La professione della sessuologa/o continua a mostrare profonde lacune sia a livello di diffusione che giuridiche, non godendo al contrario di altre discipline, di un adeguato riconoscimento.
Ho deciso di parlare con un esperto del tema: Fabrizio Quattrini.
Psicologo, sessuologo, docente di clinica delle Parafilie e della Devianza, sta rivoluzionando il panorama italiano del diritto alla consapevolezza e al piacere.
Cosa ti ha spinto a diventare sessuologo?
Fabrizio: Spesso prima di raccontare il mio percorso accademico professionale sottolineo che sono nato nel 1969 e rivoluzione sessuale a parte, reputo l’anno un buon numero per pensare alla professione sessuologica. Il mio percorso formativo è molto diverso da quello che a volte le persone si immaginano. Provengo da una formazione artistica, ho un diploma di Liceo Artistico e un passato anche nel mondo musicale. La psicologia mi ha sempre affascinato e quando ho pensato ad un percorso universitario ho immaginato che potesse essere il mio punto di arrivo professionale. L’arte è uno strumento che mi accompagnerà sempre, anzi mi permette di promuovere con creatività interventi e progetti sugli esseri umani e le istituzioni. La sessuologia è stato un passaggio intermedio. Ho avuto l’occasione di conoscere la tematica all’Università e ne sono rimasto ammaliato, colpito dalla potenza scientifica e culturale se rapportata alle relazioni umane. Ho capito che potevo aiutare gli esseri umani ad abbattere l’ignoranza, permettendo lavori costruttivi in materia di erotismo, affettività e sessualità. Mi sono laureato con una tesi sperimentale sulla Disforia di Genere, che alla fine dello scorso secolo era decisamente complessa e innovativa, nello specifico il percorso di transizione tra l’identità psichica e l’identità fisica delle persone transgender F to M (Female to Male).
Come sei riuscito a portare la sessuologia in televisione?
Fabrizio: Il mio primo programma è stato Sex Therapy dove insieme ad una collega aiutavamo coppie in crisi relazionale e sessuale. Il programma è stato un trampolino di lancio, per farmi conoscere al grande pubblico ed infatti da quell’esperienza sono seguiti altri spazi importanti come esperto sessuologo in programmi come Le Iene, Forum, in Barba a tutto con Barbareschi e molto più recentemente Matrimonio a Prima Vista. La TV è uno spazio pericoloso per un professionista e ho sempre pensato di provare a sfruttare l’occasione per promuovere una educazione sessuale rispettosa e consapevole soprattutto per gli Adulti. In realtà l’idea di esprimere contenuti spesso difficili da comprendere o pericolosi da argomentare, perché scomodi alla società, mi ha spinto a fare della mia opportunità televisiva una sorta di divulgazione scientifico sessuologica, Mi auguro di essere riuscito nell’intento
L’Italia sta cambiando?
Fabrizio: Relativamente alla sessualità penso che l’Italia abbia buone possibilità di ritenersi in cambiamento. Il rischio è che a volte per colpa di stereotipi difficili da sradicare il cambiamento appare lontano. Faccio un esempio. L’educazione sessuale, intesa come processo costruttivo e integrativo dello sviluppo dell’essere umano, ancora oggi resta di difficile gestione a livello politico e istituzionale. L’Italia è un paese che fatica a cambiare, forse perché troppo spesso ancorata alla radice cattolica, forse perché ha paura di affrontare realtà scomode, ma concrete e vincolate ad una ideologia maschilista, eterosessista, patriarcale.
Quali cambiamenti vorresti introdurre negli anni a venire?
Fabrizio: Riuscire a promuovere una visione della sessualità libera, consapevole e svincolata da false credenze penso possa rappresentare il cambiamento più rivoluzionario. Questo concetto l’ho rappresentato molto ampiamente nei miei scritti, uno tra i tanti il manuale Parafilie e Devianza edito da Giunti. Ho una mia idea relativa alla progettualità in ambito educativo affettivo – relazionale – sessuale: promuovere interventi mirati non solo ai ragazzi/e di ogni ordine e grado scolastico, ma integrare una formazione anche con gli adulti di riferimento, i caregiver, quindi genitori da un lato e insegnanti dall’altro. Questo potrebbe essere un reale cambiamento, che consente la possibilità di apprendere dall’esperienza e abbattere alcuni degli stereotipi che continuano a echeggiare senza senso
Le sfide più grandi che hai dovuto intraprendere nel tuo percorso
Fabrizio: Devo premettere che amo le sfide, le ho sempre viste come momenti di crescita ed evoluzione. La sfida è la possibilità che la vita ti concede nel promuovere reali e importanti cambiamenti. Chiaramente, la mia sfida più grande è da sempre quella di dovermi affermare senza accettare particolari compromessi. A volte, ancora oggi non è detto che sia così semplice e spesso ci si imbatte in individui che invece di promuovere un processo costruttivo e funzionale in relazione alle reali ed approvate competenze decidano di sponsorizzare qualcuno solo per egoistici ed effimeri interessi.