Lo scultore e pittore Alberto Giacometti era nato il 10 ottobre del 1901 in Svizzera, precisamente a Borgonovo in Val Bregaglia. Si avvicinò all’arte grazie a suo padre, pittore anch’egli. Il suo trasferimento in Italia, a Roma, avvenne molto presto. Giacometti, dopo un viaggio a Venezia, si appassionò enormemente all’arte italiana. I suoi modelli maggiori furono Giotto e Tintoretto.
Alberto Giacometti e il suo avvicinamento al Cubismo
Nel 1922 si trasferì a Parigi, dove iniziò a sperimentare il metodo cubista, seguendo i corsi dello scultore Antoine Bourdelle. Qualche anno più tardi, raggiunto dal fratello Diego, Alberto Giacometti iniziò a dedicarsi alla scultura, svolgendo, però, di mestiere la realizzazione di mobili e oggetti d’arredo. Successivamente l’artista, con le sue opere, aderì al Surrealismo. Fondamentale, in questo senso, la sua frequentazione con Aragon e Dalì.
Le prestigiose frequentazioni
Giacometti strinse amicizie e frequentazioni molto strette anche con Prévert, Eluard, Bataille e Queneau. L’argomento delle loro discussioni più appassionate era evidentemente l’arte. Insieme a Miró, partecipò a una mostra alla Galerie Pierre Loeb. Tenne la sua prima mostra personale alla Galerie Pierre Colle di Parigi, nel 1932 e realizzò “Il palazzo alle 4 del mattino” (che ora si trova al MOMA di New York).
Alberto Giacometti e la “rassomiglianza assoluta”
Nel 1935 Alberto Giacometti venne cacciato dal Surrealismo. Questo fu dopo due anni dalla morte di suo padre. In questa fase della sua vita, lo scultore era particolarmente attratto dall’arte figurativa, in particolare dallo studio della testa. Iniziò, dunque, ad approfondire il concetto di “rassomiglianza assoluta”.
Nel dopoguerra, Giacometti iniziò a realizzare le sculture filiformi. Successivamente, durante la seconda guerra mondiale, fra il 1942 e il 1945, si trasferì a Ginevra ed entrò nel gruppo di Skira e Balthus.
Nel 1945 espose nella galleria newyorkese di Peggy Guggenheim Art of This Century. Tre anni più tardi, Alberto Giacometti tornò a Parigi, e riprese a dipingere e disegnare dal vero paesaggi e familiari.
L’acquisizione di una fama internazionale
Una mostra allestita a New York da Pierre Matisse elevò il suo lavoro di scultore a livello mondiale: la prefazione al catalogo è di Sartre con il quale ha instaurato un dialogo che influenzerà spesso i lavori di entrambi.
Negli anni Cinquanta, Giacometti ebbe modo di esporre alla Kunsthalle di Basilea con André Masson. Sempre in quegli anni strinse amicizia con Beckett e si avvicinò al mondo del teatro disegnando le scene per “Aspettando Godot”.
I fasti dell’ultimo periodo della sua vita
Anche Genet lo scrittore, drammaturgo e poeta francese, fra i più discussi del Novecento, si accostò al suo lavoro, posa per lui e scrive “L’atelier de Alberto Giacometti“.
Hanno questa fortuna l’Arts Council Gallery di Londra, il Guggenheim di New York, la Kunsthalle di Berna e la Biennale di Venezia.
Alberto Giacometti si spense l’11 gennaio 1966, mentre stava preparando il testo per il libro “Paris sans fin”. Si tratta di una sequenza di 150 litografie che documentano i luoghi amati e vissuti dal grande artista.
Ilaria Grasso
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