“L’unica
cosa che ho
È la bellezza del mondo
La sola cosa che so
È che vorrei conservarla
Per me..”
La canzone di Alain Delon– Baustelle
A sedici anni ascoltavo questa canzone chiedendomi chi fosse Alain Delon? Mia nonna, dall’altro lato della stanza, sospirava: “Eh…Alain Delon”.
Alain Delon nasce a Sceaux l’8 novembre del 1935, deve la sua fortuna cinematografica a registi del calibro di René Clement, Luchino Visconti e Jean-Pierre Melville. Moltissimi i personaggi interpretati dall’attore che hanno influenzato, inevitabilmente, recitazione e componente estetica degli aspiranti attori di cinema futuri. In un’intervista Richard Gere dichiarò che per la sua preparazione del protagonista di American Gigolò, vide svariate volte Delitto in pieno sole.
Eh bhè. Come biasimarlo? D’altronde Alain Delon rientra a pieno titolo nella lista degli uomini più affascinanti della storia. Nell’immaginario collettivo Alain Delon è il sex-symbol per eccellenza, l’uomo che ha fatto innamorare nonne, madri e figlie. Una bellezza senza tempo derivata “dall’aspetto ammaliante, dal viso d’angelo e dagli occhi di ghiaccio ipnotizzanti”.
In molti, [spero], lo ricorderanno per l’interpretazione di Rocco ne Rocco e i suoi fratelli (1960), il principe Tancredi ne Il Gattopardo (1963), accanto a una giovanissima Claudia Cardinale.Celebre il duetto con Monica Vitti in L’Eclissi(1961) di Michelangelo Antonioni.
La sua fama valica i confini europei per approdare nel lido oltreoceano nella culla libidinosa della produzione cinematografica hollywoodiana: Né onore né gloria di Mark Robson insieme a Anthony Quinn.
Curiosità su Alain Delon
Più volte, rinchiusa nella mia camera, completamente anestetizzata dalla recitazione di Delon ne Il Gattopardo mi sono chiesta: “Ma come è possibile che sia così bravo?”. Perché lui, udite udite, non ha mai studiato recitazione. Mai frequentato alcun corso di teatro, alcuna scuola per imparare la mimica, la postura, la dizione corretta. Mi piace pensare che la sua scelta, di non seguire mai un corso di recitazione, derivasse in primis dalla sua natura sregolata e inafferrabile. Alain Delon era totalmente al di fuori da ogni schema. Basti pensare che a soli 17 anni decise di arruolarsi in marina, ma scoperto a rubare pezzi di radio, venne spedito a combattere in Indocina, per punizione. A Saigon decise però che appropriarsi di Jeep era molto più interessante che di radio, e così finì nella prigione militare francese.
Non tutte le favole finiscono con un happy ending. La sua straordinaria bellezza, che gli aveva valso il titolo di uomo più bello della storia, si è trasformata, col tempo, in una asfissiante ombra nera. Il tempo porta con sé una condanna irreparabile: invecchiare, appassire, sfiorire. Pare che il naturale deterioramento fisico fosse, per lui, insopportabile e che lo abbia fatto cadere in depressione.
La bellezza è da sempre croce e delizia di ogni attore. Non esiste bellezza però senza sofferenza, senza il confortante pensiero di averla, un tempo, avuta. Non esiste bellezza che non contempli lo sguardo di Alain Delon.
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