Dopo il fallimento della prima fase della guerra, con conseguente rinuncia a Kiev, la Russia riorganizza le sue truppe. E cambia anche la guida: ora al comando c’è il generale Alexander Dvornikov, veterano con un passato in Siria che è subentrato, spiegano fonti occidentali, per lo «scarso coordinamento finora tra i diversi comandi». A Putin serve una svolta, anche ora che il focus di quella che a Mosca definiscono «operazione speciale» si è spostata verso il sud-est dell’Ucraina. Dvornikov sarebbe stato incarico di fornire un migliore coordinamento nelle truppe.
«Dvornikov ha una enorme esperienza derivante dalle operazioni russe in Siria, quindi ci aspettiamo di veder migliorare il comando e il controllo generale delle truppe russe in Ucraina», ha spiegato una fonte rimasta anonima alla Bbc. Tra i malumori nelle truppe e quelli di Putin, che deve fronteggiare le sanzioni dell’Occidente e le ingenti perdite militari sui campi di battaglia, la Russia ha pensato fosse necessario un cambio di rotta. In tutti i sensi. Perché il dato di non essere riusciti a conquistare nessuna grande città e di non esser riusciti a tentare l’assalto a Kiev non poteva passare inosservato.
«Ma a meno che la Russia non cambi le sue tattiche, è difficile che possa avere successo anche solo negli obiettivi di breve termine che si è data», ha detto la fonte britannica alla Bbc. Anche in questo senso si può leggere la previsione sul 9 maggio (giorno in cui la Russia festeggia la vittoria nella Seconda guerra mondiale) come data nella quale Mosca spera di aver ottenuto qualche successo militare. Ancora un mese, quindi, per riorganizzare le truppe sotto il nuovo comandante e presentarsi con una posizione più forte nei negoziati che andranno avanti anche nelle prossime settimane.
Da dove viene il generale Alexander Dvornikov
Negli appunti di Maria Lavrentyevna Kiriyenko, un’insegnante di storia della Scuola Militare Ussuri Suvorov, c’è una nota che riguarda Alexander Vladimirovich Dvornikov: “Ha studiato il triplo degli altri, è stato membro della squadra della scuola di tiro, è stato un ottimo nuotatore e sciatore e ha sempre difeso i suoi amici”. Ma Kiriyenko ha un debole per questo ragazzo di 17 anni (è nato nel 1961 a Ussurijsk, a pochissima distanza dal confine con la Cina e con la Corea del Nord e a due passi da Vladivostok), sa che Alexander ha una marcia in più e gli fa una raccomandazione che sarà profetica: “Sii per te stesso un generale, Sasha”.
Nel 1978 Dvornikov entra nella Scuola di comando delle armi combinate superiori di Mosca, dopodiché, nel 1982, presta servizio nel distretto militare dell’Estremo Oriente come comandante di plotone, comandante di compagnia e capo di battaglione.
Nel 1991 si diploma all’Accademia Militare Frunze, dopo di che serve nel Gruppo delle forze occidentali come vice, e dal 1992 al 1994, comanda la 154 brigata di fanteria motorizzata di Berlino.
Dal 2000 al 2003 presta servizio nel distretto militare del Caucaso settentrionale (ora meridionale) come capo di stato maggiore della divisione e successivamente comandante della divisione. Nel 2005 si diploma all’Accademia Militare di Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa ed è nominato Vice Comandante dell’Esercito, poi Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nel Distretto Militare Siberiano. Da giugno 2008 al gennaio 2011 è Comandante della V Armata Combinata del Distretto Militare dell’Estremo Oriente, poi fino ad aprile 2012 serve come Vice Comandante del Distretto Militare Orientale. Nel maggio 2012 è nominato Capo di Stato Maggiore – Primo Vice Comandante del Distretto Militare Centrale. Poi, nel settembre 2015, la svolta: gli viene affidato il comando del gruppo di truppe russe in Siria.
In un’intervista del 2016, Alexander Dvornikov parlava proprio della minaccia che poteva provenire da un allargamento della Nato in Ucraina e del ruolo dei Paesi amici: “Abbiamo una nostra presenza al di fuori della Federazione Russa, alla quale attribuiamo un ruolo molto importante per la stabilità nella direzione strategica sudoccidentale – intendo le basi militari situate in Armenia, Abkhazia e Ossezia meridionale. Naturalmente, sono anche costantemente pronte al combattimento, in grado di svolgere la loro missione in qualsiasi momento”.
E illustrava la strategia da adottare in combattimento: “È importante sapere non solo in teoria come e cosa si sta facendo, ma anche avere abilità pratiche nell’uso di armi di nuova generazione tra cui, ad esempio, i missili da crociera a lungo raggio Kalibr che possono essere sparati da fregate e da sottomarini contro bersagli terrestri e marittimi”.
Dvornikov conosce meglio di chiunque altro l’armamento a sua disposizione e ne parla diffusamente: “Le unità di volo e la difesa aerea schierate in Crimea sono dotate delle armi più recenti. Negli aeroporti militari, i moderni caccia Su-30SM, gli elicotteri Ka-52 Alligator e Mi-28N Night Hunter sono pronti per svolgere missione di combattimento. I sistemi missilistici antiaerei S-400 Triumph e i sistemi missilistici e cannoni antiaerei Pantsir-S sono in servizio di difesa. Inoltre, l’arrivo di nuovi sottomarini e navi nella flotta del Mar Nero e nella flottiglia del Caspio ci ha permesso di aumentare significativamente l’intensità dell’addestramento al combattimento del personale”.