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Settembre 15, 2024, domenica

Aida Buturović, l’emancipazione femminile e il coraggio delle donne

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che ha sacrificato la sua vita per salvare il patrimonio culturale del suo paese durante la guerra in Bosnia. Il suo nome è Aida Buturović e questa è la sua storia

Aida Buturović, la Biblioteca nazionale di Sarajevo e l’assedio serbo

LetteralMente Donna è dedicata a Aida Buturović, fonte x.com
Aida Buturović, fonte x.com

La Vijećnica è l’edifico che ancora oggi, a Sarajevo ospita la Biblioteca nazionale di Bosnia ed Erzegovina. Prima del 1992 e della guerra in Bosnia conteneva 1,5 milioni di volumi e tra cui 155.000 esemplari preziosi e rarissimi tra libri e manoscritti. Era uno dei luoghi simbolo della cultura bosniaca costruito in stile neomoresco durante l’impero austrounguarico. A realizzarlo fu l’architetto croato Alexander Wittek nel 1896. Inizialmente la Vijećnica fu usata come municipio di Sarajevo fino al 1949 per poi essere adoperato come Biblioteca Nazionale

Il 25 agosto 1992 le truppe serbe assediavano la città ma nulla sapevano dei libri della Vijećnica intuendone però il valore simbolico. Per questo i cannoni serbi cominciarono a colpire la Biblioteca nazionale provocando un terribile incendio. Scrisse lo scrittore bosniaco Goran Simić, guardando le fiamme avvolgere la biblioteca dalla finestra della sua stanza, come riportato da Eastjournal, che ”Liberati dalla canna fumaria, i personaggi girovagavano per la città, mescolandosi con i passanti e le anime dei soldati morti. Ho visto Werther seduto sul recinto di un cimitero distrutto; ho visto Quasimodo, dondolante sul minareto di una moschea; Raskolnikov e Mersault sussurravano, per giorni, nella mia cantina; Yossarian già commerciava con il nemico; il giovane Tom Sawyer era pronto a vendere, per pochi soldi, il ponte Principov”. I cittadini di Sarajevo però non restarono a guardare e cercarono di salvare i preziosi volumi della Vijećnica . Tra di essi c’era una giovane bibliotecaria che si chiamava Aida Buturović.

Un sacrificio in nome della cultura universale

Aida Buturović aveva all’epoca 32 anni e si era appena fidanzata. Era, secondo i suoi colleghi, la migliore del corso di letterature comparate e parlava ben 5 lingue. La sua era una grande passione per i libri tanto che, come riportato da Gariwo, diceva “leggendo i libri sei in contatto con l’intero mondo”. Nel 1992 lavorava alla Vijećnica. Quando nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 la Biblioteca nazionale fu colpita dai serbi non esitò ad andare sul posto cercando di salvare quanti più libri possibili.

Di quella sera racconta Omer Šetić, un pompiere che all’epoca aveva 25 anni e che fu uno dei primi aggiungere sul posto: “Quella notte, il tempio della cultura, della letteratura, della scienza, della giovinezza e della bellezza è stato consumato dalle fiamme. Fu la notte del più grande culturicidio d’Europa dopo l’Olocausto”. Aida Buturović in quelle ore drammatiche, finchè fu possibile, riuscì a salvare con l’aiuto di altri concittadini molti volumi preziosi. Poi, mentre esausta si trovava sulla strada principale di fronte alla biblioteca, dopo essersi riuscita a mettersi in salvo dalle fiamme, una scheggia di una granata lanciata dai cecchini serbi che allora infestavano Sarajevo la uccise colpendola alla nuca. La Vijećnica invece bruciò per 3 giorni mentre il 90% dei volumi andavano in fiamme lasciando intatto il solo scheletro dell’edificio.

La ricostruzione della Vijećnica e la memoria della Buturović

2 anni dopo l’assedio di Sarejevo, Andras Riedlmayer, un bibliotecario di Harward, avviò il Manuscript Ingathering Project con lo scopo di raccogliere microfilm sui manoscritti che erano conservati alla Vijećnica. A lui si unì la sorella di Aida, Amila Buturović, professoressa di religione e cultura presso la York Univesity del Canada. La Vijećnica venne riaperta solo nel 2014 e nel trentesimo anniversario del suo incendio Aida Buturović è stata proclamata eroina della città ma, ciò nonostante, a Sarejevo non esiste ancora nessuna targa commemorativa in suo ricordo.

Stefano Delle Cave

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