Aborto in pandemia: l’odissea continua

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Di Maria Paola Pizzonia

Durante la pandemia sempre più donne sono costrette a cambiare regione per un aborto. Aumenta per le donne la difficoltà ad accedere alle interruzioni di gravidanza. Nonostante le soluzioni ci siano. Tra ospedali inaccessibili, consultori chiusi e tempi dilatati dall’attesa dei tamponi, intere regioni sono scoperte.

Nell’ultimo mese ha fatto molto clamore sui media internazionali il caso emblematico della Polonia. Come già segnalato da noi BRAVE GIRLS c’è una nuova sentenza del tribunale che rischia di introdurre un divieto quasi totale di aborto nel paese fortemente cattolico. Sentenza ora sospesa a seguito delle proteste delle donne polacche.

Ma la Polonia non è l’unico stato europeo che sta rendendo la vita difficile alle donne: le helpline per l’aborto in tutta Europa hanno segnalato una maggiore domanda per i loro servizi. Questo in quanto le nuove restrizioni anti Covid-19 si aggiungono agli ostacoli che molte donne devono affrontare normalmente per accedere all’aborto.

Aborto in Pandemia: facciamo il punto della la situazione

«Abbiamo assistito una donna nigeriana in isolamento in un Covid hotel, perché positiva. Non poteva uscire per capire lo stato della sua gravidanza. E non sapeva come ottenere il certificato per l’ivg, per questo ci siamo attivate. Le settimane intanto sono passate: speriamo sia ancora in tempo per l’intervento»,

questa è la dichiarazione di Eleonora, attivista di Obiezione Respinta. Si tratta di una piattaforma che lavora senza sosta in questa pandemia, insieme a Vita di Donna.
Perché? Per rispondere a decine di segnalazioni da tutta Italia sulle difficoltà ad accedere alle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG). 

Obiezione Respinda, Aborto in Pandemia

Ne abbiamo già parlato con la prima ondata e sembra proprio che la problematica continui a sussistere. Le IVG, che comunque subiscono ostacolazioni anche senza Covid-19, non riescono a essere effettuate con la pandemia. Ottenerle diventa una vera e propria odissea.

Marie Stopes International, un’organizzazione senza scopo di lucro che fornisce servizi di contraccezione e aborto, ha stimato che circa 2,7 milioni di aborti non sicuri in più si verificheranno in tutto il mondo a causa delle difficoltà del servizio sanitario.

La pandemia ha avuto un impatto sulla salute riproduttiva nel suo complesso, perché non è considerata una priorità

dichiara a Reuters Teresa Bombas, una delle più famose ostetriche in Portogallo. 

La prima ondata a confronto con la seconda ondata:

La scorsa primavera molti ospedali hanno cancellato del tutto le interruzioni di gravidanza. La cosa allarmante non è solo il dato in sè, ma la motivazione ad esso allegata. Gli aborti sono stati annullati perché “rimandabili” nel tempo (anche se per il Ministero non lo sono). Ovviamente è semplice rendersi conto dell’assurdità dell’affermazione: il tempo è fondamentale nell’interruzione di gravidanza.

Ma non è il solo motivo: molte interruzioni di gravidanza sono state annullate per assenza di anestesisti. Anestesisti impegnati nel funzionamento delle terapie intensive. Sono di conseguenza state eliminate solo le interruzioni farmacologiche. Questo costringe però le donne alla IVG chirurgica.

 C’è un altro dato inquietante che si aggiunge alla vicenda. Il sito internet del ministero della Salute indica che

“l’obiettivo primario della legge [194, ndr] è la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto

Mettendo la salute e la volontà di scelta della donna in secondo piano. Questo è inaccettabile. Inoltre, sempre dalla legge 194, è prevista per i medici la possibilità di rifiutarsi di praticare l’Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) sulla base di una “obiezione di coscienza”, a meno che la vita della donna si trovi in “imminente pericolo”.

Queste sono solo alcune delle problematiche che una donna deve affrontare, conseguenza di una più ampia crisi del sistema sanitario. Si aggiunge a tutto ciò che, in molte regioni, per ricevere la pillola abortiva è obbligatorio un ricovero di tre giorni. 

«Il consultorio di zona è chiuso, dove vado?»

«Mi chiedono il tampone all’ospedale, ma è impossibile prenotarlo in poco tempo»

«Mi hanno detto che essendo positiva dovrò aspettare per l’interruzione, ma come faccio?»

Questi sono solo alcuni dei dubbi e le difficoltà delle donne che si trovano nelle condizioni di dover praticare un aborto durante questa emergenza sanitaria. Ecco perchè abbiamo preparato un “punto della situazione” prima di procedere con la nostra analisi.

Leggi: Aborto, ostacoli alla libera scelta

BRAVE GIRLS e Aborto in Pandemia:

Durante la prima ondata abbiamo studiato il fenomeno come BRAVE GIRLS indagandone le cause e presentando delle soluzioni. La lotta per i diritti sanitari delle donne s’è inevitabilmente mescolata a quella per la Ru486, che poi è stata vinta. Chiedevamo la consegna della pillola abortiva presso il domicilio delle donne impossibilitate all’aborto a causa del Covid-19.

Leggi: Coronavirus blocca gli aborti: consegnare a casa la pillola Ru486

Ma, per quanto la vittoria della Ru486 sia stata un grande passo in avanti, la situazione non è migliorata rispetto alla ferraginosità della pratica di interruzione di gravidanzain pandemia.

In tutta Europa, e in Italia in particolare, l’accesso all’aborto legale per le donne sta venendo ostacolato dalle nuove misure restrittive anti Covid-19 e dall’inerzia del governo, che stanno aggravando problemi strutturali esistenti già prima della pandemia

Ma ci sono delle soluzioni? Che rapporto ha questo problema con la lotta femminista (oltretutto, vinta) recentemente condotta per la Ru486? Come si collega alla necessità di un tampone?

Per saperne di più seguite la serie di articoli

Aborto in Pandemia

Scriveremo ogni mattina dell’aborto e delle condizioni della crisi sanitaria rispetto alle donne. Dalle problematiche alle loro cause, fino alle possibili soluzioni. Restate con noi per questa breve guida pratica dedicata a tutte le donne che non sanno come muoversi in questo momento.

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