Lo scorso weekend è andato in scena Le Grand Bal, spettacolo che ha inaugurato la rassegna I Giorni della Comune al Teatro Studio Uno. Abbiamo intervistato Alessandro De Feo, che ha scritto, diretto e interpretato il testo.
Come nasce questo testo?
Il testo nasce dallo studio di tanti scritti di Brecht, specialmente le poesie dell’esilio e alcune opere postume. Ho cercato di trovare un legame tra loro in una storia inventata da me. Questa storia attinge anche ad altri testi di Brecht più o meno celebri. Ho lavorato sull’emarginazione, la ricerca all’interno del processo di scrittura, i demoni del dubbio e della critica.
La figura dell’artista è un tema caro agli artisti stessi. Cosa rappresenta per te questa figura?
Lo scrittore, il poeta,il drammaturgo è un essere umano che comunica qualcosa e cerca di capire e descrivere il mondo che ha davanti. In questo caso è un mondo a facce multiple contaminate dalla storia e dagli orrori dei tempi attuali. Ci vuole il pelo sullo stomaco e non tutti ce l’hanno. Le crisi che l’artista si trova ad affrontare sono dovute a questo.
Qual’è il ruolo della poesia nel nostro tempo?
In questo caso forse parlerei di poesia intesa come poetica teatrale. La ricerca espressiva è quasi sempre benefica. Rende le persone dei cittadini, degli uomini e delle donne migliori. Al tempo stesso è completamente inutile, perché ce n’è già tanta.
Quanto è difficile essere un artista oggi?
Credo che tempo fa un artista tendesse a mettere un prodotto a disposizione del pubblico dominio, per constatare se quella cosa piaceva. Adesso nel mercato dell’arte, della scrittura, l’atteggiamento mi pare tenda all’ opposto: spesso la scelta produttiva si basa su indagini di mercato per capire cosa può vendere, o piacere. Bisogna avere diverse skills, non tutti ce le hanno, e spesso si va in crisi. A volte si è bravi a fare il proprio lavoro, ma spesso non si ha abbastanza carisma, abbastanza appeal,considerando che quasi sempre bisogna “arrivare” immediatamente, a chi guarda, nei primi due minuti.
Perché Brecht?
Per me è molto importante, ha scritto delle cose che mi stimolano molto. Come molti che hanno avuto una grande notorietà non ha vissuto serenamente il suo percorso. Ed è interessante riscontrarlo, nel caso specifico di questo progetto di ricerca.
Perché la rassegna è brechtiana?
Noi siamo un collettivo di registi e amici, insieme a me ci sono Lorenzo Garufo, Matteo Ziglio, e Lorenzo De Liberato. Abbiamo lavorato diverse volte su Brecht, e abbiamo de organizzato la rassegna I Giorni della Comune per stare insieme e aprire lo spazio ad altri colleghi che stimiamo e che potevano portarci qualcosa legato a temi attuali sul disagio dell’ umanità, e crediamo che Brecht abbia parlato di ciò forse come nessun altro. All’interno della rassegna, due spettacoli di drammaturgia contemporanea non legati a Brecht: Barbie Time e L’incanto. Per quanto riguarda filone brechtiano della rassegna, ho visto gli spettacoli in sede di prova. Avremo un studio di Valerio Peroni sul Baal, Lorenzo De Liberato proporrà una regia sulla riscrittura di Madre Coraggio, Sergio Basile insieme a Giancarlo Sammartano, due illustri professionisti del teatro, proporranno il vero interrogatorio a Brecht che gli venne fatto nel 1947 durante la caccia alle streghe ai danni dei comunisti, e noi lo troviamo attuale vista la caccia alle streghe che viviamo oggi dalle nostre parti.
I Giorni della Comune andrà avanti al Teatro Studio Uno fino al 26 maggio tra spettacoli, incontri coi maestri, brunch della domenica. Non perdetevela!