Nato in Nigeria e naturalizzato italiano, Toni Iwobi è il primo senatore di colore nella storia della Repubblica. E’ anche il massimo esempio di integrazione.
Chi è Toni Iwobi
Toni Iwobi è nato nel 1955 a Gusau, nel nord della Nigeria. Dopo la laurea in informatica negli Stati Uniti arriva in Italia, nel 1976. Si stabilisce prima a Perugia, poi a Spirano, nella Bergamasca. Nel 1993 si iscrive alla Lega Nord, venendo eletto nel consiglio comunale del suo paese, dove resta fino al 2014. Proprio nello stesso anno Matteo Salvini lo nomina Responsabile del Dipartimento Immigrazione e Sicurezza della Lega.
Ha fatto diversi lavori e da una quindicina d’anni ha fondato la Data Communication labs, una piccola azienda informatica con dodici dipendenti che fornisce servizi IT ad aziende e istituzioni. (Nota: sul sito della società c’è una nota in cui sono segnati in grassetto gli sgravi fiscali previsti dal Piano Industria 4.0, varato dal Governo Renzi nel 2015).
Cosa pensa Toni Iwobi
Pochi giorni fa un mio contatto su Facebook ha pubblicato questo video:
Toni Iwobi ha un’aria pacifica e rassicurante, si dichiara orgogliosamente Leghista, ringrazia Matteo Salvini e i suoi elettori. E’ italiano sulla carta e nel cuore, sente di esserselo guadagnato con sacrificio, sente la responsabilità del suo nuovo ruolo e crede sia il momento di restituire con il servizio ciò che l’Italia gli ha dato.
Devo ammettere, Toni Iwobi mi ha colpito: un immigrato arrivato in Italia da quarant’anni che crea una sua attività e milita nel partito collocato più a destra dell’arco parlamentare. Viene candidato e diventa il primo senatore di colore della storia d’Italia
In un’altra occasione ha dichiarato «Sono di colore e sono della Lega, e allora? Se crede che le due cose siano in contraddizione, si sbaglia. Le chiedo: c’è forse scritto da qualche parte che un nero non può votare a destra? L’Italia è o no un paese democratico? Sì, e quindi ho il diritto di appartenere all’area politica che voglio. E io sono Lega dal 1993, da quando era federalista. E ci credo ancora».
Toni Iwobi è un nostro cortocircuito
Io non ci vedo nulla di sbagliato in queste parole anzi, secondo me rappresentano la massima espressione di integrazione. Iwobi ha ragione: un nero può votare a destra. I problemi casomai sono la Lega e le sue idee, ma è un altro discorso. Ciò che conta è che Toni Iwobi, in quanto esponente di quel partito, è l’integrazione è un processo che sfugge totalmente alle dottrine e alle catalogazioni.
Nel nostro paese il dibattito sul tema si presenta – almeno nella forma – come una visione binaria, concetti che sfociano nella tifoseria con estrema facilità. A quest’accezione non sfuggono le rappresentazioni di Salvini e della Lega, dipinti come il m ale assoluto. Iwobi si innesta nella narrazione come un punto di frattura, rompendo il processo e portandolo su un piano diverso. Ribadisco: sono una persona di sinistra, non voterei mai e poi mai la Lega, non sono d’accordo con nemmeno una delle loro proposte. Non sto qui a trovare giustificazioni o un ammorbidimento del lettore. Il mio ragionamento punta il focus sulla figura Toni Iwobi, il significato che esprime.
E’ un uomo sulla sessantina, di colore, con idee di destra, militante di un partito della destra populista, contrario all’immigrazione clandestina. Esce fuori dallo schema preconfezionato del leghista e la sua presenza, il suo essere di fatto un rappresentante del popolo italiano, è un passo in avanti. Quanti Toni Iwobi vivono in Italia? Quanti lavorano accanto a noi? Quanti dei loro figli condividono le scuole con i nostri? Alcuni di loro potrebbero essere interessati alla politica italiana, magari se potessero voterebbero. E parte di loro voterebbe anche a destra, come Iwobi.
Il nuovo sponsor dello Ius Soli?
Abbandonare le narrazioni calate dall’alto è utile a non cadere nella trappola del senso comune e impostare il ragionamento da una diversa angolazione. Paradossalmente il senatore è una picconata che inizia a scalfire il muro di diffidenza verso lo straniero. Ma c’è di più: Toni Iwobi, involontariamente, è uno sponsor per l’attesa legge sullo ius soli. Tutto sta a ragionarci sopra e capire che è giusto dare la cittadinanza agli immigrati di seconda generazione o a chi, come lui, è venuto qui, si è “dato da fare” nella scuola o nel lavoro, e può contribuire al nostro paese da cittadino italiano.
Toni Iwobi è un progresso della democrazia italiana, seppur collocato in una posizione opposta a quella “canonica”. Andrà in Parlamento e parlerà di espulsioni, di flat tax, di ruspe, dirà “Prima gli Italiani” gli slogan salviniani. Di fatto la pensa come oltre il 17% degli italiani, più integrazione di così?