A confermarlo una volta per tutte è stato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, alla fine della scorsa settimana. Nel decreto Rilancio un’intera norma è dedicata agli aiuti a fondo perduto per tutte le imprese che nel 2019 hanno registrato un fatturato fino a 5 milioni di euro. A disciplinare l’intervento è l’articolo 28 della maxi manovra, finanziata in deficit e predisposta dal governo per fronteggiare gli effetti del lock-down sul tessuto economico. L’entità dell’aiuto potrà variare da un minimo di mille fino a un massimo oltre i 50 mila euro.
Quali sono le condizioni per ricevere gli aiuti a fondo perduto?
Il contributo, recita la norma, è riconosciuto «a favore dei soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita iva». Ne sono escluse le imprese che hanno cessato l’attività alla data del 31 marzo scorso. C’è un’ulteriore condizione per ottenere il ristoro: l’impresa che ne fa richiesta deve avere registrato nel mese di aprile 2020 un calo dei ricavi di almeno un terzo rispetto allo stesso periodo del 2019. Viene però prevista un’eccezione per le società costituite da poco (tutte le attività nate a partire dell’1 gennaio 2019)e per le aziende che ricadono nelle zone rosse chiuse prima del lock-down. Per queste categorie di aziende l’erogazione del contributo, insomma, non dipende dall’andamento del fatturato nel 2020.
I tre scaglioni per i benefici
Per definire l’entità dell’aiuto la norma divide i beneficiari in tre scaglioni. L’assegnazione dei 6 miliardi stanziati dal governo si fonda su un calcolo che applica una percentuale alla differenza tra i ricavi registrati nel mese di aprile 2020 e quelli dello stesso mese dell’anno precedente. Le tre soglie prevedono una percentuale del 20% per le aziende che nel 2019 hanno avuto un fatturato inferiore a 400 mila euro, del 15% per le imprese con fatturato da 400 mila euro a un milione, e del 10% con ricavi da un milione a 5 milioni.