L’aborto spontaneo è ancora una questione off limit. Seppur un fatto tragico, triste e improvviso che segna profondamente non solo la donna, ma anche la coppia, rimane tutt’oggi un tabù.
È di pochi giorni fa il racconto di Manila Nazzaro, la quale ha parlato per la prima volta del suo aborto spontaneo a Verissimo. Un racconto toccante di un periodo difficile, vissuto da lei e il suo compagno, ma che Manila ha voluto condividere proprio per contrastare la chiusura mentale che grava sull’argomento. Non ha risparmiato alcun dettaglio della tragedia vissuta che è stato un fulmine a ciel sereno per lei, mamma di due bambini, il cui desiderio più grande era diventarlo per la terza volta a quarant’anni.
Appena ho scoperto di essere incinta ho fatto tutti i controlli ed era tutto nella norma. Avendo avuto due gravidanze tranquille e serene non mi era mai palesata l’idea che potesse accadere (…)Purtroppo poi, il 17 novembre sono andata a fare un controllo e il cuoricino non batteva. (…) Io all’inizio non volevo accettare la cosa, perché non sentivo che era accaduto questo, lo sentivo ancora dentro e avevo un pancino già evidente. Avevo una certezza anche fisica (…) Poi invece ho avuto l’ulteriore controllo a distanza di sette giorni, che ha certificato che la gravidanza si era interrotta a nove settimane.
Un enorme dolore, che cambia inevitabilmente la vita di una donna ma soprattutto, un dolore che molte si tengono dentro. L’aborto spontaneo infatti è ancora tabù, qualcosa di troppo intimo da raccontare o qualcosa per cui provare imbarazzo – se non addirittura vergogna – perché visto come un fallimento. Eppure, quando una donna affronta una tormenta del genere, dovrebbe per prima cosa essere circondata da empatia per superare il dolore.
Dobbiamo fare rete. Perché il problema di questo argomento è che noi viviamo in un mondo in cui l’imperativo è la perfezione e raccontare che in qualche maniera si è fallito, perché noi donne la viviamo come un fallimento, è come raccontare un’imperfezione. Per questo in qualche maniera vieni giudicata. In tanti mi hanno detto ‘Perché raccontare una cosa così intima?’ e io ho risposto ‘Perché raccontare una cosa intima come la nascita di un bimbo e non la perdita di un figlio?
L’aborto spontaneo colpisce molte donne ogni anno, ed è per questo che Manila Nazzaro ha voluto raccontarsi, parlandone liberamente davanti alle telecamere. Ha voluto far sentire la sua vicinanza alle tante coppie che hanno vissuto questa tragica esperienza, ma soprattutto alle mamme, perché il fatto che sia ancora un tabù, spesso le costringe al silenzio e al non sentirsi libere di prendersi il tempo di cui hanno bisogno per metabolizzare il dolore.
Io lo dico, aborto spontaneo, perché non è un tabù ma qualcosa che accade a tutte le donne. Ad ogni donna può accadere e dopo c’è anche un percorso di coppia per riuscire a superare e a rimanere uniti. Perché è qualcosa che davvero ti entra dentro e non se ne va più
Aborto spontaneo: “Ho sentito il bisogno di fissare per sempre quel momento”
Un altro neo della nostra società, che impone delle prescrizioni anche su questioni delicate come la gravidanza. Una società che impone l’impeccabilità perfino nella natura dell’essere umano.
Un caso analogo quello di Chrissy Teigen, moglie del cantante John Legend. Alla ventesima settimana di gravidanza, ha avuto un’emorragia che le ha causato la perdita del suo terzo figlio. La donna ha fatto la scelta coraggiosa di pubblicare sul suo profilo Instagram, degli scatti ritraenti i momenti più intimi del suo ricovero. Una scelta che ha scatenato gli utenti del web, molti dei quali contrari al modo di affrontare il dolore della coppia. Ma Chrissy è andata fino in fondo e, con un lungo post sulla piattaforma Medium, ha spiegato il perché di quel gesto, confessando che per lei e suo marito, ha avuto una funzione terapeutica.
Ho chiesto io a mia madre e mio marito di fare delle foto, non importa quanto li facessero sentire a disagio. Ho spiegato a John che ne avevo bisogno e che doveva farlo lui. Lo ha odiato, davvero. Non aveva senso per lui in quel momento. Ma io sapevo di aver bisogno di fissare quel momento per sempre, allo stesso modo di come ricordo il nostro bacio quando ci siamo incontrati all’altare o le lacrime di gioia quando sono arrivati Luna e Miles. Avevo assoluto bisogno di raccontare questa storia.
Il bisogno di aprirsi e di raccontarsi delle mamme che affrontano un aborto spontaneo, è più comune di quanto si immagini. Perché il sentirsi libera di esprimere cosa si sta provando, può essere davvero terapeutico. E non si intende solo la condivisione delle sensazioni fisiche. Perché l’aborto spontaneo sconvolge profondamente la psiche della donna anche se – è giusto specificare – questa sia già mamma. Sì, perché in molti sono convinti che una donna già con figli, soffra di meno per l’aborto spontaneo. Non c’è cosa più sbagliata e – consentitemelo – disumana. Un figlio è un figlio e non conta quanti tu ne abbia già. Non è un caso che i bambini che nascono dopo un aborto spontaneo o una morte prematura, vengano chiamati “bambini arcobaleno”. L’appellativo deriva dalla loro capacità di portare felicità dopo un periodo buio e di tenere sempre vivo il ricordo di quelli prima di loro.
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