Dieci anni fa, Abel Ferrara si stava ripulendo dalla droga, in una fattoria in mezzo al nulla, quando ha passato la prima notte di buon sonno da decenni. “Il momento in cui ho capito di aver preso a calci le droghe è stato 40 giorni dopo che ho smesso di prenderle”, ricorda il regista, con il suo accento del Bronx denso e scoppiettante. “È come Gesù nel deserto: hai bisogno di 40 giorni di disintossicazione per diventare davvero sobrio. Erano le otto o le nove e si fece buio, come se tutto il resto dell’universo stesse per dormire. E alla fine, dopo Dio sa quanto tempo, sono andato a dormire anch’io.”

Oggi Ferrara ha 70 anni, nel pieno di quella che deve essere la sua sesta o settima vita, e vive a Roma dal 2012. Rimane uno dei veri visionari della storia del cinema, un provocatore e poeta: i suoi film più famosi sono livide decostruzioni di potere, follia e mascolinità. Nella sua filmografia annovera la satira ronzante e intrisa di sangue di The Driller Killer (1977), Il cattivo tenente con Harvey Keitel (1992), Christopher Walken nel suo momento cinematografico più inquietante nell’epico crime King of New York (1990) e Zoe Lund vestita da suora che spara agli stupratori in Ms 45 (1981).

Dopo tanti anni il regista è ancora in cerca della sua redenzione: “Continuo a trovare la mia redenzione in ogni momento. Sto provando ad andare avanti giorno per giorno. Ho tante cose che necessitano di redenzione quando guardo indietro, a tutta la mia fase “cattiva”. Ne sono cosciente… Quindi cerco di farci i conti a poco a poco, passo dopo passo. Mi assicuro di essere giusto con le persone che amo, con quelle che mi stanno intorno. Di prendermi cura delle cose qui e ora”.

Ferrara ha anche fatto pornografia; ha lasciato generazioni di giornalisti spaventati e atterriti al suo ritorno; ha fatto infuriare Madonna mentre la dirigeva nella sua più grande interpretazione recitativa (nel poco visto Dangerous Game, del 1993); ed è stato celebrato sia al Louvre che al MoMA. Un’icona newyorkese vivente, creativamente senza limiti.

Nell’intervista del magazine inglese The Independent, i dolori della sobrietà si intrecciano dentro e fuori la conversazione con Ferrara, che sostiene la sua filosofia spirituale (è buddista) che guida la sua visione del mondo. Parla spesso della sua ritrovata gratitudine, del fatto che lui è ancora qui mentre molti dei suoi contemporanei no. Zoe Lund, così potente e sorprendente in Ms 45, era una tossicodipendente accanita, morta per insufficienza cardiaca nel 1999, all’età di 37 anni.

Si sa molto poco sulla vita privata di Abel Ferrara. Sappiamo che vive tra gli Stati Uniti e Roma. La sua attuale moglie si chiama Christina Ferrara. L’uomo ha poi avuto tre  figli: Lucy Ferrara, Alfred J. Ferrara e Endira Ferrara.

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