Alberto Sordi, artista indimenticabile e dalla personalità eclettica, è stato uno dei registi più importanti della storia cinematografica italiana. Un pilastro storico fondamentale, di cui ricordiamo oggi la scomparsa, avvenuta vent’anni fa. Sordi è stato un comico, uno sceneggiatore, doppiatore, compositore e cantante, un uomo dalle mille risorse che ha divertito ed emozionato il pubblico italiano e oltre. La sua eredità è considerata una pietra miliare del patrimonio artistico umano. Numerose sono state le sue pellicole. Alberto è considerato uno dei massimi esponenti della romanità cinematografica. Ha recitato in 160 film e ha collaborato con Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi nella cosiddetta “commedia all’italiana”.

La sua esperienza nasce con le prime rappresentazioni a Valmontone, con un teatrino di marionette. Prende parte al coro delle voci bianche nella Cappella Sistina, da soprano, per poi proseguire la sua formazione nella voce in basso, studiando il canto lirico. Nel 1937 a Roma trova lavoro a Cinecittà, dove si presta per una comparsa come soldato romano in “Kolossal Scipione l’Africano”. Proprio per il tratto distintivo del suo timbro di voce caldo e pastoso venne scritturato nel ridoppiaggio della “comica Sotto zero” del 1939. Come doppiatore Sordi lavorò fino al 1956. Numerose sono le pellicole che riportano la sua voce, tra queste ricordiamo “La vita è meravigliosa”, “La città del jazz”, “Domenica d’agosto”

Alberto Sordi: i migliori film della sua carriera

Alberto Sordi- Romatoday
Credits – Romatoday

L’esordio attoriale avviene con “La grande guerra”, diretto da Mario Monicelli nel 1959, in cui interpreta un soldato indolente, che morirà da eroe e grazie al quale si distinse come interprete versatile e capace di saper trasmettere la sua bravura anche in ruoli drammatici. Diventa poi il sottotenente Innocenzi di “Tutti a casa” di Luigi Comencini, il giornalista Silvio Magnozzi di “Una vita difficile” di Dino Risi, l’imprenditore de “Il boom” di Vittorio De Sica, ma è davvero un’ardua impresa quantificare i suoi successi. Come regista, non si può non menzionare il trittico dei film che vedono protagonista Monica Vitti: “Amore mio aiutami”, “Polvere di stelle” e “Io so che tu sai che io so”.

Indimenticabile la collaborazione con Vittorio De Sica in “Un italiano in America”. Impressionanti i film dell’ultima fase della sua vita, quelli che incalzano il lento declino del genere comico italiano: “Il marchese del Grillo” vede Sordi alle prese con un doppio ruolo, in cui si cimenta in un nobile romano con una forte passione per la burla e in un popolano carbonaro suo sosia. “Il tassinaro” invece vede Giulio Andreotti, Silvana Pampanini e Federico Fellini interpretare loro stessi, e a cui segue “Un tassinaro a New York”. Celebre è anche la collaborazione con Carlo Verdone, considerato suo naturale erede, collaborazione che ha dato la luce alle pellicole “In viaggio con papà”, regia di Sordi, e “Troppo forte”, regia di Verdone.

Sordi e la sua morte: una perdita indelebile

Alberto Sordi si ammala di tumore ai polmoni nel 2001. Le sue apparizioni cominciarono a diminuire lentamente. Nel 2002 ricevette due lauree ad honoris causa, una dalla IULM di Milano e una dall’Università di Salerno. Le sue condizioni si aggravarono sempre di più, e in quella che dovette essere la sua ultima apparizione in pubblico, alla manifestazione in suo onore al teatro Ambra Jovinelli di Roma, vide invece proiettato un suo video, girato nel suo studio. Si spense all’età di 52 anni, afflitto dalla malattia ai polmoni. I funerali, nel 27 febbraio, videro la presenza di oltre 250.000 persone, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.

Sepolto nel Cimitero Monumentale del Verano di Roma, sulla lapide a forma di pergamena, è inciso l’epitaffio che riprende uno dei suoi film più celebri, “Il Marchese del Grillo”:

“Sor Marchese, è l’ora.”

Il Marchese del Grillo – Epitaffio sulla tomba di Alberto Sordi

Maddalena Barnabà

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