, si evitano quei luoghi in cui è altamente probabile incappare in un pancino scoperto, dalla spiaggia alla palestra.
Globofobia. I palloncini possono essere un divertente ricordo d’infanzia, e di quando, da bambini, ci venivano regalati, magari durante una festa di paese. Di solito vengono collegati a compleanni e altre ricorrenze gioiose, ma c’è chi ne è letteralmente terrorizzato. La stessa vista del palloncino può generare ansia; si teme lo scoppio di esso e si entra in uno stato d’inquietudine prima ancora dell’esplosione. Generalmente, questa paura deriva da esperienze traumatiche risalenti all’infanzia.
Fobie: parenti serpenti e parole troppo lunghe
Coreofobia. Ballare è un’occasione di sfogo e divertimento, ma non per tutti. A volte si tratta, “semplicemente”, di ansia sociale o agorafobia, ma altre la paura è a sé stante, e riguarda nello specifico la danza. Ci si sente goffi, impacciati e inadeguati a scendere in pista e, per questo motivo, si può sviluppare un vero e proprio rifiuto, che può condurre alla fobia.
Singenesofobia. I parenti riuniti per feste e celebrazioni possono essere impegnativi, si sa. Talvolta, però, lo stress di dover raccontare alla zia di secondo grado che no, non c’è nessun fidanzatino, degenera in una paura vera e propria. Nonni e cugini riuniti in salotto possono scatenare veri e propri attacchi di panico, che portano l’angoscia in una dimensione patologica.
Hippopotomonstrosesquipedaliofobia. Paradossalmente, il nome di questa fobia sta ad indicare la paura delle parole molto lunghe; un disturbo che impedisce a chi ne è affetto anche di leggere o pronunciare a voce alta il nome della propria malattia. Poiché sesquipedale (lungo un piede e mezzo) viene descrive testi e termini conplessi e ampollosi (reminescenza dell’oraziano sesquipedalia verba), la paura avrebbe potuto chiamarsi così. L’aggiunta di ippopotami (hippo) e mostruosi (monstro), indica l’origine ironica del termine.
Fobofobia. La paura genera altra paura, e si finisce per averne… paura. La fobofobia, letteralmente il timore di avere una fobia, innesca un effetto domino che porta chi ne soffre a vivere in un costante stato d’inquietudine. Solitamente questo disturbo insorge in persone che hanno già problemi relativi ad ansia e attacchi di panico. Si tende, dunque, a tenere a distanza tutte quelle situazioni che potrebbero provocare disagio, angoscia e, conseguentemente, aumentare il rischio di sviluppare nuove fobie.
Federica Checchia
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