Di recente la Fcc (Federal Communications Commission), autorità amministrativa statunitense per la regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni ha votato per l’abolizione della Net Neutrality, introdotta durante l’amministrazione Obama. Il Congresso ha ora 60 giorni di tempo per annullare il provvedimento, ma che cos’è la Net Neutrality e quali sarebbero le conseguenze della sua definitiva abolizione?

Una spiegazione semplice (Dal web)

Che cos’è la Net Neutrality?

La Net Neutrality è una regola giuridica che impone agli Internet Provider (ISP) la parità di trattamento per tutti coloro che usufruiscono della rete per la trasmissione di contenuti e quindi di dati. Semplificando, non è possibile che ad alcuni utenti sia garantito arbitrariamente un trattamento favorevole circa la velocità di accesso alla rete e la quantità di dati trasmissibili. Un ISP (ad esempio la Vodafone o Fastweb) da la possibilità di connettersi a internet e di inviare una certa quantità di dati a una certa velocità a un prezzo prefissato, se un umile utente decide di pagare quel prezzo deve ricevere lo stesso trattamento che riceve un qualsiasi colosso informatico (es. Google, Youtube, Netflix etc.). Questa regola, teorizzata per la prima volta da un professore della Columbia University all’inizio del millennio, è fondamentale per garantire la libera concorrenza, la libera iniziativa economica, la libera manifestazione del pensiero e l’imparzialità della rete, e si basa sull’idea che nella rete debba emergere chi produce un’offerta qualitativamente migliore e non chi ha maggiore disponibilità economica.

Le proteste negli USA (Credits to : Mary Altaffer)

Quali potrebbero essere le conseguenze della sua abolizione?

Scomparsa la regola che impone la Net Neutrality gli scenari che si aprono sono molteplici. Negli Usa viene meno il potere di controllo dell’Fcc sull’operato dei Provider che potranno in questo modo stringere liberi accordi con le grandi società produttrici di contenuti così da garantire solo a quest’ultime la velocità necessaria a fornire un servizio rapido ed efficiente. È facile immaginare che questo impedirebbe a nuove piccole imprese di emergere, chi lascerebbe mai Netflix per un diverso servizio di streaming quando quest’ultimo o costa di più (perché Netflix ricevendo un trattamento favorevole riesce a tener più bassi i prezzi pur mantenendo un’altissima velocità di download dei dati) o è più lento e di qualità complessivamente peggiore (perché mancano i fondi per ottenere l’altra velocità dai Provider)?

Non è da escludere (e molte voci autorevoli lo sostengono) che sarà molto più semplice controllare la diffusione di notizie garantendo visibilità solo e unicamente ai canali di informazione che assecondano gli interessi di un certo gruppo politico o economico. Insomma, le prospettive di sviluppo sono tante ma nessuna di queste appare rosea.

Credits to: FCC

Che cosa è successo negli USA?

Come detto la FCC ha deciso di abolire la regola che impone il rispetto della Net Neutrality (badate bene, solo negli Stati Uniti) con il voto favorevole di tre voti su cinque. Tutti i componenti che hanno votato in questo senso appartengono al partito Repubblicano di cui è espressione Donald Trump mentre i due dissidenti sono del partito Democratico. È per questo motivo che oltre oceano molti esponenti delle istituzioni e molte organizzazioni si sono opposte alla decisione, tra manifestazioni per strada e petizioni su internet. Si attende la decisione del Congresso che con il Congressional Review Act potrebbe ribaltare la decisone. 

Si ma in Italia?

In Italia la Net Neutrality è garantita dall’articolo 4 della Dichiarazione dei diritti di internet, un documento elaborato da una commissione parlamentare della Camera dei deputati che però ha scarso valore giuridico. A tutela di questa fondamentale regola ci sono però le istituzioni dell’Unione Europea che la considerano un tassello importantissimo per la realizzazione delle libertà economiche nel territorio europeo. Nulla cambia per ora dunque né ci saranno rincari sulle tariffe dovuti a pretese maggiori dei Provider né siti fino ad ora gratuiti diventeranno a pagamento, ma chissà che l’eco del dibattito sulla Net Neutrality negli Stati Uniti non porti qualcuno a prospettarne l’abolizione anche da noi…