Alessandro Michele è il nuovo direttore creativo di Valentino

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Di Redazione Metropolitan

La nomina di Alessandro Michele mette definitivamente un punto al sodalizio tra Pierpaolo Piccioli e Valentino, durato un quarto di secolo. Prima nell’ufficio stile e poi come direttore creativo, lo stilista cinquantaseienne di Nettuno ha trascorso ben venticinque anni all’interno dell’azienda fondata nel 1959 a Roma dal grande Maestro Valentino Garavani. Da oggi comincia un nuovo capitolo, e sarà Alessandro Michele a portare avanti il corso della maison Valentino.

A dare la notizia ufficiale è Vogue Business: «È un onore incredibile – dichiara Alessandro Michele alla fonte. – Sento l’immensa gioia e l’enorme responsabilità di entrare a far parte di una Maison de Couture che ha la parola “bellezza” scolpita in una storia collettiva, fatta di eleganza distintiva, raffinatezza ed estrema grazia. Sto cercando le parole per esprimere la gioia, per comunicare realmente ciò che sento; i sorrisi che sgorgano dal petto, lo stato di beatitudine che viene dalla gratitudine e illumina gli occhi, quel momento prezioso in cui necessità e bellezza si incontrano. La gioia, però, è un qualcosa di così vivo che temo di ferirla osando solo pronunciarne il nome».

Michele è uno degli stilisti più famosi e apprezzati al mondo per essere stato il direttore creativo di Gucci (azienda fiorentina di proprietà del gruppo francese Kering) dal gennaio 2015 al novembre del 2022, quando venne sostituito con lo stilista Sabato De Sarno (che prima lavorava insieme a Piccioli da Valentino). Michele ha rivoluzionato Gucci – che sotto la direzione creativa di Tom Ford (1994-2003) era noto per i vestiti minimalisti ed estremamente sexy – con uno stile molto riconoscibile e massimalista, fatto di tantissimi richiami alla moda e all’arte del passato e di sovrapposizioni di opposti in sorprendente equilibrio e quasi al limite del kitsch. Contrariamente ai vestiti di Ford per Gucci, poi, i suoi erano pensati per essere indossati sia da uomini che da donne: anzi, spesso, i modelli sfilavano o posavano con abiti tradizionalmente femminili, in uno scardinamento delle convenzioni della moda.