Dopo due anni i mondiali tornano sull’altopiano. Asiago e Roana ospiteranno dal 14 al 28 luglio 2018 la manifestazione iridata.
“Ricominciare fa sempre un po’ paura, ma sa di buono.”
Non è passato molto da quel 25 giugno di due anni fa quando calò il sipario su quello che, a dire di tutti, era stato uno dei migliori mondiali organizzati negli ultimi anni. Per di più la cosa ci rendeva ancor più orgogliosi perché quel mondiale era stato organizzato a “casa” nostra, sul magnifico altopiano asiaghese. Un lavoro ed una preparazione enorme che hanno ripagato l’organizzazione di tutta quella fatica e soddisfatto le delegazioni partecipanti. Addirittura l’Italia chiuse con la conquista di tre medaglie d’argento, risultato strepitoso che ha contribuito a fissare ancor di più nella nostra mente quel fantastico torneo iridato. A quanto pare però ad essere rimasti colpiti positivamente non sono stati solo i partecipanti e gli appassionati, ma anche i “piani alti” della Federazione internazionale che, dopo varie voci, hanno confermato che nel 2018 saranno ancora Asiago e Roana le protagoniste dell’hockey mondiale. Le conferme ufficiali e pubbliche sono giunte in questi giorni, il primo bollettino è stato infatti diramato dalla World Skate il 4 dicembre scorso che ha così rotto gli indugi e fugato ogni dubbio. Dopo questa ufficialità abbiamo voluto chiedere direttamente a colui che, insieme ad Angelo Roffo, è il vero motore di questo evento, il responsabile del Settore Tecnico Nazionale Fabio Forte.
Dopo l’impeccabile organizzazione del mondiale 2016 di Asiago e Roana, si torna a respirare aria di manifestazione internazionale sull’altopiano. Sarai ancora tu a capo dell’organizzazione?
“L’organizzatore, come nel 2016, è senza dubbio Angelo Roffo; io nell’edizione di 2 anni fa ho curato l’aspetto sportivo. Per l’edizione 2018 siamo fermi ad un “abbocco” di una quindicina di giorni or sono e quindi non posso dare nulla per certo.”
Come hai appreso la notizia e cosa pensi di un nuovo mondiale a casa dopo così poco tempo? Il movimento italiano, che quest’anno ha vissuto qualche problema, può trarne vantaggio?
“La notizia l’ho appresa oltre un mese fa, quindi prima dell’assegnazione ufficiale, da un messaggio via Messenger del responsabile dei team Canada che mi faceva i complimenti per l’assegnazione e mi chiedeva info per gli alberghi; dunque posso proprio dire di averlo saputo per vie traverse. Successivamente ho parlato telefonicamente con Roffo ed ho avuto conferma che si era candidato ad ospitare nuovamente la manifestazione. Il movimento italiano con le sue fortune/sfortune è slegato dagli avvenimenti internazionali altrimenti andrebbe tutto bene, ma siccome in Italia siamo tutti umorali magari un po’ di slancio (dovesse andare bene il mondiale) lo si potrebbe ricevere.”
Fabio Forte insieme al canadese Dave Hammond Foto ©Roberta StrazzaboscoDue anni fa la manifestazione è terminata con il pieno consenso di tutti, tanta fatica, ma anche tanta soddisfazione. Non sarà facile replicare quando le aspettative sono elevate, pensi che aiuterà aver già vissuto quest’esperienza oppure sarà una nuova avventura?
“Dovessi nuovamente assumere la “direzione lavori” anche di questo mondiale l’obiettivo sarà sicuramente almeno pareggiare il consenso ottenuto nel 2016. Non sarà per nulla facile, è vero che partiremo con una buona dose di esperienza che ci permetterà di fare (spero) meno fatica, ma è anche vero che non sarà semplice ritrovare lo stesso entusiasmo e voglia di stupire che è stata la vera arma in più del gruppo di lavoro di 2 anni fa. Io per primo sono assai scettico sulla candidatura (e pure sull’assegnazione) asiaghese a così “stretto giro di posta”, ma evidentemente chi ricopre altri ruoli ha avuto le sue buone ragioni per operare in tal senso. Una nuova edizione così ravvicinata rischia di offuscare il successo del 2016 e soprattutto di non trovare una piazza “affamata” come quella di 2 anni fa, ma le continue dimostrazioni di contentezza per l’assegnazione che sto ricevendo da tutti i responsabili delle varie nazioni mondiali mi responsabilizza e fa credere che abbiamo l’obbligo di non deludere nessuno. Come si dice in questi casi: chi vivrà, vedrà!”
Questa volta le preoccupazioni sono diverse e lo capiamo: se due anni fa c’era stata la tensione della prima volta, la voglia di non sbagliare e farsi trovare pronti, oggi c’è la consapevolezza di non dover tradire le aspettative. Questa candidatura però sa di buono e noi siamo certi che ancora una volta l’altopiano e di riflesso l’Italia sapranno lasciare il segno.