Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award . Prendiamo il nostro aereo per oltrepassare l’Oceano ed andare a Los Angeles. Faremo un viaggio tra cinema e matematica affrontando un film che ha trionfato agli Oscar nel 2002 non senza qualche controversia. Abbiamo dedicato questa puntata ad “A Beautiful Mind” di Ron Howard
A Beautiful Mind, il fantastico universo di John Nash
Quando uscì nelle sale cinematografiche “A Beatiful Mind” fu senza dubbio il film che conferì per la prima volta un gran valore cinematografico alla vita di uno scienziato. Un ottimo risultato ottenuto grazie ad una regia perfettamente equilibrata di Ron Howard. Questi ha diviso questo lungometraggio sulla vita del famoso matematico John Nash in due parti. La prima è quella che ci catapulta in un mondo fatto di numeri e codici dove tutto sembra vero. La seconda dove invece lo spettatore realmente a contatto con uomo malato che affronta la sua malattia.
Quella di “A Beatutiful Mind” è ovviamente una biografia a tratti romanzata ma in modo perfetto. Questo anche grazie alla scelta di rappresentare i deliri schizzofrenici di Nash con tre personaggi reali a tutti gli effetti come un agente segreto della CIA, un compagno di stanzadell’università e la sua nipotina. Essi rappresentano un universo contrapposto a quello reale dove Nash è aiutato da Alicia, la donna che ama e che gli resterà accanto nonostante i suoi problemi mentali. Di grande aiuto ad Howard per raccontare la complessa e geniale mente del protagonista di questo film è stato un magistrale Russell Crowe qui in grande spolvero nei panni di Nash dopo i fasti di “Il gladiatore”.
L’anno di Il Signore degli Anelli
“ A Beautiful Mind” trionfò agli Oscar del 2002 sia per la regia e la sceneggiatura che per miglior film non senza qualche critica anche dello stesso Nash. Se il famoso matematico aveva apprezzato come fosse stata spiegata nel film la sua famosa Teoria dei giochi, non fu dello stesso parere per quanto riguarda la sua malattia. Nash infatti definì questo film “esagerato” dal punto di vista della rappresentazione delle sue allucinazioni. Per il famoso matematico si trattava solo di un miscuglio di pensieri e voci contenute nella sua mente e non rappresentazioni reali come si vedono nel film.
Al momento della vittoria di questa pellicola, infine, alcuni critici storsero il naso per il fatto che il primo capitolo di “Il Signore degli Anelli” venne incredibilmente ignorato per quanto riguarda i premi principali. Con “La Compagnia dell’Anello” l’Academy si era dimostrata ancora non pronta e restia a comprendere un film fantasy rivoluzionario come quello di Peter Jackson. Il riconoscimento effettivo del valore di questa saga avvenne solo due anni dopo con l’ultimo capitolo intitolato “Il ritorno del re”.
Stefano Delle Cave