Alberto Arbasino: snob, sofisticato, sarcastico, pungente. Muore a 90 anni, colui che inventò la famosa ”casalinga di Voghera”.
Alberto Arbasino, lo scrittore ironico che raccontò l’Italia
Alberto Arbasino è morto il domenica 22 marzo, dopo un lungo periodo di degenza. Era nato a Voghera nel gennaio 1930. Letterato, intellettuale, cultore della lingua italiana e della linguistica che amava usare per scarnificare il conformismo della massa: mettere a nudo il pressapochismo altrui e con erudizione, descriverne la pochezza e gli stereotipi facendone emergere i vizi. Il tutto, con la sagacia ed il sarcasmo che lo contraddistinguevano. Avido lettore fin da piccolo, intraprende la carriera medica salvo poi abbandonarla per dirigersi verso gli studi giuridici.

Si laurea in giurisprudenza nel 1955. Tuttavia, sono i libri la sua vera passione. Inizia quindi a scrivere per riviste di un certo prestigio: Il Mondo, Officina, la Repubblica, il Corriere della Sera. Si cimenta anche nella scrittura di racconti: sua peculiarità principale, era la stessa modifica delle sue opere. Ad ogni nuova edizione Alberto Arbasino, apportava delle modifiche rimpinguando i testi di novità e rielaborazioni. Il caso più significativo è Fratelli d’Italia: romanzo picaresco ed irriverente edito Feltrinelli nel 1963. Quest’opera lo consacrò nella Neoavanguardia; il Gruppo63 nato a Palermo che lo vide in prima fila.
Alberto Arbasino: cultore della lingua autoproclamatosi erede di Carlo Emilio Gadda
Alberto Arbasino, si considerava discepolo di Gadda. La narcisata e La controra, pubblicati nel 1964, sono un’evidente omaggio allo stesso. Di seguito, dedicherà anche un volume al maestro Gadda, edito Adelphi: L’ingegnere blu. Descrisse con arguzia e l’Italia della rinascita economica, e seppe fare altrettanto con i moti rivoluzionari giovanili. Lo scrittore ironico descriveva in modo dissacrante la faciloneria, il provincialismo, il sentimentalismo stucchevole: esortava alla cura di queste emozioni. Una critica aperta anche verso la stampa e la tv, mezzi di comunicazione potenti ma che abbassavano i loro livelli culturali, quasi ”commercializzandosi”, ai livelli della famosa ”Casalinga di Voghera”, personaggio frutto della sua eclettica immaginazione e simbolo preponderante del suo sarcasmo. Un fiuto sopraffino, che spesso era tacciato di saccenza, ma che in realtà era profetico: Arbasino, infatti, captò magistralmente i costumi e le trasformazioni delle comunicazioni di massa.