Aborto, ostacoli alla libera scelta

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Di Giorgia Bonamoneta

Non dovremmo ripeterlo ogni volta, ma a quanto pare c’è ancora bisogno di alzare la mano e chiedere il permesso di essere libere di scegliere per se stesse.


In questo articolo cerchiamo di condensare i ricchi fatti di un anno che ha visto successi e insuccessi sul tema dell’IVG (interruzione volontaria di gravidanza).

Aborto, scelta incivile?

Il 2020 è stato un anno imprevedibile, su questo non ci sono dubbi, ma se siamo in cerca di una qualche sicurezza (in negativo) basta tornare alle dichiarazioni Matteo Salvini del 16 febbraio:

[…] è giusto che sia la donna a scegliere per sé e per la sua vita. Però non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile per il 2020”

Non sorprende infatti leggere delle affermazioni simili su un tema che dovrebbe essere superato da più di quarant’anni. Noi di Brave Girls abbiamo analizzato le parole del leader della Lega in questo articolo.

Aborto, legge di tutti

La legge 194 del 22 maggio 1978 non è solo una legge per depenalizzare l’aborto e garantire l’autodeterminazione della donna. Parliamoci chiaramente, la legge “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” garantisce tanto a una donna di scegliere l’IVG quanto al medico di non praticarla.

Esistono due metodi: uno chirurgico e uno farmacologico (Ru486) che arriva in Italia, dopo anni di polemiche, nel 2009. In entrambi i casi il percorso è irto di ostacoli, non basta lo stigma e la vergogna sociale, l’aborto volontario è una corsa contro il tempo: tra un certificato, una visita, del tempo di riflessione imposto, la ricerca della struttura e infine la prenotazione.

Aborto, l’ostacolo più grande

Ancora oggi i medici obiettori sono in numero elevato, in alcuni ospedali rappresentano il 100% del personale sanitario tra ginecologi, anestesisti e non medici.
La campagna “I numeri dell’obiezione” misurano un’Italia geograficamente divisa in due. Guardiamo i dati del Lazio, la regione del centro Italia dove abortire è più difficile:

Dati obiezione - photo credits: Facebook "Non una di meno"
Dati obiezione – photo credits: Facebook “Non una di meno”

Aborto e coronavirus: un nuovo ostacolo

La lotta contro la COVID-19 ha impegnato gran parte del sistema sanitario, a discapito di tutti gli altri servizi, incluso l’aborto.

In particolare sono emersi i problemi legati al ricovero post metodo farmacologico, permettendo al dibattito di tornare sulla questione “pillola Ru486”.
Qui trovate una serie di testimonianze sulla difficoltà di trovare un sostegno alla scelta individuale in questo particolare frangente storico.

Aborto, cade l’ultimo “no”?

Dopo il presidio del 2 luglio al Ministero della Salute di Roma, le parole del ministro Roberto Speranza sono un passo avanti importante per le donne.

“Le nuove linee guida, basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana.
È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”.

In questo articolo potete trovare un approfondimento sulle nuove linee guida.

Il dibattito continua

Conoscete il comune di Iseo, provincia di Brescia? A quanto pare il piccolo comune in autunno ha deciso di stanziare un bonus di 160 euro mensili (per un massimo di 18 mesi) a “sostegno della vita nascente“. La motivazione è semplice: aiutare le donne a non scegliere l’aborto per difficoltà economiche.
Qualcuno dovrebbe spiegare al consiglio comunale che un bambino non si cresce con meno di tremila euro in un anno e mezzo. Non è neanche vicino al costo di spese mediche e cura della persona. Quindi tolta la motivazione economica, cosa rimane?
Rimane la volontà di impedire una libera scelta.

Non possiamo neanche dimenticare, in questo ricco 2020, le parole del sacerdote di Macerata Don Andrea Leonesi. Non solo ha elogiato il governo polacco per la controversa legge sulla negazione dell’aborto anche in caso di feto malformato; ha aggiunto che: “l’aborto è il più grande degli scempi […] è più grave l’aborto o un atto di pedofilia?“.

Non c’è neanche bisogno di rispondere.

Seconda ondata e dubbi

Il fardello del coronavirus si è abbattuto nuovamente sugli ospedali e ha generato una serie di nuovi dubbi sulle procedure, come per la prima ondata.
Per risolvere il sovraffollamento degli ospedali è stata garantita la Ru486 con day-hospital, ma le attiviste di Obiezione Respinta raccontano di come diverse regioni non abbiano ancora attivato le nuove procedure, ingolfando così il sistema.

Un caso in particolare ha fatto discutere: la circolare del Piemonte che prevede da un lato il divieto di Ru486 nei consulti e dall’altra l’attivazione di sportelli informativi negli ospedali per “aiutare la maternità”. Aiuti non proprio neutri, ma che sono forniti da associazioni anti-abortiste.

Aborto e positività

Altro problema è il tampone. Infatti, come conferma Obiezione Respinta: “In caso di tampone positivo l’operazione potrebbe essere rinviata di 10 giorni in 10 giorni“. Il rischio, inevitabilmente, è di sforare le settimane in cui è legale l’IVG.

La soluzione potrebbe essere la telemedicina, sperimentata già nel Regno Unito. L’aborto telemedico prevede videochiamate o semplice telefonate per supervisionare l’interruzione farmacologica. Un semplice ed efficace metodo per evitare spostamenti inutili, soprattutto se in caso di positività.

Noi di Brave Girls ci teniamo a informarvi sul tema dell’aborto, in particolare in questo momento di incertezza. Da domani, sui nostri social, inizierà una miniserie: “Aborto in Pandemia“.
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