Alessandro Magno tra mito, leggenda e realtà

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Citando Alessandro Magno, molti di Voi lettori nuoteranno nei ricordi di quello che è stato un film di qualche anno fa, girato da Oliver Stone e interpretato da Colin Farrell. Un film mediocre che non ha pienamente scoperchiato la superficie di quello che era l’uomo, un uomo che portava con fare impetuoso idee avveneristiche per l’epoca, un uomo che in groppa al suo cavallo Bucefalo conquistò territori immensi che si estendevano dall’Asia Minore fino all’Egitto, un uomo ossessionato dal proprio potere come dalle proprie debolezze, un uomo accostato alle divinità, lontano discendente di Zeus, attraverso Eracle, nonchè discendente della dea Teti, attraverso Achille.

Ritratto come eroe e scolpito nudo, un trattamento riservato a dei e semidei. Non sono qui per parlarvi del militare macedone, del grande stratega dotato di intelligenza e carisma che gli hanno permesso di ottenere indiscutibilmente l’appellattivo di “Conquistatore“. Sono qui per cercare di dare la luce, attraverso le mie conoscenze, della personalità di Alessandro che sempre più interessa storici e non, perchè è attraverso il carattere di un leader che si forgia un impero.

Fin dall’infanzia fu affidato al grande Aristotele considerato al fianco di Platone e Socrate, uno dei grandi padri del pensiero filosofico occidentale, da questo possiamo capire la forte passione per la conoscenza e la lettura di Alessandro. Ma non è da Aristotele che scopriremo qualcosa sulle numerose storie che ricoprono la vita in lungo e in largo di Alessandro, infatti le maggiori fonti storiche ci arrivano da Plutarco che si fa portavoce del mito relativo al re “filosofo” e delle leggende relative agli innumerevoli aneddoti che hanno pervaso le menti degli antichi come dei contemporanei.

Riguardo agli aneddoti era un uomo coraggioso che spesso rimaneva ferito per il fatto che prendeva personalmente parte all’azione, senza temere di rischiare la vita. Questo implicava la capacità di dominare le passioni (qualità prettamente “filosofica”) che si esprimeva soprattutto nella frugalità, ovvero la capacità di privarsi del cibo o di bere. L’aneddoto dell’inseguimento di Besso ben esprime questa sua dote. I suoi cavalieri vedendolo assetato, nel momento in cui si procurarono dell’acqua, gliela offrirono, lui rifiutò non volendo rendersi privilegiato rispetto ai suoi cavalieri. Plutarco racconta: “Perciò i cavalieri […] fino a quando avevano un tale re non sentivano la stanchezza, non avevano sete, in una parola non si consideravano neppure mortali.” Nell’ideale figura del Re non può mancare la bontà che si concretizzava nell’indulgenza per i nemici vinti, ma anche doni verso i suoi familiari. Diede prova di bontà verso il Gran Re Dario. Giunto tardi per accogliere le sue ultime parole, “Alessandro mandò il corpo di Dario, composto con abbigliamento regio, alla madre”. Ma la dote più grande, era il suo comportamento da filosofo. Il suo più grande merito fu quello di considerare l’umanità intera come una sola comunità,mescolando Greci e Barbari. Il fine era sottoporre tutta la terra a una stessa legge razionale, e nel fare di tutti gli uomini un unico DE’MOS. Un concetto antico di globalizzazione che come oggi vive di ombre. Perchè non sempre unificare sotto una stessa autorità popoli, era espressione di un ideale teso a negare ogni differenza. La realtà, è lo stesso Plutarco a dircela, il quale attribuiva ad Alessandro non tanto l’idea di universalità del genere umano, quanto la sua cura nell’amministrare i Barbari, adottando usi e costumi, al fine ultimo di indurli all’ellenismo, suprema forma di civiltà. Ma il territorio di questo argomento è paludoso e meriterebbe un capitolo a parte come merita un capitolo a parte le ombre che contrastano l’immagine del re-divinità. Breve per motivi pratici nel mio articolo, spero di avervi dato quella sana curiosità per spingervi alla conoscenza di questo uomo. Ho usato la luce di una personalità innovativa e ambiziosa che all’epoca illuminò il mondo conosciuto, e che influenzò i più grandi condottieri che dopo di Lui si sono resi anch’essi immortali. Le idee di Alessandro ancora viaggiano su questa Terra e vivono nei cuori e nelle menti di Noi esseri umani ed è questa enorme eredità lasciatici che lo hanno reso MAGNUS.

Giacomo Tridenti