Bologna rende omaggio ad Alphonse Mucha, l’artista dell’Art Nouveau, con 80 opere, 27 delle quali mai esposte in Italia, nella mostra a Palazzo Pallavicini, dal 29 settembre 2018 al 20 gennaio 2019, curata da Tomoko Sato. Una parte dedicata ai cartelloni teatrali realizzati per  Sarah Bernhardt.
Gennaio 1895, Parigi. Al Theatre de la Reinassance va in scena il melodramma Gismonda di Victorien Sardou, interpretato da Sarah Bernhardt. Lo spettacolo è un successo, ma non solo. Il manifesto pubblicitario, che la ritrae di profilo, in abiti da dea bizantina, segna una svolta nella grafica pubblicitaria. E’ opera di Alphonse Mucha, pittore ancora sconosciuto, ingaggiato come correttore di bozze nella tipografia Lemercier per fare un favore ad un amico ed entrato per caso al servizio della Bernhardt.
Il tipografo che lavora per lei non c’è e lui coglie la palla al balzo, realizzando il lavoro che lo renderĂ famoso e gli cambierĂ la vita. Nato in Moravia nel 1860, arrivato a Parigi grazie all’appoggio finanziario del conte Belasi, è reduce da una sfortunata esperienza a Vienna, dopo l’incendio del Ringtheater, dove lavorava come pittore per scenografie teatrali e dal periodo di formazione all’accademia di belle arti di Monaco di Baviera.
La combinazione dell’oro col pastello, il tratto delicato, la decorazione minuziosa, l’elegante geometria del costume piacciono alla diva che lo chiama a disegnare le sue scenografie e i suoi gioielli, oltre a commissionargli altri manifesti dei suoi spettacoli. Dalla Signora delle camelie del 1896, il preferito dalla Bernhardt che lo utilizza anche per la sua tournĂ©e americana del 1905, ai ruoli maschili di Lorenzaccio di de Musset del ’97, ad Amleto di Morand del ’99, a La Samaritana di Rostand del ’97 fino a Medea di Mendes del ’98.
Sulla scia dell’Art Nouveau, che celebra la decorazione e la leggerezza, le linee sinuose e il movimento, Mucha dipinge donne diafane e seduttive. Sono le dame floreali, le ninfe della Belle Epoque, affrancate dal conservatorismo e riprodotte su cartelloni pubblicitari e calendari, che spopolano nella Parigi dei boulevard e dei cinematografi. Realizza le pubblicitĂ dello champagne Moet et Chandon, del cioccolato Nestlè, ma anche di birra, biscotti, profumi.
La sua arte entra nella vita quotidiana con i manifesti ornamentali realizzati per l’editore Champenois che, prodotti su larga scala, diventano accessibili anche al pubblico meno facoltoso.Â
L’esposizione, che si apre con la sezione dedicata ai manifesti teatrali e pubblicitari, indaga le strategie artistiche dell’artista, il primo a intuire il potenziale comunicativo dell’immagine femminile a fini commerciali e utilizzato tuttora con l’associazione di prodotti ai volti di attrici e modelle.
La seconda sezione ripercorre  la sua ricerca di un linguaggio in grado di esprimere la bellezza attraverso l’arte, accostando l’immagine femminile ai fiori, ispirandosi alla tradizione folcloristica ceca e all’arte giapponese. Accanto alla dimensione frivola dell’immagine, però, Mucha sviluppa anche l’idea di bellezza come potenza redentrice, giĂ viva fin dal periodo parigino, a contatto con la comunitĂ di intellettuali cechi, dove sogna la libertĂ politica del suo paese, che si rafforza negli anni ’10, legata agli ideali patriottici.
Ed è al patriottismo che è dedicata la terza sezione della mostra, dove sono esposte le opere del ciclo Epopea slava (1912-1926), realizzate dopo il suo ritorno, nel 1910.
La mostra è realizzata da Pallavicini srl e Mucha Foundation.
Anna Cavallo
Per informazioni piĂą dettagliate:
 Â